Elio Germano compie 33 anni: filmografia di un talento
Il romano nel 2010 è stato uno dei più giovani ad aggiudicarsi il Premio come miglior attore per il film La nostra vita di Daniele Luchetti. Le sue migliori cinque interpretazioni.
Oggi 25 settembre Elio Germano compie 33 anni e nonostante la giovane età è una delle più brillanti stelle del firmamento europeo, con alle spalle una filmografia che provocherebbe l’invidia di tanti colleghi più maturi, ma soprattutto un talento spontaneamente costruito che lo rende credibile sia nei panni del tossicodipendente, sia del padre di famiglia della roma popolana, sia nel ruolo del disadattato della provincia friulana.
Indubbiamente uno dei migliori attori italiani dal 2000 in poi; si è confrontato con ruoli radicalmente diversi tra loro e anche in quelle situazioni in cui il film non è proprio riuscitissimo (vedi il recente Padroni di casa), Germano ha sempre dimostrato capacità attoriali straordinarie, specialmente per un attore poco più che trentenne.
Nato a Roma da genitori molisani, esordisce sul grande schermo quando era ancora alle scuole medie, nella commedia di Castellano e Pipolo Ci hai rotto papà. Durante il liceo frequenta corsi di recitazione e nel ’99 viene scelto da Carlo Vanzina per interpretare il giovane Paolo ne Il cielo in una stanza. Da lì non si è più fermato, iniziando a lavorare mediamente in due film all’anno. Nel 2002 è un giovane carabiniere veneto in servizio a Lampedusa in Respiro, di Crialese. Una piccola parte, preludio di un ruolo più importante nel giovanilistico Che ne sarà di noi, di Giovanni Veronesi (2004), dove troviamo Germano a vestire i panni di un giovane “coattello” alle prese con le inquietudini adolescenziali dei diciottenni e in partenza per il famoso “viaggio della maturità”. Nonostante non sia il protagonista del film, spicca solennemente sia su Silvio Muccino che Violante Placido.
Dopo la grande prova corale di Romanzo criminale, dove interpreta l’eroinomane “Sorcio” e dopo aver amoreggiato con le squisite nudità della Bellucci in N – Io e Napoleone, nel 2007 lo vediamo al fianco di Riccardo Scamarcio in Mio fratello è figlio unico, regia di Daniele Luchetti. Il bello e il brutto, il fascista e il comunista: Germano vince il confronto a mani basse, attorialmente parlando, sul seppur discreto Scamarcio. E’ di un’altra stoffa e si vede.
L’anno successivo un ruolo difficile, da “matto del paese” in Come Dio comanda di Gabriele Salvatores: nella bassa friulana flagellata dalla disoccupazione, Germano si immedesima perfettamente nel ruolo dell’alienato, tenendo magistralmente testa al film che consacrò Filippo Timi.
Nel 2010, a trentanni esatti, il ruolo che lo porta definitivamente alla ribalta: La nostra vita, di Daniele Luchetti, storia di un padre “borgataro” che cerca di tenere uniti i cocci di una vita frantumata dall’improvvisa morte della moglie. Un uomo che lotta a testa bassa contro le avversità, un ritratto di un antieroe quotidiano, che si commuove ascoltando Vasco e che è talmente umano da risultare fittizio: Germano diventa l’italiano medio del 2010, che va nei centri commerciali, mangia la pizza nel cartone e fatica a far quadrare i conti a fine mese. Premiato come Miglior Attore al Festival di Cannes 2010. Da vedere.
Dopo tante commedie e altrettanti drammi (e ricordando anche il godibile (Magnifica presenza di Ferzan Özpetek) concludiamo con un film politico ispirato dai tremendi fatti di cronaca accaduti durante il G8 di Genova. Diaz – Don’t Clean Up This Blood (2012), regia di Daniele Vicari è una storia corale, un documentario crudo, terrificante, visto con gli occhi degli “sbirri”, dei manifestanti e della stampa. Germano è Luca Gualtieri, giornalista della Gazzetta di Bologna finito, come tanti altri incolpevoli, nel bel mezzo della macelleria messicana della Diaz. Altra grande prova. Tanti auguri Elio.