Da Venezia: due recensioni di The Black Dahlia
Tutti hanno dei segreti, e spesso e volentieri se vengono scoperti fanno grossi danni. Soprattutto a chi questi segreti li svela. Bucky Bleichert si troverà faccia a faccia a verità sempre più scomode, sempre più impressionanti, e tutto per cercare di capire chi ha ucciso questa attricetta che avrebbe voluto sfondare nel mondo del cinema,
Tutti hanno dei segreti, e spesso e volentieri se vengono scoperti fanno grossi danni. Soprattutto a chi questi segreti li svela. Bucky Bleichert si troverà faccia a faccia a verità sempre più scomode, sempre più impressionanti, e tutto per cercare di capire chi ha ucciso questa attricetta che avrebbe voluto sfondare nel mondo del cinema, ed invece sarà ricordata al massimo da qualcuno per un filmino porno e da tutti come “la dalia nera” tagliata a metà e con un sorriso lunghissimo stampato in faccia con un coltello. Se ancora non fosse chiaro che De Palma ama giocare con la macchina da presa, eccovi allora “The Black Dahlia“: ancora rallenti, ancora piani sequenza (non lunghissimi, questo giro, nulla a che vedere con un inizio alla “Omicidio in diretta” ma qualcosa c’è), ancora una fotografia ricercata, musiche notturne da amare. E ambientazioni suggestive in pieno noir anni ’50, che fanno da sfondo ad una storia malsana (però chi ha letto il libro parla già di tradimento e di minor sadismo) con due femme fatale sensualissime: la Johansson fuma una sigaretta ed è capogiro, la Swank (certo che dopo “Million Dollar Baby” vederla così… wow!) è una sorpresa per quanto riguarda questo lato dark ed erotico. Hartnett non è affatto male, ma spesso la sua voce è decisamente un po’ troppo calante… soprattutto quando si tratta della voce narrante, che è la sua: ma glielo si può perdonare.
De Palma riesce comunque a mantenere un buon ritmo, con scene di notevole tensione; ed è interessante notare come questa volta (non la prima) si conceda qualche sana incursione nell’horror puro, con morti ammazzati da urlo e assassini quasi argentiani (bellissima la figura tutta nera del killer con un cappello in testa e il coltello in mano), senza contare la visione della dalia nera tagliata a metà, verso la fine in una scena agghiacciante. Non c’è dubbio, quindi, che il regista di “Omicidio a luci rosse” rimescoli le carte in tavola della storia a suo modo per poter riprendere altri generi e registi che lo hanno sempre ispirato, per le sue solite note citazioni. Molte persone si sono lamentate di un’eccessiva complessità nella sceneggiatura, come se alla fine non tutti i nodi venissero chiaramente al pettine: ad una seconda visione probabilmente saranno accontentate.
Voto Gabriele: 8
Voto Natalie: 8
E questa, per par condicio, è la stroncatura di Michele, anche lui a Venezia:
5 ore di sonno e sveglia alle 8 per trovarsi con 50 metri di coda alle 9 di mattina la seconda proiezione di Black Dahlia di Brian de Palma. Non si incomincia affatto bene. Avendo letto la settimana scorsa il libro (nottate passate a leggere per finirlo prima di vedere il film) ero davvero curioso di vedere il suo adattamento su grande schermo. Il film “liberamente” tratto dal libro di J. Ellroy che ha sua volta tratto “liberamente” da un fatto di cronaca realmente accaduto a L.A. negli anni del dopo guerra: il brutale (e irrisolto) omicidio di Betty Short, la dalia nera appunto.
Per chi non ha visto il film e non ha letto il libro dir solamente che nel film di DePalma l’assassino Al Pacino (non accreditato nel cast) che ad un certo punto sbuca dal niente e fredda col suo M60 la dalia nera gridando “Do yo wanna fuck with me? hee?….fuck with this!!”…adesso che sapete chi l’assassino potreste pure considerare l’idea di risparmiare 7 euro e non andare a vedere il film al cinema. Se poi uno tiene conto del fatto che il film di DePalma un mero riassuntaccio del libro (la parte messicana della storia non esiste) in cui fatti e personaggi vengono riarrangiati e modificati per soddisfare esigenze temporali (2 ore son pochine), allora può direttamente investire i famosi 7 euro in qualcosa di più stimolante (in ordine: libro, alcool, droga, l’ultimo albo di casalinghe disinibite).
Parlando del film si tratta di un miscuglio Hardboiled “troppo pulito per essere tale”. Il libro molto più “sudicio” e sporco… un vero hardboiled. Nel lavoro di DePalma i personaggi fanno da marionetta per una sceneggiatura mai intrigante e molto tirata via, con dialoghi scopiazzati qua e là dal libro.
Il volume di Ellroy non sarà una miniera di spunti, ma qualcuno ne ha. Il film non si capisce dove voglia andare a parare. Il protagonista del libro “l’ossessione del poliziotto per la Black Dahila”, nel film invece questo aspetto (forse il più interessante di tutto il libro) scompare. Inoltre non si capisce pure come mai De Palma non abbia fatto interpretare i due ruoli (la dalia e la sua sosia) alla stessa attrice (un altro spunto mancato)…
Gli attori pure… decisamente fuoriforma (l’unico un po’ più sornione e in parte è Aaron (con 2 “a”??? ma che nome è?) Eckhart. La Swank è una bomba sexy decisamente conturbante mentre la Johanson e Hartnett sembrano abbastanza stoccafissati. Imbarazzante l’interpretazione della figura della madre del personaggio della Swank, che ci fa fare grandissime risate nella scena finale (decisamente patetica..)
Regia e musiche non mi hanno impressionato ma neppure disgustato…
Una occasione buttata via come i 7 euro di chi si aspetta di vedere un film di DePalma che non faccia rimpiangere Femme Fatale.
PS: sembra che durante le indagini svoltesi realmente per l’omicidio della black dahila sia stato addirittura incluso tra i sospetti nientepopodimeno che Orson Welles
Voto: *