2011 e l’Odissea nella Motion Capture per Robert Zemeckis: è l’anno della fine?
“La motion capture è la tecnica del futuro”.E’ il 2006 quando Andy Serkis si lascia andare a questa fantasiosa previsione. Diventato celebre per aver prestato voce, corpo, volto e lineamenti al Gollum del Signore degli Anelli, Serkis sottolinea le potenzialità della tecnica che 10 anni fa ha letteralmente stregato Robert Zemeckis. La motion capture, o
“La motion capture è la tecnica del futuro”.
E’ il 2006 quando Andy Serkis si lascia andare a questa fantasiosa previsione. Diventato celebre per aver prestato voce, corpo, volto e lineamenti al Gollum del Signore degli Anelli, Serkis sottolinea le potenzialità della tecnica che 10 anni fa ha letteralmente stregato Robert Zemeckis. La motion capture, o performance capture, o più semplicemente mocap, vede da subito il celebre regista Premio Oscar per Forrest Gump tra i più strenui sostenitori. Una tecnica di animazione digitale che permette di rendere realistici i movimenti di personaggi virtuali attraverso l’elaborazione dei movimenti di persone o animali catturati tramite sensori posizionati in corrispondenza delle articolazioni o delle fasce muscolari. Gollum e King Kong di Peter Jackson, ma anche Davy Jones della Maledizione del forziere fantasma, Zoë Saldaña in Avatar e Silver Surfer nei Fantastici 4 devono la loro ‘presenza’ sullo schermo proprio alla motion capture.
Zemeckis, come detto, è il regista che investe più tempo, soldi e credibilità nello sviluppo della tecnica che in molti ad Hollywood, inizialmente, considerano il possibile futuro del cinema. Nel 2004 il primo esempio, con Polar Express. Costato la bellezza di 165 milioni di dollari, il film ne incassa 306 worldwide. Tramite dei sensori elettronici posti sul corpo di Tom Hanks vengono “catturate” dal computer le sue movenze ed espressioni. La sua immagine viene poi digitalizzata e plasmata, arrivando ad un effetto particolarmente realistico, per quanto posticcio. Grazie proprio a questa innovativa tecnica, Tom Hanks ha la possibilità di ricoprire ben tre ruoli all’interno della pellicola. Se critica e pubblico sembrano apprezzare, ma non a tal punto da rendere il film un successo indiscutibile, Zemeckis procede nella sua convinzione, partorendo nel 2007 Beowulf. Il progetto è ancor più ambizioso, il cast è ricchissimo, con ‘volti’ dal peso di Angelina Jolie, Anthony Hopkins e John Malkovich. Costato 150 milioni di dollari, gli incassi del film crollano rispetto all’esperimento precedente, scendendo a 196 milioni di dollari. Se la tecnica sembra aver fatto dei leggeri passi in avanti, il risultato continua a stonare, e a convincere poco.
Ma Zemeckis non cede, tornando in sala nel 2009 con A Christmas Carol. A trasformarsi in quest’occasione è Jim Carrey. Affiancato dal 3D, il film mette in mostra una motion capture ancora più ‘precisa’ e meno fastidiosa, affinata rispetto agli esordi di Polar Express ma ancora particolarmente ‘finta’, emotivamente fredda e soprattutto maledettamente videoludica. Costato uno sproposito, ovvero 200 milioni di dollari, il film ne incassa ‘solo’ 325. L’ossessione per il regista di Ritorno al Futuro non perde però colpi, portandolo al fallimento. E’ notizia di questi giorni il flop per certi versi storico di Milo su Marte, film realizzato dalla sua ImageMovers Digital, fallita dopo gli spropositati costi di produzione, arrivati ai 150 milioni di dollari (200 con annesso marketing). Un flop che ha portato alla recente rottura di Zemeckis con la Disney, probabilmente stanca del suo irrealizzabile e traumatico ‘sogno’, tanto da troncare il progetto Yellow Submarine, ‘kolossal’ beatlesiano da girare ovviamente con la tanto contestata tecnica. Da oltre 10 anni (Cast Away, 2000) lontano da set ‘normali’, ovvero con attori privi di sensori elettronici, Zemeckis sembra ormai sempre più sull’orlo del precipizio. Proseguire il suo insensato e costosissimo progetto (che a breve vedrà coinvolto anche Spielberg con il rischioso Tintin), magari con il tanto chiacchierato sequel di Chi ha incastrato Roger Rabbit?, o tornare finalmente lucido e ammettere la ‘sconfitta’? Perché la motion capture in stile Zemeckis conviene forse lasciarla ad un altro mondo, che con il cinema non ha mai avuto particolare fortuna. Quello dei videogiochi.