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Prince of Persia – Le sabbie del tempo – La recensione in anteprima

Prince of Persia – Le sabbie del tempo (Prince of Persia: The Sands of Time) Regia di Mike Newell, con Jake Gyllenhaal, Ben Kingsley, Gemma Arterton, Toby Kebbell, Alfred Molina, Reece Ritchie, Richard Coyle, Gísli Örn Garðarsson, Steve Toussaint, Ambika Jois, Dave Pope, Luke Beach, Ronald Pickup, Daud Shah, Selva Rasalingam, Thomas DuPont, Stephen A.

pubblicato 18 Maggio 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 00:47

Prince of Persia – Le sabbie del tempo (Prince of Persia: The Sands of Time) Regia di Mike Newell, con Jake Gyllenhaal, Ben Kingsley, Gemma Arterton, Toby Kebbell, Alfred Molina, Reece Ritchie, Richard Coyle, Gísli Örn Garðarsson, Steve Toussaint, Ambika Jois, Dave Pope, Luke Beach, Ronald Pickup, Daud Shah, Selva Rasalingam, Thomas DuPont, Stephen A. Pope, Charlie Banks.

Tutto iniziò nel lontano 1989, quando la Brøderbund pubblicò un titolo destinato a diventare un punto di svolta nel mondo videoludico. Prince of Persia infatti fu il primo gioco a utilizzare la tecnica del rotoscoping per dare maggiore fluidità ai movimenti dei personaggi coinvolti nell’azione. Potremmo dire che questa tecnologia è la base su cui si fonda la performance capture che viene oggi considerata la punta di diamante della computer graphic. Le generazioni più giovani però conoscono le avventure del principe Dastan grazie a numerosi titoli realizzati con tecniche decisamente più contemporanee, capaci di mantenere lo spirito dell’originale, ma ovviamente non così rivoluzionari dal punto di vista strettamente tecnologico.

Non è certo una novità che il cinema prenda ispirazione dal mondo dei videogiochi per realizzare un film di grande attrazione sul pubblico. I motivi sono semplici da analizzare: si parte da un prodotto interattivo ma comunque basato su una sceneggiatura (quindi semplicemente adattabile), si lavora poi con una forma di narrazione che ha come caratteristica principale quella di essere ricca di azione e frenesia ma, soprattutto, si comunica un titolo che ha già un fortissimo appeal nei confronti di un pubblico che lo conosce e lo ama. Se a queste considerazioni aggiungiamo il marchio di fabbrica di Jerry Bruckheimer, che torna al cinema dopo i Pirati dei Caraibi e Il Mistero delle pagine perdute, allora gli ingredienti per un perfetto pop-corn-movie ci sono tutti.

La storia è nota (almeno ai videogiocatori più incalliti). Il giovane Dastan è un orfanello che con un atto di coraggio stupisce il Re di Persia che decide di prenderlo come suo figlio. Una volta cresciuto, trasformatosi in un anabolizzato e spaesato Jake Gyllenhaal, sarà accusato dai fratelli di aver causato la morte del padre. Nella sua fuga Dastan si unisce alla misteriosa principessa di una città assediata dai Persiani e presto scopre forze che nemmeno avrebbe potuto immaginare. Il tradimento si insinua nella casa reale come un serpente nella sabbia e qualcuno ha tramato per prendere il trono grazie a queste forze mistiche. Tutta la faida familiare ruota attorno alle Sabbie del Tempo, un dono degli dei con cui il tempo può essere riavvolto, che possono trasformarsi nella salvezza per gli uomini o nella distruzione per tutta la terra. Il destino del mondo è ovviamente nelle mani di Dastan.

Il pubblico appassionato di blockbuster rimarrà estasiato davanti alle doti da parkour esibite da Jake Gyllenhaal (e controfigure) nelle frenetiche scene tra gli stretti e popolati suk marocchini dove Mike Newell ha ricreato una Persia da sogno. Al di fuori dell’aspetto fisico, il personaggio di Dastan non ha però lo spessore e la verve di Capitan Jack Sparrow, tanto quanto Gyllenhaal non riesce a reggere il confronto con Johnny Depp.

L’elemento realmente stupefacente che caratterizza il film concerne il suo ritmo, sicuramente il pregio maggiore del film. Un’ottima altalenanza tra momenti frenetici, combattimenti di cappa e spada (non ci sono armi da fuoco!) e inseguimenti a perdifiato, sono giustamente controbilanciati da attimi più recitati (lenti, direbbe qualcuno), e proprio questo tipo di alternanza è in grado di creare il senso del movimento in un film, ma è proprio quello che ci si aspetta dal Bruckheimer-touch! Ci sono però anche delle note stonate. Sebbene a film di questo genere sia assolutamente sbagliato chiedere una verosimiglianza storica, appare quanto meno evidente che molte sono le anacronie e le banalizzazioni necessarie per adattare la storia al palato del pubblico medio. Sebbene le battute estremamente attuali del personaggio interpretato da Alfred Molina siano irresistibili, quasi fosse il tipico personaggio comico delle animazioni di casa Disney, ci sono evidenti lacune dal punto di vista della caratterizzazione dell’ambiente e dei personaggi ambientale, senza volerle elencare tutte (operazione superflua oltre che noiosa) basti citare il tentativo di evitare ogni tipo di riferimento alla cultura islamica con un pastiche di riti e di religioni che banalizzano l’intera struttura del film. La sceneggiatura soffre di alcuni momenti di estrema sospensione, tanto da dare l’impressione che manchino delle scene e suggerendo l’idea che presto vedremo un edizione home video versione de luxe con un montaggio più lungo rispetto a quanto visto al cinema (e se così non fosse, allora sarebbe peggio).

In conclusione non disperate, stiamo veramente andando a cercare il pelo nell’uovo: chi ha amato Russell Crowe ne Il Gladiatore non era interessato al fatto che ci fossero degli errori nella ricostruzione della Roma antica o a piccoli buchi nella sceneggiatura.


Prince of Persia – Le sabbie del tempo
uscirà nei cinema il 19 maggio 2010, qui il trailer)

Voto Carlo: 6,5
Voto Federico: 5 + (un velocissimo perchè: Gyllenhaal non è Depp, Newell non è Verbinski e la Artenton non è neanche un’unghia della Knightley. In soldoni, il confronto con i Pirati non regge, anche se il film si lascia comunque vedere per quello che è)
Voto Gabriele: 6
Voto Simona: 6+