La Prima Linea: le immancabili polemiche
Il film La Prima Linea arriverà sugli schermi il 20 novembre ma già dalla data di inizio delle riprese sono scoppiate le polemiche. Perché? Perché la pellicola racconta la vera storia di Sergio Segio (Riccardo Scamarcio) e di Susanna Ronconi (Giovanna Mezzogiorno), chiamati all’epoca (1982) i i fidanzati del terrorismo, membri de La Prima Linea,
Il film La Prima Linea arriverà sugli schermi il 20 novembre ma già dalla data di inizio delle riprese sono scoppiate le polemiche. Perché? Perché la pellicola racconta la vera storia di Sergio Segio (Riccardo Scamarcio) e di Susanna Ronconi (Giovanna Mezzogiorno), chiamati all’epoca (1982) i i fidanzati del terrorismo, membri de La Prima Linea, organizzazione armata di sinistra italiana. Il film è tratto dal libro Miccia Corta di Sergio Segio, condannato a 30 anni per l’omicidio del giudice Alessandrini, ed è stato finanziato dallo Stato.
Di questi giorni sono alcune dichiarazioni. Vediamole insieme. Renato De Maria, il regista, ha detto:
“La prima linea vuole mettere in risalto l’elevato grado di separazione dal mondo vissuto da Segio e Susanna Ronconi, due innamorati che verso la fine degli anni ’70, poco più che ventenni, avrebbero potuto scegliere di vivere la loro storia in un modo e invece hanno vissuto in clandestinità, distaccati dalla realtà, in un crescendo di violenza, omicidi, convinti di rispondere colpo su colpo nello scontro con lo Stato, finendo per osservare il mondo attraverso pareti, finestre, mai effettivamente in contatto con il mondo reale”.
“Comprendo la disillusione di Segio, dopo aver visto il film, perché probabilmente avrebbe voluto che raccontassimo cronologicamente tutto il percorso di ‘Prima linea’, la formazione, lo sviluppo, ma quello che interessava a noi era insistere sul tono crepuscolare di un cammino giunto ormai alla fine. E partendo da lì, provare ad arrivare all’inizio. Quando si decide di realizzare un film si stabilisce un punto di vista, ed è normale che possa non convergere con quello di chi, in realtà, avrebbe voluto veder raccontata la sua storia nel modo che riteneva più consono”.
Maria Teresa Furlan, figlia di Angelo, ucciso durante un assalto di terroristi al carcere di Rovigo per liberare Susanna Ronconi e le altre detenute di Prima Linea, invece ha fatto sapere al Corriere che:
“Non andrò a vedere il film per non rivivere il dolore di 27 anni anni fa. Almeno non adesso. Forse ci andrò quando torno a Rovigo a trovare mia madre che ha 94 anni. Lei non ha perdonato. (…) Non provo odio, né rancore, hanno sbagliato e stanno pagando o hanno pagato per quello che hanno fatto. Mi hanno scritto una lettera per chiedermi scusa, spiegandomi che non volevano uccidere nessuno”.
La polemica è scaturita soprattutto perché il film ha ricevuto i finanziamenti statali ma alla fine Andrea Occhipinti, propretario della Lucky Red, ha rinunciato all’impresa:
“Abbiamo prodotto La Prima linea con l’intento di raccontare un capitolo importante e doloroso della storia recente del nostro paese, convinti che il cinema debba anche offrire spunti di riflessione sull’identità di una nazione. Consapevoli della delicatezza del tema, – spiega in una nota – abbiamo messo tutto il nostro impegno per rispettare la verità storica, la memoria e la sensibilità delle persone che da quella stagione di sangue sono rimaste colpite. (…) Ma la polemica ha preso il sopravvento. Il finanziamento statale dato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali è legittimo, sulla base della legge vigente e della nostra carta costituzionale, così come legittimo è il fondo pubblico erogato dal Consiglio D’Europa (Eurimages). Malgrado questo, per sgombrare il campo da ogni possibile strumentalizzazione, abbiamo deciso di rinunciare al sovvenzionamento statale italiano. (…) Domani il film sarà presentato alla stampa. Vorremmo che da questo momento l’attenzione di tutti si concentrasse esclusivamente sul film in quanto tale, sui suoi contenuti artistici, umani e storici. Più di ogni altra cosa, ci sta a cuore la dignità del nostro lavoro e la speranza che il pubblico possa valutare il film senza inutili filtri polemici”.