Venezia 2011: Life Without Principle – La recensione del film di Johnnie To
Johnnie To alle prese con la crisi finanziaria in concorso a Venezia 2011
Un’impiegata di banca è costretta a piazzare fondi ad alto rischio ai suoi clienti per raggiungere gli obiettivi di vendita assegnati. Un piccolo malvivente consulta gli indici di borsa, sperando di guadagnare denaro facile per pagare la cauzione del compagno nei guai con la legge. Un inappuntabile ispettore di polizia cade nella disperazione quando la moglie paga un anticipo per un appartamento di lusso che non si può permettere, e quando il padre morente vuole che si occupi della giovane sorellastra che lui non sapeva di avere. Non hanno niente in comune finché non appare una borsa con 5 milioni di dollari rubati, che li trascina in una situazione intricata, costringendoli a prendere decisioni molto difficili fra il bene e il male.
Che i noir di Johnnie To siano solo degli action movie è un’idea superficiale che speriamo sia ormai solo di pochi. Perché coi suoi film, in cui conta molto e forse soprattutto l’aspetto estetico, il regista di Hong Kong fondatore della Milkyway ha raccontato anche gli aspetti più umani e spesso brutali dei suoi personaggi. Si prenda anche soltanto quello che per molti è ancora il suo capolavoro, A Hero Never Dies, storia di due killer che lavorano per due diversi boss che si concentra sull’amicizia che nasce tra i due: chi non si commuove ancora oggi dinanzi a quella bottiglia di vino sullo scaffale del bar?
Tre storie destinate ad incrociarsi. Tre piccoli uomini con un disperato bisogno di denaro nelle loro vite: su questo si concentra il nuovo Johnnie To. Non è più tempo di eroi, nell’epoca di crisi che stiamo vivendo. Non è più tempo perché siano le gang a scontrarsi, e non è più il tempo di “giocare” a guardie e ladri. Johnnie To prende di peso i tempi che stiamo correndo e li trasporta in Life without principle, dove a dover sopravvivere sono anche e soprattutto le persone comuni.
La storia del film sembra fatta apposta per il pessimismo del cinema di To. Un pessimismo che va ad unirsi alla concezione che il caso sia un vero e proprio bastardo, e che capiti ovviamente nei momenti che non ti aspetti. Nel bene e nel male. Una tematica che c’è anche in Life without principle, ad esempio nel momento in cui l’impiegata non riesce ad aprire il cassetto dove ha messo una busta molto importante, perché la chiave si è bloccata.
Tutta la prima parte è una “lezione” di finanza e organizzazione aziendale bancaria. Cifre, fondi, alto e basso rischio, quote, prestiti, sondaggi, e chi più ne ha più ne metta. C’è un momento che mette a dura prova la resistenza dello spettatore, ovvero tutta la lunghissima sequenza in cui l’impiegata spiega ad una vecchina, che vorrebbe guadagnare qualche soldo in più facendo qualche investimento ad alto rischio su alcuni prodotti, tutto il meccanismo per procedere con le azioni. Nella seconda parte il film si scioglie e si dedica di più all’intreccio, dopo la parte “preparatoria”: ma fatto sta che Life without principle non è proprio ‘sto granchè.
Intrappolato nella sua stessa sceneggiatura farraginosa, Johnnie To casca proprio lì dove si era rivelato un maestro: la costruzione del ritmo e della tensione. Va bene che, come si è detto prima, questo è un film diverso rispetto a molti diretti dal regista di Hong Kong, ed è anche vero che ormai è quasi inutile ricercare il regista di opere straordinarie come The Mission e PTU, film che si mangiano i pur apprezzatissimi Mad Detective e Vendicami. Però è dura appassionarsi con Life without principle.
Tra l’altro il film sembra parecchio compiaciuto di tutto il discorso che fa attorno al mondo della finanza, sia nel momento in cui lo critica, ma soprattutto nel momento in cui lo analizza e lo espone minuziosamente. Salvo poi mettere in bocca ai personaggi continuamente frasi sempliciotte come “Il mercato sta crollando”. Per tenere desta l’attenzione allora To si serve del giochetto degli sfasamenti temporali per sorprendere, ma il film avrebbe avuto forse più intensità con una struttura lineare. Qualche autocitazione (A Hero Never Dies, Breaking News), qualche momento ironico, e poco più, all’interno di un film un po’ antipatico e piattino. Che delusione.
Voto Gabriele: 5
Life Without Principle (Hong Kong 2011 – Noir 100′) di Johnnie To; con Ken Lo, Ching Wan Lau, Richie Ren, Denise Ho, Hoi-Pang Lo, Patricia Tang, Hang Shuen So.
Il film uscirà prossimamente in Italia distribuito da Fandango.