The Canyons: recensione in anteprima del film di Paul Schrader
Festival di Venezia 2013: The Canyons unisce la libertà di Paul Schrader alla scrittura pungente di Bret Easton Ellis. Con un cast “scandalo” capitanato da Lindsay Lohan e l’attore hard James Deen. Ma è un guilty pleasure sciatto che non osa nonostante abbia tutte le carte per farlo.
Ambientato nella Los Angeles di oggi, The Canyons è un noir sui pericoli dell’ambizione e dell’ossessione sessuale, sia a livello personale che professionale. Tara e Christian sono una coppia ricca con un vizietto: lui procura amanti per lei e riprende la scena col telefonino. Ryan, amante di Tara, cerca di sfondare nel mondo del cinema. Sarà la produzione di un filmetto dell’orrore a mettere in moto una serie di eventi che sfoceranno in inganni, paranoia, crudeltà psicologica e violenza.
Viene da dire: e quindi? Tutto qui? E pensare che volevamo difenderlo a spada tratta, questo curioso e “post-Empire” The Canyons. Ma se il risultato è così piatto e persino addirittura un filo sciocchino, allora ci arrendiamo sin da subito e non usiamo neanche gli strumenti di chi vorrà difenderlo.
Che saranno prevedibili tanto quanto, purtroppo, il film stesso. Un puro atto di libera ribellione, lo scontro fra due poetiche che ruggiscono (quella di Paul Schrader, regista, e quella di Bret Easton Ellis, sceneggiatore), un’opera indipendente fino al midollo che se ne frega di tutto e tutti, o persino un film “politico”. Sì, va bene, però…
Finito The Canyons non si sa che dire e che fare: un guilty pleasure? Un film che ha un suo senso? Più o meno brutto di quel che ci si aspettava o di quel che si diceva in giro? Il vero problema sta quando alla fin fine a quelle domande non hai neppure voglia di dare una risposta: sai che The Canyons, per essere quel che poteva essere, doveva innanzitutto osare molto di più.
Doveva osare dal punto di vista stilistico, contenutistico, e sì, persino dal punto di vista della carica violenta ed erotica. Dopotutto Ellis è uno che nei suoi libri non ha mai fatto sconti, da Meno di zero a Imperial Bedrooms. Per raccontare il marcio che si nasconde dietro al mondo patinato dei suoi ricchissimi protagonisti non ha mai fatto a meno di dettagliatissime scene di sesso e chirurgiche scene di violenza e tortura.
Troppo forse per una pellicola, certo. Ma allora che senso ha la campagna su Kickstarter, la presenza di un regista libero (anche perché fuori dai giri che contano a Hollywood) e un progetto di base che non deve rendere conto a nessuno? Perché non sfruttarlo fino in fondo? The Canyons, paradossalmente, è pudico sotto ogni punto di vista: ed è questo che lascia piuttosto basiti, più delle presunte doti attoriali scarse del cast e più della presunta sciatteria della messinscena.
Ci sono le tette di Lindsay Lohan, che fa quel che può e a suo modo non è manco così atroce. C’è l’attore hard James Deen che si concede in full frontal (meno male). C’è un foursome in cui Tara (Lohan) si “vendica” sul compagno Christian (Deen) coinvolgendolo in un rapporto omosex con un altro uomo. C’è l’attoruncolo amante di Tara che deve concedersi ad un produttore per avere una parte in uno slasher da quattro soldi. Ci sono tradimentini, complottini e false verità e bugie. Una soap opera un po’ piccante con una spruzzata molto American (Gigolo + Psycho) nel finale.
James Deen interpreta una sorta di perfetto protagonista ellisiano (bellissimo, orgoglioso, potente, “immorale”, pronto a tutto), mentre Tara è il suo contraltare perfetto: più meditativa, fragile e riflessiva. Ma, come conferma poi il finale, sono tutti il prodotto di una città che li ha resi quello che sono: perché sono tutti il prodotto di Los Angeles.
Ed è appunto l’uso della città, vista ovviamente solo nelle zone più chic e belle (le zone più atroci della downtown sono ben lontane), la cosa più interessante di The Canyons, più del fatto che i personaggi usino di continuo gli smartphone (sì, i social network, il 2013, l’incomunicabilità contemporanea, il fatto che Christian sia più interessato a quei filmini che al suo film…).
“Quand’è l’ultima volta che sei andata a vedere un film al cinema che avesse un significato per te? E non intendo le premiere”, chiede Tara ad un’amica ad un certo punto del film. The Canyons si apre con le immagini di alcuni cinema abbandonati: fatto curioso, visto che la pellicola è stata prodotta in gran parte dagli spettatori che vedranno poi il film in VOD, quindi a casa. Come se regista e sceneggiatore stessero dicendo: ti rendi conto che questa situazione sta bene anche a te? Il cinema come spazio e luogo privilegiato del film sta morendo e tu hai contribuito a farlo morire un po’ di più?
Ma bisogna aggrapparsi al contesto per definire davvero interessante questo The Canyons. Che, in definitiva, appare soprattutto come un giochetto di Ellis. Il quale, ci mettiamo la mano sul fuoco, si sarà divertito come un matto a vedere tutto il putiferio che è saltato fuori riguardo la campagna su Kickstarter, riguardo i casting della Lohan e di un pornoattore, e quant’altro. Per poi, ovviamente, commentare il tutto su Twitter.
Da questo punto di vista The Canyons è puramente”post-Empire”: nel senso che conta più ciò che sta dietro e attorno al prodotto, e del film in fondo non frega nulla a nessuno. Forse solo a Schrader, capitato nella tela di uno scrittore che ha capito tutto della comunicazione, ma che il cinema è meglio continui a commentarlo per puro piacere personale, piuttosto che farlo con lo stesso scopo.
Voto di Gabriele: 5
The Canyons (USA 2013, thriller 89′) di Paul Schrader; con James Deen, Lindsay Lohan, Nolan Gerard Funk, Gus Van Sant, Amanda Brooks, Tenille Houston, Lauren Schacher, Jarod Einsohn, Victor of Aquitaine, Matthew Hoffman.