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Berlino 2012: la recensione di Captive

Imprescindibile, per chi se la sente. E’ Captive: il nuovo film di Brillante Mendoza con Isabelle Huppert.

pubblicato 14 Febbraio 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 03:58

Fino ad ora c’è stato solo un momento da brivido nella Berlinale. Parlo ovviamente della sezione ufficiale, quella che seguo quotidianamente. Mi riferisco al film Captive del filippino Brillante Mendoza con l’attrice francese Isabelle Huppert.

Negli ultimi anni, i principali festival del cinema non fanno che contendersi la presenza di questo regista che ha letteralmente imposto, più che presentato, a Cannes i suoi “Serbis” e “Kinatay” e che è poi stato anche a Venezia con “Lola”. Il film che ha presentato negli scorsi giorni a Berlino è la sua opera più ambiziosa, e anche più “convenzionale”, almeno in termini di soggetto e svolgimento cronologico.

Si tratta della storia, realmente accaduta, di un gruppo di stranieri che vengono rapiti da fondamentalisti islamici su di un isola nelle Filippine. Il sequestro assume presto la forma di una lunga marcia nella giungla che dura più di un anno tra il 2001 e il 2002. I numerosi tentativi di riscatto intrapresi dai militari mandati dal governo si trasformano sempre in carneficine in cui rimangono a terra tanto terroristi come sequestrati senza distinzione. La marcia è scandita da una serie di tappe tra cui c’è una sequenza infinita in un ospedale e l’incontro in una scuola.

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Isabelle Huppert interpreta la volontaria cattolica francese che si trova nelle filippine per portare medicinali e bibbie ai bambini. La sua presenza in mezzo ad attori sconosciuti è l’espediente narrativo con cui il regista passa continuamente dalla tragedia collettiva a quella personale.

Il cinema del regista regista il cui vero nome è Manguera si alimenta di emozioni primarie, in questo caso la paura. Nelle sue mani la camera a mano diventa un’estensione della retina. Il suo cinema infastidisce, turba, scomoda, puzza e alla fine da anche sui nervi ad alcuni. La signora accanto a me nel Berlinale Palast si sente male, ha un calo di zuccheri, la sua collega le offre un cioccolatino. Eppure il film è vibrante, penetrante, indimenticabile. Ti insegue nei giorni successivi. Sia chiaro, non sono l’unica a pensarla così, la proiezione è stata seguita da un applauso e addirittura ci sono voci di corridoio che la vogliono vincitrice (essendo Mike Leigh il presidente della giuria).

All’interno del caos che regna, il racconto di Mendoza arriva preciso e scandisce i momenti: lo stupore del sequestro, il terrore progressivo, gli angosciosi tentativi di riscatto e la constatazione che la libertà è solo un’illusione quando si trasforma in una merce di scambio.

È possibile che questo film, per me più maturo, deluda alcuni fan di Brillante Mendoza e gli procuri la facile accusa di aver tradito il suo stile sperimentale es estremo delle sue precedenti opere. Personalmente non ci trovo niente di male, anzi, se anche il signor Mendoza ha deciso di portare i suoi film alle sale e all’ampio pubblico con una storia che avrà si una sceneggiatura (ma assicura Isabelle Huppert che era praticamente tutto improvvisato) ma rimane potente, vibrante, Brillante per usare un facile gioco di parole. Imprescindibile, per chi se la sente.

Voto di Laura Lucchini: 9

Captive (Francia, Filippine, Germania 2011 – Drammatico 120 minuti) di Brillante Mendoza con Isabelle Huppert, Katherine Mulville, Marc Zanetta, Maria Isabel Lopez. Ancora sconosciuta l’eventuale data di uscita in Italia. Qui potete vedere 3 clip del film.

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