Sacro GRA – il road movie Leone d’Oro di Gianfranco Rosi arriva al cinema
Il viaggio del Sacro GRA di Gianfranco Rosi, passato per Venezia 2013 e l’Orso d’Oro, torna a Roma, e dopo la conferenza stampa on the road con intervista, il 19 settembre 2013 arriva in sala.
Con la telecamera puntata sui margini del Grande Raccordo Anulare, croce e delizia di ogni romano al volante, Gianfranco Rosi continua il viaggio metafisico lungo il Sacro GRA, già passato per la periferia dell’esistenza, e incantevoli personaggi dei margini, rinnovato per la conferenza stampa on the road, passata da Testaccio al Barcone sul Tevere di Cesare l’anguillaro. L’Anaconda. Un posto unico che scopri solo grazie al film di Rosi.
Una conferenza seguita dal nostro collega di 06blog, della quale riporto l’intervista video a Rosi, ma trovate on line anche foto del nobile filosofo che convive con la figlia universitaria, e interviste al palmologo con la sua odissea contro il punterolo rosso, e allo spassoso attore dei fotoromanzi Gaetano (seguite il link).
Qualcosa che accresce l’attesa dei nuovi viaggi che partono il 19 settembre dal grande schermo delle sale italiane, omaggiato in giornata anche da ANAS, con il pittogramma del Leone d’Oro ricevuto alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, trasmesso sui pannelli a messaggio variabile del GRA di Roma.
Sacro GRA – il road movie di Gianfranco Rosi in concorso a Venezia 2013
Il pescatore di anguille, i palmologo, il Fellini di 8½, “Le città invisibili” di Cavino, come il Grande Raccordo Anulare (GRA) di Roma, arrivano in concorso alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, con il Sacro GRA di Gianfranco Rosi.
Come ogni road movie degno di questo nome, Sacro GRA arriva in concorso alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dopo anni erranti nei paesaggi fuggevoli ed i mondi invisibili, che si stagliano lungo i 70 km dell’autostrada urbana più estesa d’Italia.
Un viaggio in 300 km di territori sconosciuti intorno al Grande Raccordo Anulare (GRA), che cinge la città eterna e urbana dagli anni 40, partito a piedi con il paesaggista Nicolò Bassetti, e proseguito da un esperto di viaggi errabondi come Gianfranco Rosi, con le città invisibili di Italo Calvino, come tessuto urbano, letterario, ed esistenziale, di riferimento ed ispirazione.
Mentre cercavo le location del film, in tutti quei mesi passati intorno al Grande Raccordo Anulare, ho portato con me Le città invisibili di Calvino. Il vero tema del libro è il viaggio, l’unico modo in cui il viaggio oggi sia ancora possibile: vale a dire all’interno della relazione che unisce un luogo ai suoi abitanti, nei desideri e nella confusione che ci provoca una vita in città e che noi finiamo per fare nostra, subendola. Il libro di Calvino ha il coraggio di percorrere strade opposte, si lascia trascinare da una serie di stati mentali che si succedono, si accavallano. Ha una struttura complessa, sofisticata, e ogni lettore la può smontare e rimontare a seconda dei suoi stati d’animo, delle circostanze della sua vita, come è successo a me. Questa guida letteraria ed esistenziale mi è stata di conforto e di stimolo nei tanti mesi di lavorazione del film, quando il vero GRA sembrava sfuggirmi, più invisibile che mai.
Dopo l’India dei barcaioli, il deserto americano dei dropout, il Messico dei killer del narcotraffico, Gianfranco Rosi scrive, direge e fotografa il Sacro GRA, animato da personaggi degni del misterioso potere di affabulazione dell’avventura donchisciottesca, della mistica simbolica di uno zoo lungo la strada (Another Roadside Attraction, 1971) di Tom Robbins, e quell’alone di mistero esoterico che per qualcuno colloca il GRA al centro di ben più del traffico dell’urbe.
E dallo sfondo sono emersi personaggi incredibili e apparizioni fugaci. Come il nobile torinese e sua figlia universitaria, che vivono in un monolocale ai bordi del Raccordo, il “palmologo” che cerca ossessivamente un rimedio per liberare le piante della sua oasi da larve divoratrici; il neo-principe che fa ginnastica di buon mattino sul tetto del suo castello eretto nel cuore abusivo della periferia nord-est; l’attore agé di fotoromanzi, memoria storica della Roma cinematografara, che insegue ostinato sul raccordo la fama e il sogno di una giovane avventura, come il pescatore di anguille che sotto i cavalcavia di Roma sud ha costruito un villaggio sull’acqua.
Sacro GRA, prodotto da Marco Visalberghi per Doclab, in coproduzione con Carol Solive per La Femme Endormie, e RAI Cinema, con il sostegno del MIBAC, e il supporto di Regione Lazio, Filas, Roma Lazio Film Commission, CNC – Centre Nationale de Cinematographie, sarà distribuito per l’Italia da Officine Ubu, e da DOC&FILM INTERNATIONAL, dopo l’esordio in concorso alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e magari un bel oremio, visto che nel 2008 (premi Orizzonti e Doc/I per Below sea level) e nel 2010 (premio Fripesci Award per El sicario – room 164) il festival ha già portato fortuna a Gianfranco Rosi.
Il film arriva al cinema il 26 settembre 2013, in anteprima a “Da Venezia a Roma” (alla presenza del regista Gianfranco Rosi e di Nicolò Bassetti), al Cinema 4 Fontane mercoledì 11 settembre alle ore 20.45 e alle ore 22.30, e a “Da Venezia a Milano” al Cinema Arlecchino martedì 17 settembre alle ore 13.00, 19.50 e 21.50. Nell’attesa possiamo approfittare del trailer, il poster, una clip e qualche immagine, per un assaggio delle atmosfere e dei bizzarri personaggi di questo viaggio Sacro.
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