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Roma 2011 – The Eye of the Storm: Recensione in Anteprima

E alla fine scoccò l’ora del favorito numero uno. Perché secondo le quote dei bookmakers, a partire in pole position per il Marc’Aurelio d’Oro, almeno fino alla vigilia del Festival Internazionale del Film di Roma 2011, era proprio lui, The Eye of the Storm, accolto con un tiepido applauso dalla stampa.

pubblicato 30 Ottobre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 07:10

E alla fine scoccò l’ora del favorito numero uno. Perché secondo le quote dei bookmakers, a partire in pole position per il Marc’Aurelio d’Oro, almeno fino alla vigilia del Festival Internazionale del Film di Roma 2011, era proprio lui, The Eye of the Storm, accolto con un tiepido applauso dalla stampa.

Basato sul romanzo dell’autore Premio Nobel Patrick White, The Eye of the Storm meriterebbe un riconoscimento ‘di gruppo’ da assegnare allo straordinario cast, capitanato da un’invecchiata e maestosa Charlotte Rampling, con il solito spendido Geoffrey Rush ed una portentosa Judy Davis al loro fianco.

Elegante, raffinato, divertente, e ricco di battute pungenti, il film dell’australiano Fred Schepisi, regista di Roxanne, La Casa Russia, Creature selvagge, Vizio di famiglia e Le cascate del cuore, convince a metà, a causa di una lunghezza eccessiva, di una parte centrale appannata e di una lentezza a tratti ‘gratuita’, tanto da perdere quotazioni nel Toto-Marc’Aurelio.

Elizabeth Hunter è malata, anziana, e terribilmente sola. Dopo una vita di sfrenati divertimenti, e un tragico uragano che segnerà sempre la sua esistenza, la donna si prepara ad affrontare la morte. Ad assisterla, giorno e notte, una suora, un’affascinante infermiera che sogna i suoi gioielli e i suoi vestiti, una ‘cuoca’ tedesca che balla per lei cullando un passato ormai dimenticato, e un dolce e premuroso avvocato, in passato suo amante. Il figlio, celebre attore di teatro, e la figlia, principessa squattrinata rimasta senza un soldo e senza marito ma con il solo titolo nobiliare, corrono al suo capezzale per salutare quella madre che per decenni avevano dimenticato, gettando un occhio sul ricco patrimonio, da accaparrare il prima possibile. Se non fosse che il ritorno a Sidney dei due figli, ormai decisamente maturi, faccia riaffiorare ricordi apparentemente dimenticati, e sentimenti per troppo tempo nascosti.

Un’esplorazione selvaggia dei rapporti familiari, senza tralasciare le forti correnti sotterranee di amore e odio, commedia e tragedia, che le definiscono“. Così viene descritto dal suo regista The Eye of the Storm, classico titolo ‘da Festival’. Curato tanto nei dettagli scenografici quanto nella scintillante fotografia, che riflette luci e colori sui volti tristi e cupi dei vari protagonisti, The Eye of the Storm vola alto in più punti, per poi scendere in picchiata in tanti, troppi momenti di ‘stanca’, innegabilmente forzati e mal scritti.

Se l’inizio è scoppiettante, grazie alla repentina conoscenza dei tre fantastici protagonisti principali, interpretati da Geoffrey Rush, Charlotte Rampling e Judy Davis, divinamente caratterizzati ma a lungo andare ripetetivi nel mostrarci sempre la stessa ‘eccessiva’ immagine, il film perde peso con il passare dei minuti, a causa di uno script a tratti ridondante e poco chiaro, nello sciogliersi con sempre maggiore insistenza.

A trainare la pellicola, tecnicamente sopra la media, tanto dal punto di vista registico quanto scenografico, i tre attori principali, semplicemente superbi. Ad una Rampling ‘vecchia’, stanca nei lineamenti ma viva nell’animo, decisionista, forte, sessualmente libertina, perennemente immobile a letto e dalla lingua tagliente, si aggiungono un Geoffrey Rush ancora immaturo, anche se celebre attore, incapace di dare tutto se stesso ad un rapporto sentimentale e fermo nel non esternare emozioni, e una magnifica, impettita, succube del fascino della madre, frigida e algida Judy Davis, in odore di Premio come Migliore Attrice del Festival.

Con un occhio attento, spesso frizzante, e ‘sopra le righe’, Fred Schepisi delinea i tratti di quest’atipica famiglia australiana, con una madre dimenticata dai figli perché accusata di non saper amare, ed ora in cerca proprio di quell’affetto da lei sempre negato, perché a un passo dalla morte. Esplorando i rapporti famigliari di questo nucleo ricco di difetti ed umanità, Schepisi finisce per perdersi per strada, realizzando così un film decisamente interessante, per molti tratti affascinante, ma troppo spesso presuntuoso e banale, nel voler cavalcare il cliché di una ricca ed agiata famiglia di ‘arpie’, pronte a ringhiarsi addosso da mattina a sera, per poi venirsi incontro, e sputare veleno 2 secondi dopo, nascondendo affilate lame dietro la schiena.

The Eye of the Storm vincerà davvero il Festival di Roma, come pronosticato dai bookmakers alla vigilia? Se ciò non dovesse accadere, com’è probabile che non accada, un Premio, quello di Miglior Attrice, dovrebbe finire per acclamazione all’incantevole Judy Davis. Perché una prova superiore alla sua sarà davvero difficile, se non impossibile, da trovare.

Voto Federico: 7 – –
Uscita in Sala: da definire

The Eye of the Storm (Australia, 2011, drammatico) di Fred Schepisi; con Geoffrey Rush, Charlotte Rampling, Judy Davis, Alexandra Schepisi, Robyn Nevin, Colin Friels, Helen Morse, John Gaden, Dustin Clare, Maria Theodorakis

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