Venezia 2013, Alberto Barbera, tutte le dichiarazioni prima dell’inizio del Festival
“Nessun problema con Roma, come l’anno scorso. Non so nulla del Festival di Roma e comunque non è successo niente che mi abbia spinto a pensarci”
Siamo alla vigilia del Venezia Film Festival 2013, 70° anniversario, di una delle più prestigiose rassegne cinematografiche del pianeta, sopravvissuta ai decenni e alla crisi: forse il potere del Festival non è più quello di un tempo e altre realtà, vedi Toronto, insidiano la Laguna, ma Venezia è sempre lei e Alberto Barbera, Direttore del Festival, è al centro dell’attenzione e al quotidiano La Repubblica conferma un cauto ottimismo e soddisfazione:
“Al di là delle prime impressioni è andata bene, abbiamo avuto i film che volevamo , rispetto al 2012 il programma mi sembra più omogeneo. Autori affermati, esordienti, registi in cerca di consacrazione, documentari e film di genere. Voglio vedere come saranno accolte alcune scelte radicali, provocatorie- E’ giusto che un festival accetti qualche piccola sfida.”
E a Palazzo del Cinema di sfide e contestazioni se ne possono ricordare parecchie, a partire dagli anni ’60 e nonostante negli anni ’70 se ne siano saltate anche tre edizioni, il Festival è sopravvissuto e poi rinato a una seconda vita, nonostante negli ultimi anni non solo Cannes e Berlino, ma anche Toronto, offuschino la sua stella:
“Vorrei avere io la possibilità di ospitare i 260 film di Toronto, c’è solo l’imbarazzo di riempire le caselle. Sono attacchi strumentiale, non è vero che gi italiani temono Venezia: abbiamo ricevuto 155 lungometraggi, quasi il doppio dell’anno scorso… A parte il film di Steve McQueen che non è qui per ragioni di marketing, non c’è nessun titolo che ho visto, che avrei voluto e che invece è andato a Toronto. Anzi, Venezia fa scuola, da il via alla stagione, gli altri festival ci riconoscono come punto di riferimento.”
Il Leone di San Marco torna a ruggire, almeno secondo Barbera e a suo dire non mancheranno i film in concorso capaci di stupire e scandalizzare critica e pubblico:
“Difficile restare indifferenti alla violenza di Moebious di Kim Ki-Duk, qualcuno uscirà disgustato, ma si sente che dietro c’è un autore. Tra i provocatori anche Tsai Ming-liang con Straydogs e Philip Groening, La moglie del poliziotto costringe lo spettatore a resistere 175 minuti per venirne a capo.”
Non mancheranno, a quanto pare, anche ospiti illustri, le star, anche se Barbera afferma furbescamente, al quotidiano La Stampa, di preferire la qualità dei film ai grandi nomi che recitano in pellicole deludenti:
“Le star saranno presenti, eccome, non in numero minore rispetto allo scorso anno. Quando solo al servizio di un buon film, credo che le star ci debbano essere, servono a creare un’atmosfera di festa, aiutano la comunicazione sui media. Il cinema è fatto anche di corpi, di volti, di personaggi che diventano oggetto del desiderio dello spettatore. L’errore starebbe nel proporre un film magari venuto male, solo perché nel cast ci sono dei divi. In quel caso l’effetto è boomerang.”
Assolutamente condivisibile, un volto senza contenuti alle spalle è anzi controproducente, ma l festival è principalmente una fabbrica di sogni e la gente aspetta anche di vedere le mise delle dive al Lido. E quando gli si chiede se i Festival abbiano ancora senso, Barbera (e col ruolo che ha che ha come potrebbe averne), non ha dubbi:
“I festival servono e serviranno sempre di più. Anche se vengono continuamente messi in discussione, continuano a svolgere la funzione essenziale di valorizzare e dare visibilità ai film d’autore, al cinema meno scontato.”