Home Festival di Venezia Venezia 2011: Alps (Alpeis) – Recensione in anteprima del film di Giorgos Lanthimos

Venezia 2011: Alps (Alpeis) – Recensione in anteprima del film di Giorgos Lanthimos

Giorgos Lanthimos porta Alps al Festival: ecco la recensione di Cineblog

pubblicato 4 Settembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:45

Un’infermiera, un paramedico, una ginnasta e il suo allenatore hanno formato un servizio “a noleggio” e sostituiscono le persone morte su appuntamento. Vengono chiamati dai parenti, dagli amici o dai colleghi dei defunti. La compagnia si chiama proprio Alps (Alpi), e il loro capo, il paramedico, si fa chiamare Mont Blanc (Monte Bianco). Ma nonostante i membri di Alps sottostiano ad un regime disciplinato sotto le regole imposte dal leader, l’infermiera non le rispetta…

Yorgos Lanthimos è ossessionato dalla realtà “altra”. In Kynodontas, candidato agli Oscar come Miglior film straniero 2010, narrava la storia di un padre ed una madre che avevano creato un mondo perfetto dove crescere i propri figli: la propria casa, le quali mura esterne non si potevano oltrepassare. Per fare questo i genitori avevano creato un codice perfetto per costruire una realtà che non permettesse ai figli di crescere con la minima idea della possibilità di un mondo esterno: semplicemente insegnavano loro le parole d’uso comune con altri significati (mare = poltrona in soggiorno).

In Alps il gruppo capitanato da Mont Blanc con il compito di sostenere le persone colpite da un lutto, per adempiere al compito devono immedesimarsi nelle persone defunte. Ancora una realtà “altra” e ricreata sempre dagli stessi uomini. Lo stesso gruppo ha un codice, un manifesto di 15 regole che bisogna rispettare alla lettera. Perché essere membro di Alps significa avere responsabilità enormi quanto quelle dei genitori di Kynodontas: essere attori perfetti per mantenere su un castello (di carta). Essere membro di Alps, secondo la regola 14 (il testo originale del manifesto lo ha pubblicato il regista on line), vuol dire essere onorati di avere un titolo del genere e appartenere al gruppo: e bisogna “essere pronti ad uccidere o morire per esso”.

alps-FILM

Non sappiamo dirvi in questo momento se Alps è più o meno bello di Kynodontas, avendo visto il film da poco e costretti a poter ragionare poco su quel che abbiamo visto: fatto sta che Lanthimos si riconferma e ci regala un’altra opera spiazzante, decisamente non per tutti i gusti, ma originale e ricca di spunti su cui discutere. Con un ritmo lento ma che funziona come un imbuto, Alps prende per mano lo spettatore e lo conduce pian piano all’interno del suo clima allucinato e “sporco”, sospeso tra l’umorismo più macabro e una violenza che tarda a manifestarsi ma che prima o poi dovrà arrivare.

Lanthimos è bravo soprattutto in una cosa: giocare con le aspettative del suo pubblico. Non svela infatti tutte le sue carte, ma lavora per piccoli dettagli e per brevi informazioni. Lo spettatore si trova infatti a dover capire, soprattutto nella prima parte, se in un determinato momento uno dei membri di Alps stia vivendo la propria vita o magari stia recitando una parte. Ecco: più che una riflessione sul lutto e sulla morte, la pellicola è un saggio particolarissimo sulla recitazione, sull’identità e sulle regole.

Tra i quattro personaggi spicca senz’altro quella che viene rinominata Monte Rosa, la vera protagonista del film. In lei troviamo tutto il percorso che Lanthimos vuole che lo spettatore faccia all’interno del film. La donna deve essere ligia al dovere, non sgarrare per niente con i propri clienti, ma allo stesso tempo mantenere ogni distanza emotiva con loro. Ma che fare se ad un certo punto si inizia a perdere il controllo sulle proprie azioni e si inizia a voler diventare davvero la persona da sostituire, magari per altruismo o magari per ben altre e più oscure ragioni? Spingendosi più in là, rompendo le regole, si annulla la propria identità fino a confonderla. Con il rischio di non ritrovarla più.

Attenzione: come in Kynodontas non ci sono risposte. C’è solo la volontà da parte di un regista con una (già) notevole e spiccata personalità di dire la propria sul nostro mondo. Che non può che essere cupo, grottesco, distorto da uno stile freddissimo e una recitazione straniante (esilarante e riuscitissima la marcatura dell’accento greco quando si parla in inglese). Tutto è poi filtrato da un’ironia nerissima, come conferma anche il beffardo ed enigmatico finale, che lascerà tutti spiazzati. Non l’abbiamo ancora capito del tutto, ci stiamo ragionando, ci ritorneremo su: ma forse “non siamo ancora pop”.

Voto Gabriele: 8

Alps (Alpeis – Grecia 2011 – Drammatico 93′) di Giorgos Lanthimos con Aris Servetalis, Johnny Vekris, Aggeliki Papoulia, Ariane Labed.

Al momento della pubblicazione non conosciamo l’eventuale data di uscita nei cinema italiani.

Trailer ufficiale del film

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