Priest: la recensione
Priest: ecco la recensione del film di Scott Stewart
A cavallo tra il “sacro e il profano”, Priest ci catapulta in un mondo roso sin dalle fondamenta a causa di un’eterna battaglia, ossia quella che oppone il genere umano ai vampiri. Una rivalità, se di questo si tratta, che si protrae da tempi remoti; da sempre, per quanto l’umanità del luogo ricordi. Solo un’istituzione è stata in grado di scacciare questa costante minaccia per l’uomo: la Chiesa.
Difficile capire a quale Chiesa ci si riferisca nello specifico, anche se la Confessione tramite un’evoluta versione di Skype durante una sequenza del film sembrerebbe suggerire con discreta eloquenza che possa trattarsi della stessa retta dal Papa. Poco male, anche perché, come dicevamo, è grazie ad essa che una sin troppo rilassata popolazione ha ricominciato a vivere spensieratamente – seppur segregata entro delle gigantesche mura che cingono una metropoli fortemente teocratica.
All’epoca furono i Sacerdoti a ricacciare nelle profondità della Terra i vampiri. No, non quelli che amministrano i Sacramenti, bensì un corpo speciale, super-addestrato, che in buona sostanza rappresentano delle macchine da guerra temibilissime per quelle malefiche creature. Ma da allora di tempo ne è passato, e tutti sembrano essersi dimenticati dell’indispensabile contributo dei Sacerdoti, il Clero in primis. E’ così che ha inizio Priest.
Siamo subito chiari, onde evitare equivoci. Posto che non troviamo affatto indispensabile un paragone con l’opera originale da cui è tratto il film, non abbiamo avuto modo di leggere il fumetto coreano. Poco male, visto che la fedeltà o meno della trasposizione cinematografica, ci interessa davvero marginalmente. Ora si tratterà di comprendere cosa sia andato storto in fase di produzione, perché è evidente che qualcosa è andato storto.
L’atmosfera fa leva su tutta una sconfinata serie di elementi mescolanti cyber-punk e contesti post-atomici, da cui emerge un’umanità assente, refrattaria a trattare la storia come maestra di vita e tutt’altro che incline ricostruire una civiltà. Tuttavia, in Priest, ampio spazio viene dato a questa potente organizzazione, denominata, in maniera tutt’altro che fantasiosa, Chiesa. La Chiesa ha il controllo su tutto. Nel film appare come una sorta di Grande Fratello di orwelliana memoria, con i suoi proclami all’altoparlante cittadina, oltre che alla sicurezza con cui esercita il proprio potere sulle masse.
Ecco il primo intoppo. Nel film si dà per scontato che questa istituzione abbia finito per opprimere la triste metropoli su cui regna, senza però renderci affatto partecipi di come sia la vita all’interno delle anguste mura. Si preferisce optare per l’ennesima riproposizione di stilemi di genere triti e ritriti, con questo gruppo di anziani in cui c’è il “capo cattivo” che non ha capito nulla, mentre un altro, toccato dalla misericordia divina, medita la verità sottobanco. Così il nostro protagonista (Paul Bettany), si ritrova solo a sostenere la tesi secondo cui i vampiri sono tornati.
Detta così sembrerebbe il titolo di un brano metal che forse nemmeno esiste (Vampires are back!), ma in fin dei conti non si è poi così lontani dal grottesco. A questo punto, spero si sia capito che l’allusione al “sacro e profano” proposta in apertura altro non fosse che una burla. Perché in realtà il mix di fantapolitica ecclesiale, pseudo-fantascienza e terrore non solo risulta non avere alcun mordente, ma in più tende a suscitare a tratti ilarità. E non che fosse così scontato, anche perché, se vogliamo, Priest ha i suoi momenti – specie all’inizio, dopo…
Non bastano dei buoni effetti speciali, qualche gradevole scena d’azione e Maggie Q nei panni di un Sacerdote (nemmeno di una suora…) per risollevare un soggetto già piuttosto a rischio, reso ancora più vano da una sceneggiatura scontata, se non talvolta banale. Giusto per buttarlà lì, come accennato poco sopra, si sarebbe potuto fare maggiormente leva sulla vita entro le mura della decadente metropoli, facendoci capire quali fossero le reali condizioni di chi vive sotto una “tirannia” di un mondo isolato e senz’anima. Scendere tra i vicoli di quei luoghi immensi e angusti, anziché soffermarvisi con qualche panoramica.
Ecco, forse è questo che manca a Priest: un’anima. Alcuni potrebbero trovare passabile l’involucro, ma a voler scendere un po’ più in profondità, il film dimostra purtroppo una pochezza di contenuti disarmante. Peccato perché Paul Bettany e Christopher Plummer (nei panni del Monsignor Orelas, le cui apparizioni sono state centellinate) potevano benissimo essere garanzia di un lavoro quantomeno apprezzabile. Ed invece, al di là delle loro più che sufficienti interpretazioni, quasi nulla sembra decollare.
L’eroe solitario che, rinnegando persino la propria Fede (per cui tanto si è sacrificato), salta in sella alla propria moto a propulsione per salvare la bella di turno non dice nulla di nuovo. Nonostante l’aura da guerriero vissuto che sa il fatto suo, questa figura si attesta nella sin troppo ordinarietà di simili personaggi. C’è anche la spalla, ossia un giovane sceriffo tanto incosciente quanto ligio al dovere – che aggiunge un ennesimo, forse inopportuno, tassello, cioè quello da consumato far west.
Insomma, non è bastata questa rivisitazione in chiave vampiresca di un mondo alla deriva, anche perché di quest’ultimo finiamo col saperne meno alla fine che all’inizio. Non bastano nemmeno un’eroica quanto banale disubbidienza, né delle creature apparentemente fuori dagli schemi. Qualche scampolo d’azione ed effetti speciali, anche se in salsa vagamente horror, stavolta non hanno trionfato. Chissà cosa potrebbe accadere in un seguito, se non sicuro, sicuramente possibile.
Priest (USA, 2011, Horror) di Scott Stewart. Con Paul Bettany, Cam Gigandet, Maggie Q, Karl Urban, Lily Collins, Stephen Moyer, Madchen Amick, Christopher Plummer, Brad Dourif, Bill Oberst Jr, Alan Dale, Julie Mond, Josh Wingate, Franklin Ruehl, Casey Pieretti, Jacob Hopkins, David Bianchi, David Backus, John Griffin e Pramod Kumar.
Prima di lasciarvi vi segnaliamo il trailer del film, oltre che il prologo animato – probabilmente le sequenze più riuscite dell’intera pellicola. Priest è attualmente in programmazione nelle nostre sale dal 15 Giugno.
Voto Antonio: 4,5
Voto Carla: 4