Roma città aperta – Recensione 70enne del film di Rossellini, restaurato e di nuovo al cinema
La versione restaurata di Roma città aperta di Roberto Rossellini torna al cinema a settembre, quindi oggi diamo uno sguardo al capolavoro neorealista con foto, trailer, poster e una recensione 70enne.
Nel presente in crisi che si prepara al futuro recuperando il passando, lo scorso 3 luglio la Piazza Maggiore di Bologna ha rivissuto la tragedia dell’occupazione, i giorni della resistenza e i chiaroscuri della liberazione della Capitale, con i fotogrammi restaurati della Roma città aperta di Roberto Rossellini.
Un restauro digitale, con l’immagine scansionata a una risoluzione di 4K, realizzato a partire dai negativi originali ritrovati nel 2004 e conservati presso la Cineteca Nazionale, quei fotogrammi girati per strada con scampoli di pellicola comprata da Rossellini al mercato nero, a conferma di una delle leggende che ammantano di mistero le origini del film.
Un restauro promosso dalla Fondazione Cineteca di Bologna, CSC – Cineteca Nazionale, Coproduction Office e Istituto Luce Cinecittà al laboratorio L’Immagine Ritrovata, che segue i recuperi di film di Roberto Rossellini, come La macchina ammazzacattivi, India, Viaggio in Italia, Stromboli terra di Dio e Una voce umana, presentati nel corso degli anni al Festival di Cannes, alla Mostra del Cinema di Venezia e al Torino Film Festival.
Il restauro di un capolavoro divenuto simbolo dell’Italia libera e neorealista, presentato in prima assoluta per la XXVII edizione del festival Il Cinema Ritrovato, il titolo ideale per inaugurare la stagione cinematografica che ogni mese riporta in sala un classico restaurato.
Venticinque sale su tutto il territorio nazionale, che tutti i lunedì e martedì di ogni mese, proietteranno classici restaurati e distribuiti dalla Cineteca di Bologna nel cartellone di prima visione.
Lunedì 23 settembre 2013 si inizia con la copia restaurata di Roma città aperta di Roberto Rossellini, e tutto quello che da 70 anni questo film rappresenta per la cinematografia nazionale e internazionale.
Un film realizzato in condizioni precarie e disagiate, a partire dalla notte tra il 17 e il 18 gennaio 1945, durante uno dei periodi più bui e controversi della sua storia, dando rilevanza alle contraddizioni della guerra e dell’occupazione nazista, all’umanità della gente, restituendo il tessuto e il vissuto di donne uccise, uomini torturati, preti fucilati e bambini che giocano a fare la guerra, allontanandosi da ogni consuetudine e luogo comune.
Siamo nella Roma del 1943, non ancora raggiunta dagli alleati sbarcati in Italia, nella città che combatte l’occupazione nazista con la resistenza, dove Manfredi, uno dei suoi militanti di spicco, sfugge alle retate, resiste alla tortura, ma non alla schiavitù e le dipendenze della natura umana, che hanno conseguenze nefaste su tutti.
Francesco è il tipografo antifascista che nasconde Manfredi, nonostante sia prossimo alle nozze con la sora Pina, la vedova popolana madre di un bambino interpretata da una intensa, viscerale e straziante Anna Magnani, che libera rabbia e coraggio della disperazione con quel Vammoriammazzato rivolta a un tedesco.
La grande attrice romana amata in tutto il mondo, scomparsa da 40 anni il prossimo 26 settembre, che ha reso la sua corsa dietro al camion dei tedeschi che porta via Francesco, e la morte in strada, una delle sequenze memorabili del cinema neorealista e italiano in generale.
La figura di don Pietro, il parroco locale interpretato da Aldo Fabrizi, ispirato alle figure di don Giuseppe Morosini e di don Pietro Pappagallo, incarna quella Fede che si adopera per la giustizia, con uno spirito collaborazionista che non scamperà alla fucilazione delle SS, e alla ‘perplessità’ della Chiesa dei Patti Lateranensi, tradito insieme a Manfredi da una vecchia amante dello stesso, che lo ospita prima di consegnarlo nelle mani feroci e spietate della Gestapo.
Il film del popolo e di attori di strada, che nasce dalla realtà del momento e inaugura quel Neorealismo fatto di ladri di biciclette e sciuscià, prodotto da Aldo Venturini e Carla Politi per Excelsa, su soggetto di Sergio Amidei, Alberto Consiglio, Ivo Perilli, e la sceneggiatura degli stessi Sergio Amidei e Alberto Consiglio, con Roberto Rossellini, Federico Fellini e Ferruccio Disnan.
Quel film penalizzato dalla situazione politica ed economica precaria e in continua trasformazione, oltre alla mancanza oggettiva di pellicola, e di set ideali dopo la conversione di Cinecittà in centro di accoglienza per gli sfollati. Ostacoli che nel 1996 Carlo Lizzani rese protagonisti del suo film Celluloide, con Massimo Ghini nei panni di Rossellini.
Le location improvvisate nel vecchio teatro Capitani, in via degli Avignonesi 32, e dietro via del Tritone, che girano in via Raimondo Montecuccoli la scena struggente dell’uccisione della vedova Pina, che sembra più lunga di quanto fu in realtà, solo grazie alle due riprese dall’inquadratura laterale e frontale della caduta di Pina, che avvenne prima del previsto.
Un film che guarda al futuro da un presente che non risparmia orrori e crudeltà a nessuno, destinato a diventare un classico anche per le generazioni che non hanno vissuto orrori e contraddizioni di quella guerra, di nessuna guerra, ottenendo comunque la Palma d’oro al primo Festival di Cannes del 1946, e il Nastro d’argento, per il miglior film e per la migliore attrice non protagonista assegnato ad Anna Magnani, insieme all’incasso di 124.500.000 di lire, contro i 11.000.000 dell’investimento.
Un film che non ha mai smesso di insegnare e far riflettere, sulle dinamiche che hanno reso il comunista e il prete il fulcro della situazione politica dell’Italia del dopoguerra, il neorealismo un genere cinematografico di passaggio dal vecchio al nuovo, apprezzato, studiato e esportato in tutto il mondo, al quale potete aggiungere l’impatto sul grande schermo di ritorni in sala dopo 70 anni.
Voto di cut-tv’s 10
Roma città aperta (Drammatico, b/n, Italia, 1945-2013) di Roberto Rossellini; con Aldo Fabrizi (don Pietro Pellegrini), Anna Magnani (Pina), Marcello Pagliero (ingegner Giorgio Manfredi), Francesco Grandjacquet (Francesco), Maria Michi (Marina Mari), Giovanna Galletti (Ingrid), Vito Annichiarico (Marcello), Fernando Quintiliani (Otello), Anna Dotti (Andreina), Fernando Bruno (Agostino, il sagrestano), Amalia Pellegrini (Nannina), Carlo Sindici (questore di Roma), Harry Feist (maggiore Bergmann), Bruno Gebel (maresciallo Krammer), Angelo Agostini (Gino, direttore de “l’Unità” clandestina), Carla Rovere (Lauretta), Akos Tolnay (disertore austriaco), Alberto Tavazzi (sacerdote che assiste don Pietro durante la fucilazione), Edoardo Passarelli (brigadiere), Alberto Manni (Vincenzino il borsanera), Giacomo Cottone (Romoletto). – Di nuovo al cinema lunedì 23 settembre 2013 – In tv su Rai 2 il 26 settembre 2013, il girno del 40° anniversario dalla scomparsa di Anna Magnai.
Via | Cineteca di Bologna – Facebook