Gravity: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Come hanno reagito i critici dopo aver visto “Gravity”? Ecco i loro pareri
No, non ho ancora visto Gravity ma sono davvero curiosa. E voi? Visto? Piaciuto? Delusi? Dopo aver letto la nostra recensione, ecco uno sguardo alle parole dei critici Americani e Italiani. Su Rotten, mentre scrivo, il voto delle recensioni positive è del 98%. Praticamente un trionfo.
Thomas Caldwell – Cinema Autopsy: “Gravity” offre della tecnologia moderna che lascia lo spettatore senza fiato.
Blake Howard – 2UE Movie Show: Vedetelo sullo schermo più grande possibile, sentirete la profondità epica e vi perderete nello spazio.
Susan Granger – SSG Syndicate: Era dai tempi di 2001: Odissea nello spazio che non si vedeva una fantasia fantascientifica emozionante e intensamente avvincente come questo film. Meravigliosamente innovativo, è uno spettacolo impressionante da non perdere.
Jeff Meyers – Orlando Weekly: Possono essere i più emozionanti, e i più stressanti 90 minuti che avete mai vissuto al cinema.
Marc Mohan – Oregonian: “Gravity” si avvicina all’immediatezza, alla bellezza, e al realismo di 2001.
Simon Miraudo – Quickflix: Il vecchio adagio “Non fanno più film come una volta” dovrebbe essere cambiato, con “Gravity”, in “Non hanno mai fatto niente di simile prima”.
Joshua Rothkopf – Time Out New York: puro spettacolo, quasi sperimentale.
Kirk Honeycutt – honeycuttshollywood.com: è un punto di svolta per i film nello spazio profondo.
Lou Lumenick – New York Post: Un film popcorn visivamente coinvolgente, ogni momento dei 90 minuti non è un secondo sprecato.
Kevin Lally – Film International Journal: un’esperienza cinematografica innovativa.
Matt Pejkovic – Matt Movie Reviews: effetti speciali meravigliosi.
Marshall Belle – Hollywood & Fine: Uno straziante racconto da brivido dall’inizio alla fine… La vita o la morte, una storia ha bisogno d’altro?
Joanna Langfield – Minute Movie: Un film intimo di vaste proporzioni.
Roger Moore – McClatchy-Tribune News Service: Tecnicamente abbagliante ed emotivamente avvincente…
Louise Keller – Urban Cinefile: Siamo sul bordo in tutto. Non c’è tregua, nessun sollievo, nessuna rete di sicurezza e il fatto che quasi tutto il film si svolge nello spazio instilla tensione e claustrofobia.
Paul Chambers – Movie Chambers: Un grande film, forse il miglior film sullo spazio.
Sean O’Connell – CinemaBlend.com: Una discesa mozzafiato, un film da vedere assolutamente.
Edward Douglas – ComingSoon.net: Semplicemente il film più spettacolare che vedrete quest’anno.
Todd Gilchrist – The Wrap: un ritratto unico di speranza e di sopravvivenza, “Gravity” è sia una conquista tecnica virtuosistica sia una potente e viscerale esperienza cinematografica.
William Bibbiani – CraveOnline: Un profondo capolavoro borderline.
Erik Davis – Movies.com: unico, mai sperimentato in un cinema.
Owen Gleiberman – Entertainment Weekly: ci colloca proprio lì nello spazio, insieme con le persone sullo schermo.
Geoffrey Macnab – Indipendent: Un trionfo visivo, anche se la sua narrazione è inferiore.
David Jenkins – Little Lies: Il disaster movie di Alfonso Cuarón è uno dei migliori film dell’anno.
Giordania Farley – SFX Magazine: Un risultato maestoso, una fetta imponente di splendore cinematografico che stupisce e terrorizza in egual misura.
Nick McCarthy – Slant Magazine: alla fine è tutto effetto e poco interessa.
Michael leader – Film4: una meraviglia tecnica.
Sam Woolf – We Got This Covered: Un risultato impressionante di forma visiva.
Jason Gorber – Twitch: “Gravity” riecheggia i sogni di Méliès scritti su una moderna tela gigante, ma lo fa con tale moderazione impeccabile che vi lascerà senza fiato.
Walter Chaw – Film Freak Central: non è un buon film, ma è davvero un buon spettacolo.
Tom Huddleston – Time Out: non è solo il film più bello dell’anno, è una delle conquiste più suggestive della storia del cinema degli effetti speciali.
