Gene Wilder – 10 film per 80 anni di risate
Gli auguri di oggi sono per l’adorabile Gene Wilder, pronto a soffiare su 80 candeline, con la consueta verve comica che ha indossato sorriso e cilindro dell’eccentrico cioccolatiere Willy Wonka, o lo humour macabro da dottore folle di Frankenstein Junior con il gobbo Igor al seguito … “gobba .. quale gobba?”
Per favore non toccate le vecchiette, e soprattuto non ditemi che Gene Wilder è un vecchietto in pensione, perché quella faccetta buffa, 80 anni se li porta benissimo, anche se è passata dal grande schermo alle copertine dei libri, continuando a coltivare la passione per l’arte, l’amore e le trame esilaranti.
È comunque con Per favore, non toccate le vecchiette e una nomination all’Oscar, che Gene Wilder inaugura il sodalizio con un’altro tipetto spassoso del calibro di Mel Brooks, al suo esordio alla regia, e io apro questa classifica che ripercorre con 10 film e qualche curiosità, le tappe fondamentali della carriera artistica di uno dei miei attori e registi preferiti… dopo questo paeritivo
Per favore, non toccate le vecchiette (The Producers, 1968), regia di Mel Brooks.
Dopo l’esordio cinematografico con la Gangster Story(Bonnie and Clyde) diretta da Arthur Penn (1967), al fianco della Bonnie/Faye Dunaway & il Clyde/Warren Beatty, Jerome Silberman, meglio noto con lo pseudonimo di Gene Wilder, presta un volto al timido e impacciato contabile Leo Bloom alle prese con una verifica fiscale, spettacoli su Adolf Hitler e successi insperati con repliche in prigione.
Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (Willy Wonka & the Chocolate Factory, 1971), regia di Mel Stuart.
Lo stravagante e sornione cioccolatiere Willy Wonka, diventa per Gene Wilder, il personaggio più difficile da interpretare e dimenticare, per un film che ha riscattato gli esordi ‘incompresi’ divenendo un vero cult movie, non solo per appassinati di tavolette di cioccolato Wonka, prodotte dalla Nestlé a seguito dell’uscita e del successo del film, che neanche Tim Burton e Johnny Depp sono riusciti ad uguagliare.
Mezzogiorno e mezzo di fuoco (Blazing Saddles, 1974), regia di Mel Brooks.
Alla mezza nel west di Rock Ridges si ride con la parodia del genere western, che costruisce ferrovie e specula sui luoghi comuni, insieme a Bart il nero, il pistolero bianco e alcolizzato Jim “Waco Kid”, vecchiette sboccate, speculatori arroganti, cowboy flatulenti, ‘ebeti forzuti che stendono cavalli con un pugno, e balli di tip-tap.
Sceriffo Bart: Siamo svegli?
Jim: Siamo mica sicuri… Siamo negri?
Sceriffo Bart: Sì lo siamo.
Jim: Beh allora siamo svegli ma siamo molto perplessi.
Frankenstein Junior (Young Frankenstein, 1974), regia di Mel Brooks.
Reduce dall’amplesso con la pecora in collant e reggicalze di tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso, ma non avete mai osato chiedere, di Woody Allen, durante un breve periodo di vacanza, immaginando di essere il nipote di Beaufort von Frankenstein, Wilder butta giù il soggetto di quello che sarebbe diventato il capolavoro di Mel Brooks e del loro sodalizio.
Wilder incontra il suo Igor quando vede per la prima volta Marty Feldman, in una puntata del The Marty Feldman Comedy Machine, es esclamando “Chi è quell’uomo buffo con quegli occhi strani?“. Il mito di Frau Blucher, fedele ‘amichetta’ del barone Victor Von Frankenstein, interpretata da Cloris Leachman, nasce per caso, come Wilder racconta nella sua autobiografia “Baciami come uno sconosciuto” (foto con copertina).
