Torino Film Festival 2009: Claustrophobia – La bocca del lupo – Neil Young Trunk Show
Claustrophobia – di Ivy Ho (Festa Mobile – Figure nel paesaggio) Tom è un manager sposato; Pearl è la sua segretaria. Una notte, dopo una serata, lui le annuncia che sarà licenziata. Che rapporto c’è tra i due? Il film ripercorre le tappe della loro conoscenza, fino ad un anno indietro… La sceneggiatrice Ivy Ho
Claustrophobia – di Ivy Ho (Festa Mobile – Figure nel paesaggio)
Tom è un manager sposato; Pearl è la sua segretaria. Una notte, dopo una serata, lui le annuncia che sarà licenziata. Che rapporto c’è tra i due? Il film ripercorre le tappe della loro conoscenza, fino ad un anno indietro…
La sceneggiatrice Ivy Ho esordisce alla regia con questo dramma che si tinge di rosa e di commedia, in cui la struttura procede per capitoli a flash-back, da una settimana prima rispetto alla sequenza d’apertura fino ad un anno prima, per capire il tipo di relazione che c’è fra la giovane Pearl, vera protagonista del film, e Tom, sposato e con figli.
La Ho ha talento, e anche con la regia, almeno all’inizio, risulta dinamica e convincente. Ma è proprio la struttura che sceglie per raccontare la sua storia che finisce per intrappolarla: si va per accumulo, anche di personaggi, e lo spettatore alla fine forse non riesce nemmeno a capire se c’è stata effettivamente una relazione tra i due o se sia frutto delle fantasie di Pearl, innamorata del capo. La cosa che però è ancora più pericolosa, verso la fine del film, è che allo spettatore potrebbe interessare poco o nulla di tutto questo…
La bocca del lupo – di Pietro Marcello (Concorso)
Sono stato tra i pochi a non aver apprezzato Il passaggio della linea, il documentario che il giovane Pietro Marcello ha presentato nella sezione Orizzonti a Venezia tre anni fa. Me ne faccio una ragione, devo avere problemi io rispetto a quel documentario. Ma la situazione si ripete: alla fine della proiezione del secondo lavoro del regista ieri a Torino, scatta un lungo e caloroso applauso. Ma personalmente resto un po’ perplesso. Provo a spiegare allora le mie motivazioni.
L’intenzione è buona, interessante e a suo modo stimolante: La bocca del lupo narra la storia di due figure fuori dagli schemi nel contesto della storia di Genova. E lo fa mescolando stil diversissimi, dalla finzione al documentario, dalla messa in scena di “scenette” all’uso di materiale d’archivio, dall’uso di poesie a citazioni letterarie colte come Fortini. Il risultato è un poema viviso rischioso e ambizioso, pur nella durata di circa una settantina di minuti.
Forse la stessa durata del film rende sin da subito monco il risultato finale. Nel voler inserire la storia della relazione fra Enzo, immigrato siciliano a Genova, e Mary, transessuale che Enzo ha conosciuto in una delle varie volte che è stato in carcere, nel contesto genovese, della città e della sua storia si vede poco o nulla. L’uso del materiale d’archivio, raro a quanto pare, risulta appagante solo dal punto di vista visivo.
Il problema sta poi nelle scenette in cui Enzo recita se stesso, di qualità sinceramente piuttosto discutibile: è lo stesso errore che, ad esempio, ha compiuto Abel Ferrara nel suo ultimo Napoli Napoli Napoli, in cui si aveva la sensazione che la parte di fiction fosse stata girata a posteriori solo per riempire il minutaggio del documentario.
Peccato, perché l’intervista finale ai due protagonisti, finalmente riuniti in un’inquadratura fissa semplice ed efficace, è più interessante di tutto il discorso che il regista ha costruito in precedenza: esce fuori l’anima dei due personaggi, escono fuori la loro simpatia, la loro esperienza, la loro vitalità, il loro amore. Pietro Marcello punta in alto, non si accontenta e non si adagia sugli allori: ma il risultato alla fine è anche poco emozionante, nonostante la parte finale.
Neil Young Trunk Show – di Jonathan Demme (Festa Mobile – Paesaggio con figure)
Dopo Neil Young Heart of Gold, il grande Jonathan Demme torna con un secondo film-concerto dedicato all’altrettanto grande amico Neil Young, in occasione del Chrome Dreams II Tour. Chitarra e fisarmonica: la forza di Neil Young è contagiosa, e le sue canzoni un’emozione dietro l’altra.
Ma al di là della bravura dell’autore e della bellezza della sua musica, è interessante ovviamente l’aspetto stilistico del film. Dove eravamo rimasti? A Rachel sta per sposarsi, in cui, in una delle scene del gran finale, in cui Sidney intonava alla neo-sposa Rachel Unknown Legend in segno del loro eterno amore.
E se in Rachel sta per sposarsi Demme riusciva a portarsi dietro l’esperienza da documentarista, in Neil Young Trunk Show riesce a portarsi un’intimità e uno stile registico che sembrano venire fuori proprio dallo splendido film con Anne Hathaway. Con una decina scarsa di videocamere digitali, infatti, Demme sale sul palco, si intrufola in mezzo al pubblico, e da ogni punto osserva e riprende la performance dell’amico Neil.
Arriva fino in camerino, Demme, proprio come solo un amico può permettersi di fare. Ma taglia la ripresa dopo qualche battuta, con pudore, solo per registrare qualche frase. Stile amatoriale, semplice, verrebbe da dire: tutto calcolato, anche perché il concerto è piccolo, commovente ed allo stesso tempo energico. Forse tra un po’ di tempo potremmo confermarlo: Neil Young Trunk Show è l’altra faccia della medaglia di Rachel sta per sposarsi.