William Goss – Film.com: veramente impressionante.
Eugene Novikov – Film Blather: “Gravity” cerca di aggiungere pesantezza emotiva alla sua semplice storia di sopravvivenza, ma i suoi tentativi sono affaticati e poco convincenti.
Kate Muir – Times [UK]: cinema virtuoso che esplora e sfrutta lo spazio come mai prima.
Guy Lodge – HitFix: Per coinvolgimento di esperienza sul pubblico, non mi viene in mente nessun film simile.
Richard Corliss – TIME Magazine: Se il passato cinematografico è morto, “Gravity” ci mostra la gloria del futuro del cinema. Si appassiona a così tanti livelli. E poiché Cuaron è un visionario di prim’ordine, il film è davvero imbattibile per la vista.
Xan Brooks – Guardian [UK]: teso e coinvolgente, un urlo nel deserto, che aspira il fiato dai polmoni.
Todd McCarthy – Hollywood Reporter: il film più realistico e splendidamente coreografato mai ambientato nello spazio, “Gravity” è una storia di sopravvivenza che cattura la tensione.
Justin Chang – Variety: un lavoro di grande semplicità narrativa e complessità visiva…
Dario Zonta – l’Unità: (…) l’azione è puro thrilling e suspense, sin dalla prima inquadratura, ancor prima che l’evento traumatico colpisca i protagonisti.(…) Si può anche scorgere quel poco o tanto di traccia Kubrickiana laddove il film si pone come viaggio dell’essere umano, che qui finalmente ha come protagonista una donna, nella coscienza di sé, attraverso un’elaborazione della morte e dell’abbandono. C’è anche una inquadratura, molto suggestiva, nella quale la Bullock assume la posizione fetale dentro la navicella spaziale in assenza di gravità, come anche suggestiva è l’inquadratura che chiude il film. Il 3D è fantascientifico, il suono è futuristico.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero: (…) “Gravity” è uno di quei film, rari, capaci di suscitare una genuina e costante meraviglia. Siamo stati centinaia di volte nello spazio profondo. Ma nessuno, nemmeno il vitatissimo Kubrich, aveva mai usato con tanta libertà i corpi degli attori, i loro movimenti lenti e frenetici insieme, sposando il virtuosismo della regia (13 minuti ininterrotti di piano sequenza in apertura) a quello delle loro performance. Una gara di bravura esaltata dagli effetti speciali non meno che dalla sceneggiatura (firmata da Cuaron col figlio Jonas), che fonde i registi più vari, dalla commedia al mèlo esistenziale, senza perdere di vista il sottotesto filosofico né farsene sopraffare. Solo le musiche, chissà perché, sono di una banalità sconcertante. Il resto è grandissimo spettacolo.
Maurizio Porro – Il corriere della sera: (…) A favore del filmone che Alfonso Cuaròn ha scritto con il figlio Jonàs – saranno cento parole in tutto – autore anche di un “corto” che sviluppa una scena del film (visibile nel dvd come extra?), ci sta tutta la raffinatezza visiva di un miracolo tecnologico. La fotografia di Emmanuel Lubezki è nitida e meravigliosa, a incastri di linee: espressionismo astratto con una grafica misteriosa e un uso sapiente e appropriato delle 3D che arrivano in platea, fonte di plateale emozione.
Massimo Bertarelli – il Giornale: Che noia siderale (…) Clooney si toglie una sola volta il casco; la Bullock si leva i pantaloni argentei per mostrare cosce ancora sode. Si vola, ma la tensione è rasoterra.
Roberto Nepoti – la Repubblica: È difficile immaginare un uso più straordinario del 3D di quello magistrale di Alfonso Cuaròn in “Gravity”. (…) Tutto quello che avete visto finora al cinema è soltanto un gioco di effetti speciali, rispetto alla forza poetica delle immagine di Cuaròn. (…) Sbalorditivo nell’avvio, noioso nella parte centrale, Gravity si risolleva con un finale stupendo, che non è bello rivelare, all’insegna di un salto all’indietro dalla fantascienza alle origini della specie. Chi ammira Cuaron dai tempi degli esordi, continua ad aspettarsi un capolavoro che non arriva. L’impressione generale è che l’aumento dei bugdet, questo ormai sfiora i cento milioni di dollari, non comporti necessariamente una crescita artistica.