“Dopo l’uscita trionfale di Frankenstein Junior, la gente mi chiedeva se sapessi che la parola blucher in tedesco significa “colla”. La verità, però, è che non mi è mai passato per la mente che quella parola potesse significare qualcosa: mi piaceva il suono che aveva… mi sembrava potesse davvero spaventare anche i cavalli (che ne sapevano più di me a quanto pare).”
Frankenstein Junior è sin dalla prima visione nella mia personale classifica dei cult, riconvermata da ogni occasione di rivederlo, nel 2011 anche al cinema, in ogni caso si è piazzato anche al 13° posto di quella dei 100 film americani più divertendi dell’American Film Institute.
Nella famosa scena tradotta in taliano come …lupululì, castello ululà, un sottile gioco di fraintendimenti è ben evidente nella versione originale quando, l’ululato di un lupo spinge
Inga ad abbracciarsi al buon dottore dicendo “were wolf” (è stato il lupo)
il dottore fraintendendo risponde werewolf? (un uomo lupo?)
e Igor capendo ‘where wolf?’, con il dito puntato al bosco, risponde There wolf… There castle … casa
Wagons lits con omicidi (Silver Streak, 1976), regia di Arthur Hiller.
Su un treno in corsa a Los Angeles a Chicago, tra inseguimenti e sparatorie, si incontrano per la prima volta Wilder e Richerd Pryor, ed è subito evidente il grande affiatamento tra i due, che vale a Wilder la nomination al Golden Globe
Scusi, dov’è il West? (The Frisco Kid, 1979), regia di Robert Aldrich.
Una domanda lecita, per un rabbino polacco con la barba alla Mosè e lo sguardo allegro di Wilder, in viaggio per San Francisco, che fa amicizia con un rapinatore di banche come Harrison Ford, una coppia affiatata e spassosa, ma non mi parlare di neve …
Nessuno ci può fermare (Stir Crazy, 1980), regia di Sidney Poitier.
Nessuno sembra neanche capace di fermare una coppia come Gene Wilder e Richard Pryor, incastrati per una rapina in banca e finiti dietro le sbarre, che dallo spazio angusto di una cella microscopica affollata alla fuga del rodeo, dopo la cavalcata di Wilder sul toro meccanico, diventano letali ,rischiando di uccidere dalla risate, con un indice di gradimento arrivato al box office con 101,300,000 dollari di incasso, e al terzo posto di una classica che lo mede subito dopo Guerre stellari – L’Impero colpisce ancora (The Empire Strikes Back) diretto da Irvin Kershner, e Dalle 9 alle 5… orario continuato (Nine to Five) di Colin Higgins.
La signora in rosso (The Woman in Red, 1984), regia e sceneggiatura di Gene Wilder.
La signora in rosso è niente di meno che la top model Kelly LeBrock, e per il povero Teddy Pierce diventa un’ossessione pericolosa, anche quando il vento che esce dalla grata non le alza le vesti rosse come le labbra e scopre le gambe che glassano lo sguardo di Wilder, tanto da sbagliare anche il lancio delle mutande.
Luna di miele stregata (Haunted Honeymoon, 1986), sceneggiatura e regia di Gene Wilder.
La luna di miele scritta, diretta e interpretata da Wilder, al fianco della moglie Gilda Radner, fu un disastro al botteghino, ma il balletto di Gilda con la giunonica zia interpretata da Dom DeLuise, gli incubi vividi che passeggiano sulla spalliera del letto, e Wilder sulla testa d’alce restano uno spasso.
Non guardarmi: non ti sento (See No Evil, Hear No Evil, 1989), regia di Arthur Hiller.
Con un sordo come Wilder e un cieco come Pryir, sulle tracce di un trio di assassini, ti devi aspettare di tutto, e loro non smentiscono le aspettative, annoverando nel cast anche Kevin Spacey.
Un bonus video, ovviamente lo merita la relazione tra il terapeuta Wilder e la paziente pecora, di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere), (Everything You Always Wanted to Know About Sex* (*But Were Afraid to Ask), 1972) di Woody Allen