Aningaaq: il corto che completa Gravity diretto dal figlio di Alfonso Cuaron
Jonás Cuarón, figlio di Alfonso, ha diretto un cortometraggio che è un'”opera gemella” di Gravity, e che completa una sequenza fondamentale del film ragionando sugli stessi temi. Presentato alla 70. Mostra di Venezia, e in corsa per gli Oscar 2014, Aningaaq arriva oggi online: non perdetelo.
Sono passati quasi tre mesi da quando Gravity apriva tra l’entusiasmo generale la 70. Mostra del cinema di Venezia, cominciando il suo incredibile percorso che lo porterà di sicuro dritto agli Oscar 2014. Critica e pubblico non è mai stata così compatta nel salutare con entusiasmo un film d’apertura ad un festival negli ultimi anni.
Eppure l’entusiasmo e il chiacchiericcio attorno alla straordinaria opera firmata da Alfonso Cuarón non ha permesso ad Aningnaaq di avere lo stesso buzz. Cos’è Aningnaaq? Appunto. Nella sezione dei corti, in Orizzonti, c’era questo cortometraggio diretto dal figlio del regista, Jonás, che ovviamente ha collaborato alla sceneggiatura di Gravity.
Sostanzialmente Aningnaaq è un corto “gemello” (o satellite…) che completa Gravity. Si diceva che la Warner Bros. volesse distribuirlo direttamente in dvd e blu-ray come extra del blockbuster di Cuaron. Invece arriva oggi on line, forse per creare un po’ di passaparola, visto che si trova nella short-list dei corti candidati agli Academy Awards.
E quindi possiamo godercelo anche noi, trovando finalmente una risposta fondamentale: ma con chi diavolo parlava Sandra Bullock nel momento di “delirio” durante quella strana telefonata? Sorpresa: gli ululati dei cani e le risposte che la donna otteneva non erano frutto della sua disperazione o quant’altro, bensì erano proprio veri ululati ed erano risposte reali!
Jonás Cuarón, prendendo un po’ del budget messo a disposizione dalla Warner per Gravity, ha sostanzialmente creato il controcampo di quella scena di Gravity. Il risultato amplia i discorsi e le tematiche del film del figlio, con una punta di ironia, un bel po’ di poesia e commozione.
7 minuti da vivere tenendo ben a mente Gravity, e che riescono ancora a dire molto sulla solitudine, sul rapporto instabile tra uomo e tecnologia, sulla morte a tratti necessaria e sull’attaccamento atavico alla vita. Guardatelo più volte e commuovetevi con noi.