32: il nuovo cortometraggio di Michele Pastrello
Facciamo il punto della situazione. Michele Pastrello è un giovane regista indipendente veneto che ha alle spalle due corti di successo, che qualche tempo fa vi abbiamo recensito volentieri, convinti come altri in giro per l’Italia che il ragazzo non solo ci sappia fare, ma abbia anche uno sguardo che pare ormai sparito dal nostro
Facciamo il punto della situazione. Michele Pastrello è un giovane regista indipendente veneto che ha alle spalle due corti di successo, che qualche tempo fa vi abbiamo recensito volentieri, convinti come altri in giro per l’Italia che il ragazzo non solo ci sappia fare, ma abbia anche uno sguardo che pare ormai sparito dal nostro paese.
Da un buon suspenser come Nella mia mente al più criptico, ma non privo di interesse, Nuvole, Pastrello è passato ad un terzo cortometraggio tutto da scoprire. E notare che è stato l’unico corto selezionato al Courmayeur Noir in Festival: non di certo una vetrina da poco, anzi. 32 incomincia da una riflessione ecologica che parte dal territorio veneto, ma ben presto è possibile estendere a tutta l’Italia.
In una regione dove ci sono 53000 km di asfalto, e dove in 40 anni si è perso il 20% della superficie agricola totale, si sta costruendo il Passante di Mestre, lungo 32 km e che interessa varie zone rurali. Ed è qui che 32 parte in quarta: una ragazza viene rincorsa da un uomo. Lei sembra molto semplice, lui è vestito come un uomo d’affari. Mentre le didascalie spiegano la situazione ambientale da cui partirà il parallelismo di base del corto, l’inseguimento non si placa…
Leggendo in giro tra le varie recensioni, salta fuori un filo comunque: 32 è un horror di base, certamente, ma va oltre. Forse è un dramma, anche a detta dello stesso regista; un dramma dalle venature soprannaturali, e che proprio nella sua metafora di partenza trova la sua personale definizione. Quando la ragazza viene raggiunta dall’uomo, si consuma lo stupro. Facile intuire chi rappresenti l’una e chi rappresenti l’altro.
In un territorio dove la campagna sparisce per lasciare (ancora) spazio al cemento, il Progresso dalla cravatta rosso sangue consuma i suoi capricci a danno di una Natura giovane e innocente. Forse innocente fino a un certo punto… Qui si pensa che Pastrello abbia capito una cosa fondamentale: più che dramma, più che eco-horror, più che film sociale travestitosi col genere, 32 è “semplicemente” la presa di coscienza di un giovane autore di cosa sia a tutti gli effetti il cinema d’orrore.
Che è spesso e volentieri un cinema di orrori, un genere che sotto il sangue scava nei dilemmi della società, degli ambienti, dei periodi in cui viene girato. Insomma: alla sua terza opera, Pastrello affronta uno degli aspetti più interessanti di sempre di questo genere. E vince la sfida. Tenendo a mente la lezione di quell’horror dichiaratamente arrabbiato e politico che fu dei migliori Hooper e Craven a cavallo tra i mitici ’70 e ’80, il giovane regista trova il modo più appropriato per esprimere un disagio davvero sentito, supportato da un’estetica che a suo modo entusiasma.
Com’è possibile che un autore italiano, giovane e indipendente si ricordi di alternare ad un dettaglio un campo lunghissimo? Ma, soprattutto, e lo sottolineamo, com’è possibile che non usi i vari campi e piani in un’estetica fine a sé stessa? Sì, forse c’è ancora speranza. C’è speranza anche quando si vede finalmente una fotografia digitale pulitissima, dai colori caldi (un applauso a Mirco Sgarzi), tutto meno che televisiva. Funziona ancora una volta anche l’apparato sonoro, così attento ai rumori quanto interessante nelle musiche (il tema al pianoforte è dello stesso Pastrello).
Quando avevamo parlato dei precedenti lavori, soprattutto di Nella mia mente, avevamo avuto riserve sui dialoghi della sceneggiatura. Qui il problema si risolve in modo semplice, perché bastano le immagini, le idee, le visioni (tra citazioni che sembrano spaziare dall’horror orientale a Lynch e Argento), e la parola resta dentro, soffocata fino alla fine – quando ormai non si può che fuggire via – nella protagonista. Che è meravigliosamente interpretata dall’esordiente Eleonora Bolla, padovana, classe ’86, che ci mette viso, lacrime, corpo, nudo e labbra insanguinate, con un approccio intenso e fisico che evidenzia carte da sfruttare in futuro e al più presto. Bene anche Enrico Cazzaro, bella presenza, a tratti anche inquietante.
32 è l’opera più matura di Michele Pastrello, che evidenzia un’evoluzione, pur mantenendo una sua buona coerenza con gli esordi. Come dite? Per dire se il regista è davvero maturo bisognerebbe vederlo al lavoro con un lungometraggio? Premesso che affrontare il genere in Italia in modo indipendente è esperienza più titanica che eroica, non vi preoccupate: il nostro parte con il suo primo lungometraggio. Molto del cast tecnico e artistico, a partire dalla Bolla e da Sgarzi, è confermato: per ora giustamente squadra che vince non si cambia, quindi mille auguri davvero.
Di seguito il trailer di 32: