Roma 2013 – Belle et Sébastien – Recensione in Anteprima
E’ toccato a Nicolas Vanier l’arduo compito di dar vita a Belle et Sébastien
Raccolta di novelle francesi di Cécile Aubry negli anni 80 diventate leggenda grazie ad uno straordinario anime giapponese che ha letteralmente cresciuto intere generazioni, Belle et Sébastien si è mostrato quest’oggi ad una lacrimosa platea al Festival Internazionale del film di Roma. Tra applausi scroscianti ad ogni ‘impresa’ compiuta e secchiate di inevitabile commozione, il titolo di Nicolas Vanier ha ‘aggiunto’ un terzo protagonista ai due personaggi del titolo. La natura.
Dai tratti quasi documentaristici nell’immortalare la bellezza incontaminata delle alpi, tra paesaggi mozzafiato e animali di ogni sorta, il film di Vanier si è ovviamente in parte allontanato dalla trama raccontata dalla serie MK Company, portandoci nel cuore della Seconda Guerra Mondiale. Sébastien è un dolce e solitario orfano che stringe un’amicizia indistruttibile con un gigantesco esemplare di pastore dei Pirenei che vive nei boschi intorno al paese. Da lui ribattezzato Belle. L’animale, picchiato dal suo precedente padrone, si rifugia tra le montagne dove gli abitanti del posto lo accusano di aver sbranato alcune pecore. Tanto da dargli la caccia per ucciderlo. L’unico a credere nella sua innocenza sarà proprio Sebastien, pronto a tutto pur di salvare la vita alla sua nuova ed unica amica. Tutto questo mentre i nazisti sono alla disperata ricerca dei partigiani del posto, accusati di accompagnare gli ebrei attraverso le alpi fino al confine svizzero…
Un’amicizia apparentemente impossibile; una Guerra da vincere; delle vittime predestinate da salvare; una mamma da ritrovare; un passato da dover sopportare; e una serie di pregiudizi da abbattere, affidandosi al cuore e agli occhi pregni di affetto ed amore di un enorme cane bianco. Di ingredienti da amalgamare Vanier ne aveva a bizzeffe, rischiando ovviamente di scivolare continuamente nella melassa spinta. Rischio non del tutto evitato, visto il finale volutamente ‘candido’ come il pelo di Belle, ma chiedere altro ad una pellicola simile era pressoché impossibile.
Aiutato dalle maestose scenografie naturali delle Alpi, riprese lungo 3 stagioni, il regista ha centrato l’intera opera sugli affetti dei protagonisti, sul male perennemente sconfitto dal bene, sull’imprevedibile montagna e sulle capacità recitative di una coppia straordinaria. Il bellissimo, dolce e gigantesco Belle, come al solito meno animale di tanti ‘colleghi’ attori, e il piccolo ma sorprendente Félix Bossuet, non solo clamorosamente somigliante al Sebastien ‘animato’ ma adorabile e credibile nell’indossare i panni di un dolce orfanello di 7 anni bisognoso d’affetto. La sua resistenza al gelo e alla neve, i suoi occhi pieni di speranza e i sorrisi trancianti lanciati alla compagna d’avventure bucano lo schermo, tanto da trasformare i due nei ‘veri’ Belle et Sébastien. Ed è qui che il film raggiunge il suo scopo.
Il resto, come detto, scivola spesso sulla lacrima facile e sulla scarsa logicità, tanto da deragliare nel finale tra fughe verso la libertà e nazisti redenti, infortuni miracolosamente dimenticati e improbabili ritorni a casa, ma senza mai andare incontro a quella spiacevole sensazione di fastidio che in altri casi avrebbe affossato l’intera pellicola causa scarsa credibilità. Un’impresa quasi impossibile qui diventata realtà, per merito di questi adorabili personaggi che hanno cresciuto e coccolato intere generazioni. Prima su carta, poi in televisione, ed ora sul grande schermo.
Voto di Federico: 6.5
Belle et Sébastien (Francia, 2013) di Nicolas Vanier; con Félix Bossuet, Tchéky Karyo, Margaux Châtelier, Dimitri Storoge, Andreas Pietschmann, Urbain Cancelier – uscita Italia: 30 gennaio