Home Festival di Venezia Da Venezia: due recensioni di The Black Dahlia

Da Venezia: due recensioni di The Black Dahlia

Tutti hanno dei segreti, e spesso e volentieri se vengono scoperti fanno grossi danni. Soprattutto a chi questi segreti li svela. Bucky Bleichert si troverà faccia a faccia a verità sempre più scomode, sempre più impressionanti, e tutto per cercare di capire chi ha ucciso questa attricetta che avrebbe voluto sfondare nel mondo del cinema,

3 Settembre 2006 09:15



Tutti hanno dei segreti, e spesso e volentieri se vengono scoperti fanno grossi danni. Soprattutto a chi questi segreti li svela. Bucky Bleichert si troverà faccia a faccia a verità sempre più scomode, sempre più impressionanti, e tutto per cercare di capire chi ha ucciso questa attricetta che avrebbe voluto sfondare nel mondo del cinema, ed invece sarà ricordata al massimo da qualcuno per un filmino porno e da tutti come “la dalia nera” tagliata a metà e con un sorriso lunghissimo stampato in faccia con un coltello. Se ancora non fosse chiaro che De Palma ama giocare con la macchina da presa, eccovi allora “The Black Dahlia“: ancora rallenti, ancora piani sequenza (non lunghissimi, questo giro, nulla a che vedere con un inizio alla “Omicidio in diretta” ma qualcosa c’è), ancora una fotografia ricercata, musiche notturne da amare. E ambientazioni suggestive in pieno noir anni ’50, che fanno da sfondo ad una storia malsana (però chi ha letto il libro parla già di tradimento e di minor sadismo) con due femme fatale sensualissime: la Johansson fuma una sigaretta ed è capogiro, la Swank (certo che dopo “Million Dollar Baby” vederla così… wow!) è una sorpresa per quanto riguarda questo lato dark ed erotico. Hartnett non è affatto male, ma spesso la sua voce è decisamente un po’ troppo calante… soprattutto quando si tratta della voce narrante, che è la sua: ma glielo si può perdonare.

De Palma riesce comunque a mantenere un buon ritmo, con scene di notevole tensione; ed è interessante notare come questa volta (non la prima) si conceda qualche sana incursione nell’horror puro, con morti ammazzati da urlo e assassini quasi argentiani (bellissima la figura tutta nera del killer con un cappello in testa e il coltello in mano), senza contare la visione della dalia nera tagliata a metà, verso la fine in una scena agghiacciante. Non c’è dubbio, quindi, che il regista di “Omicidio a luci rosse” rimescoli le carte in tavola della storia a suo modo per poter riprendere altri generi e registi che lo hanno sempre ispirato, per le sue solite note citazioni. Molte persone si sono lamentate di un’eccessiva complessità nella sceneggiatura, come se alla fine non tutti i nodi venissero chiaramente al pettine: ad una seconda visione probabilmente saranno accontentate.

Voto Gabriele: 8
Voto Natalie: 8

E questa, per par condicio, è la stroncatura di Michele, anche lui a Venezia:

5 ore di sonno e sveglia alle 8 per trovarsi con 50 metri di coda alle 9 di mattina la seconda proiezione di Black Dahlia di Brian de Palma. Non si incomincia affatto bene. Avendo letto la settimana scorsa il libro (nottate passate a leggere per finirlo prima di vedere il film) ero davvero curioso di vedere il suo adattamento su grande schermo. Il film  “liberamente” tratto dal libro di J. Ellroy che ha sua volta  tratto “liberamente” da un fatto di cronaca realmente accaduto a L.A. negli anni del dopo guerra: il brutale (e irrisolto) omicidio di Betty Short, la dalia nera appunto.
Per chi non ha visto il film e non ha letto il libro dir˜ solamente che nel film di DePalma l’assassino Al Pacino (non accreditato nel cast) che ad un certo punto sbuca dal niente e fredda col suo M60 la dalia nera gridando “Do yo wanna fuck with me? hee?….fuck with this!!”…adesso che sapete chi  l’assassino potreste pure considerare l’idea di risparmiare 7 euro e non andare a vedere il film al cinema. Se poi uno tiene conto del fatto che il film di DePalma  un mero riassuntaccio del libro (la parte messicana della storia non esiste) in cui fatti e personaggi vengono riarrangiati e modificati per soddisfare esigenze temporali (2 ore son pochine), allora può˜ direttamente investire i famosi 7 euro in qualcosa di più stimolante (in ordine: libro, alcool, droga, l’ultimo albo di casalinghe disinibite).
Parlando del film si tratta di un miscuglio Hardboiled “troppo pulito per essere tale”. Il libro  molto più “sudicio” e sporco… un vero hardboiled. Nel lavoro di DePalma i personaggi fanno da marionetta per una sceneggiatura mai intrigante e molto tirata via, con dialoghi scopiazzati qua e làˆ dal libro.
Il volume di Ellroy non saràˆ una miniera di spunti, ma qualcuno ne ha. Il film non si capisce dove voglia andare a parare. Il protagonista del libro  “l’ossessione del poliziotto per la Black Dahila”, nel film invece questo aspetto (forse il più interessante di tutto il libro) scompare. Inoltre non si capisce pure come mai De Palma non abbia fatto interpretare i due ruoli (la dalia e la sua sosia) alla stessa attrice (un altro spunto mancato)…
Gli attori pure… decisamente fuoriforma (l’unico un po’ più sornione e in parte è Aaron (con 2 “a”??? ma che nome è?) Eckhart. La Swank  è una bomba sexy decisamente conturbante mentre la Johanson e Hartnett sembrano abbastanza stoccafissati. Imbarazzante l’interpretazione della figura della madre del personaggio della Swank, che ci fa fare grandissime risate nella scena finale (decisamente patetica..)
Regia e musiche non mi hanno impressionato ma neppure disgustato…
Una occasione buttata via come i 7 euro di chi si aspetta di vedere un film di DePalma che non faccia rimpiangere Femme Fatale.

PS: sembra che durante le indagini svoltesi realmente per l’omicidio della black dahila sia stato addirittura incluso tra i sospetti nientepopodimeno che Orson Welles

Voto: *

Festival di Venezia