Venezia 2010: I’m still here – La recensione del documentario di Casey Affleck su Joaquin Phoenix
I’m Still Here (Usa 2010 – Documentario) di Casey Affleck con Joaquin Phoenix.Finalmente a Venezia si è visto l’attesissimo “documentario” che Casey Affleck ha voluto dedicare all’ultimo periodo della vita del cognato Joaquin Phoenix, dopo tutto il clamore suscitato dal suo ritiro dal mondo del cinema per dedicarsi esclusivamente all’hip-hop. In mezzo c’è stato tutto
I’m Still Here (Usa 2010 – Documentario) di Casey Affleck con Joaquin Phoenix.
Finalmente a Venezia si è visto l’attesissimo “documentario” che Casey Affleck ha voluto dedicare all’ultimo periodo della vita del cognato Joaquin Phoenix, dopo tutto il clamore suscitato dal suo ritiro dal mondo del cinema per dedicarsi esclusivamente all’hip-hop. In mezzo c’è stato tutto quello che le cronache vi hanno raccontato, dal siparietto “muto” da Letterman ad una scazzottata col pubblico durante un’esibizione…
Phoenix non ha incontrato né la stampa in conferenza e non si è presentato in Sala Grande accanto ad Affleck per la prima ufficiale del film; in più il regista continua a dichiarare che tutto quello che si vede nel film è vero. Bisogna credergli o meno? E’ difficile dare una risposta dopo aver visto il film, anche se personalmente il tutto sa di mockumentary, ma la bellezza di I’m still here non sta affatto in questa risposta, paradossalmente.
Se I’m still here è un gran film è perché riesce ad aprire tanti di quei ragionamenti, uno corollario dell’altro, che dimostra quanto ben amministrato è il progetto. Che, a detta di Affleck, parte da una frase che Van Sant ha pronunciato durante la lavorazione di Gerry: devono essere gli eventi a portare avanti la lavorazione del film. Casey Affleck in I’m still here ha applicato la lezione del maestro.
La storia ufficiale, vera o falsa che sia, prevede che Affleck possa seguire per un anno e mezzo con delle videocamere la vita di Phoenix a partire da poco tempo prima dell’annuncio del suo ritiro dal mondo della recitazione (il suo ultimo film è stato lo splendido Two Lovers). Ne esce fuori innanzitutto il ritratto di un gran personaggio, a metà tra follia delirante e bisogno di ritrovare la retta via. Dopotutto si sta anche parlando di uno degli attori dagli occhi più incredibilmente espressivi sulla faccia della Terra, quindi immaginatevi l’intensità di Phoenix in un progetto del genere.
Da questo punto nascono tutti gli altri temi che I’m still here riesce a mettere in tavola, dalla crisi creativa dell’artista alla manipolazione della materia filmica. La seconda poi è il vero fulcro centrale del film per chi scrive, tant’è che I’m still here si presta per essere studiato, vivisezionato, interpretato. Per capire perfettamente come uno stacco di montaggio messo al punto giusto o un accostamento di inquadrature possano ribaltare le carte in tavola. Casey è il primo a sapere per bene che il regista manipola a suo piacimento, e non ne fa alcun mistero.
Sembra roba già vista, ma il film di Affleck ha fascino da vendere e tante anime al suo interno. In più scene si ride apertamente, in altre ci si sofferma a pensare, a capire dove stia la verità, in altre si vorrebbe ridere ma non si può. Volete sapere poi se ci sono tutte quelle scene spinte di cui i media hanno tanto parlato? Sì, e c’è sesso, ci sono botte, ci sono nudi integrali e c’è anche della cacca. Ma non vorrete mica dirmi che sta in questo la vostra curiosità, no?
Voto Gabriele: 8/9, il film non ha ancora una data di distribuzione italiana ma potete vedere un trailer qui.
Joaquin Phoenix al Letterman Show – 2009