Blancanieves: recensione della fiaba senza voce al ritmo del flamenco
La lettera d’amore per il cinema europeo senza voce, scritta dalla Blancanieves di Pablo Berger, in sala dal 31 ottobre 2013.
Dopo tante trasposizioni cinematografiche di Biancaneve e i sette nani, comprese le hollywoodiane Biancaneve (Mirror Mirror, 2012) di Tarsem Singh, con Biancaneve e il cacciatore (Snow White & the Huntsman, 2012) di Rupert Sanders, con una lettera d’amore al cinema europeo in silenzio, Blancanieves (2012) di Pablo Berger lascia la foresta nera delle fiabe popolari narrate dai fratelli Grimm, per la Spagna assolata e polverosa degli anni 20, che brama danze di morte nella plaza de toros a ritmo di flamenco.
La Spagna che assiste alla disfatta del leggendario torero Antonio Villalta (Daniel Giménez Cacho), segnata dal toro che lo paralizza e dalla morte della bellissima cantante Carmen de Triana (Inma Cuesta), che da alla luce la loro figlia, destinata a tornare nell’arena del padre come Biancaneve e quasi 7 nani (sei in realtà se sapessero contare).
La piccola Carmencita (Sofía Oria) allontanata da un padre infiacchito dalla malattia e la volontà interessata della sua infermiera, cresciuta in campagna con l’amore della nonna materna Doña Concha (Ángela Molina) e il ritmo allegro del flamenco di Alfonso de Vilallonga, emotivo come la partitura musicale del film muto che, mescolando composizioni sinfoniche ed orchestrali, da ‘voce’ a caratteri e personaggi, come il gallo dispettoso di nome Pepe annunciato dal campanello.
Un film in bianco e nero che fa a meno delle parole, nasce più di un secolo dopo i Lumière e prima di The Artist, ma di certo ha beneficiato del successo di Michel Hazanavicius per portare sullo schermo il progetto che ha impiegato nove anni per trovare 5.000.000 € e volti che non hanno bisogno di voce, come quelli con sguardo intenso e mimica magnetica che accomunano le due attrici che interpretano Blancanieves.
La ragazzina solitaria che alla morte della nonna è costretta a tornare nella casa del padre e della perfida nuova matrigna Encarna (Maribel Verdú), e diventa adolescente (Macarena García) tra il candore del bucato steso al sole e i compiti quotidiani che svolge come una governante, gli incontri segreti con il padre che le insegna l’antica arte della tauromachia, e quelli ufficiali con la matrigna che non le risparmia trattamenti crudeli e ‘bocconi’ amari.
La malvagia, eccessiva e tragicamente divertente Maribel Verdù, già vista in Y tu mamá también (2001) di Alfonso Cuarón e Il labirinto del fauno (2006) di Guillermo del Toro, che ricorre alle scale e sfumature hitchcockiane per liberarsi del marito facoltoso, e sfoggia uno spirito da sadica dominatrice del maniero, ben rappresentato dal dipinto che la ritrae con il cane al guinzaglio, ammiccando al rapporto sadomaso che intrattiene con l’autista, amante e complice Genaro (Pere Ponce), spinto ad uccidere la giovane Carmen.
La fanciulla creduta morta viene salvata da una compagnia di nani e dai loro spettacoli itineranti di tauromachia, gli stessi che sostituiscono il nome perduto con la memoria in Blancanieves, ‘come quella della fiaba‘, e le consentono di scoprire le sue innate abilità nell’arena.
Una lettera d’amore per il cinema europeo in silenzio, ispirata dalla fiaba dei Grimm, quanto da una fotografia di nani della corrida in España Oculta (1989) di Cristina García Rodero, e i maestri dell’espressionismo cinematografico degli anni ‘20.
Un paesaggio accattivante, tenuto insieme dal montaggio secco di Fernando Franco, la recitazione teatrale e la colonna sonora di Alfonso de Viallonga, con primi piani che evocano La Passione di Giovanna d’Arco di Carl Theodor Dreyer, o le ombre di Marnau, ma anche le scene d’acqua di Jean Vigo, la vendetta dei nani omaggio ai Freaks di Tod Browning, e i continui riferimenti a Buñuel, insieme ad antesignani del cinema come lo zootropio, ombre cinesi e la Lanterna magica di tipo bull’s eye (occhio di bue) nell’occhio del toro.
La Biancaneve di un melò bruciato dal sole della Spagna a corto di speranza o redenzione, che danza con la morte nell’arena che ha sconfitto il padre, mordendo la mela va incontro al suo destino fatale, mentre lo spettacolo itinerante del suo sonno eterno, offre baci di risveglio nella teca a vista, a chiunque sia disposto a pagare il biglietto al carrozzone del circo. Anche una donna prima del finale che luccica con una lacrima.
Un omaggio al muto che lascia senza parole, e dopo aver conquistato la critica e il pubblico internazionale, e rappresentato la Spagna agli Oscar 2013, arriva finalmente anche nelle sale italiane, distribuito da Movies Inspired a partire dal 31 ottobre 2013… la notte delle streghe.
Voto di cut-tv’s: 9
Voto di Gabriele: 8
Blancanieves (Spagna, muto b/n, 2012) di Pablo Berger; con Maribel Verdu, Angela Molina, Daniel Gimenez Cacho, Inma Cuesta, Macarena García, Pere Ponce, Ramón Barea, Josep Maria Pou, Emilio Gavira, Inma Cuesta – Al cinema da giovedì 31 ottobre 2013 – qui il trailer italiano.