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Sergio Leone: un grande maestro per 7 film

Ricordando il grande regista, che si è spinto alle frontiere del genere e dello spazio-tempo cinematografico, con 7 film e qualche curiosità.

di cuttv
pubblicato 3 Gennaio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 05:38

Il compleanno è un buon giorno per ricordare Sergio Leone, a 85 anni dalla nascita e quasi 25 dalla scomparsa, con una carriera che conta 7 film, la trilogia del dollaro e quella del tempo.

Un grande maestro del cinema italiano e internazionale (attore, regista, sceneggiatore e produttore), passato dagli esordi romani come comparsa in Ladri di biciclette di Vittorio De Sica (uno dei preti tedeschi sorpresi dalla pioggia), a quelli di assistente di regia nella Hollywood sul Tevere, e direttore della seconda unità in colossal come Ben-Hur di William Wyler (1959), prima di cavalcare il successo spingendosi alle frontiere del genere con il cosiddetto Spaghetti Western.

Un grande regista che ha diretto solo 7 film e influenzato profondamente la storia della settima arte.

Sergio Leone e Ettore Scola, 30th International Fillm Festival di Cannes, 20 mag 1977

1961 – Il colosso di Rodi

 
Escludendo Gli ultimi giorni di Pompei (1959), la cui regia resta accreditata al Mario Bonnard malato che sostituisce all’ultimo minuto, Il Colosso di Rodi segna l’esordio ufficiale del regista e le prime avvisaglie della sua estetica, ricca di violenza e la libertà che costa sangue, anche se ancora orfano di quella colonna sonora di Ennio Morricone che finirà per completarla.

LA TRILOGIA DEL DOLLARO
Una trilogia per l’avvento dello spaghetti-western, dell’Uomo senza nome con il volto laconico e iconico del misterioso pistolero interpretato da Clint Eastwood, e le atmosfere musicali di Ennio Morricone, capaci di rendere colonna sonora un orchestrazione sinfonica di fischi e gocciolamenti, carillon e fisarmoniche, il fruscio del vento e il ronzio di una mosca, l’ululato del coyote e ..

1964 – Per un pugno di dollari

Il film che inaugura la trilogia destinata a cambiare il genere western, con un grande successo ispirato a La sfida del samurai (Yojimbo) di Akira Kurosawa, oscurato sul nascere dalla citazione in giudizio per la richiesta dei diritti non pagati agli autori Kurosawa e Kikushima, risarciti con i diritti di distribuzione del film in Giappone, a Taiwan, nella Corea del Sud e con il 15% degli incassi di tutto il mondo. Riguardo alla scelta di Clint Eastwood per l’uomo senza nome, resta la dichiarazione di Leone rilasciata nel 1982 a Cristopher Frayling

« Ciò che più di ogni altra cosa mi affascinò di Clint, era il modo in cui appariva e la sua indole. Nell’episodio Incident of the Black Sheep Clint non parlava molto… ma io notai il modo pigro e rilassato con cui arrivava e, senza sforzo, rubava a Eric Fleming tutte le scene. Quello che traspariva così chiaramente era la sua pigrizia. Quando lavoravamo insieme lui era come un serpente che passava tutto il tempo a schiacciare pisolini venti metri più in là, avvolto nelle sue spire, addormentato nel retro della macchina. Poi si srotolava, si stirava, si allungava… L’essenza del contrasto che lui era in grado di creare nasceva dalla somma di questo elemento con l’esplosione e la velocità dei colpi di pistola. Così ci costruimmo sopra tutto il suo personaggio, via via che si andava avanti, anche dal punto di vista fisico, facendogli crescere la barba e mettendogli in bocca il cigarillo che in realtà non fumava mai. Quando gli fu offerto il secondo film, Per qualche dollaro in più, mi disse: ”Leggerò il copione, verrò a fare il film, ma per favore ti imploro solo una cosa: non mi rimettere in bocca quel sigaro!” E io gli risposi: ”Clint, non possiamo tagliare fuori il sigaro. È il protagonista!”»

1965 – Per qualche dollaro in più

«L’uomo senza nome è tornato… L’uomo in nero sta aspettando! Come se uno non bastasse… come se la morte avesse bisogno di una coppia!»

Lo slogan che accompagna l’uscita del film è chiaro, e a pochi giorni dall’inizio delle riprese Lee Van Cleef finisce per affiancare Clint Eastwood nelle vesti del cacciatore di taglie colonnello Douglas Mortimer, ricompensato con 10 000 $, il biglietto dell’aereo per l’Italia e una rinascita artistica notevole, amplificata dall’interpretazione del cattivo ‘Sentenza’ in Il buono, il brutto, il cattivo.

1966 – Il buono, il brutto, il cattivo

La quintessenza del genere Spaghetti Western e dello stile inconfondibile e imitato di Sergio Leone, con i suoi piani vicinissimi, i panorami sconfinati, la violenza impietosa e il paesaggio sonoro, con 25 milioni di dollari incassati, fan appassionati come Quentin Tarantino, critici pronti a definirlo un classico e uno stuolo di fan di diverse generazioni.
Il film vanta molti omaggi e citazioni, da Il bello, il brutto, il cretino (1967) di Giovanni Grimaldi con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, a Django Unchained di Quentin Tarantino, dopo Kill Bill vol. 2 e Le Iene, passando per Brazil di Terry Gilliam, Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis e il sudcoreano Il buono, il matto, il cattivo di Kim Ji-woon, Vizi di famiglia di Rob Reiner o Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma di di Gore Verbinski, tra i tanti.

LA TRILOGIA DEL TEMPO
Una trilogie di epoche dilatate, insieme alla durata della pellicola per “C’era una volta il west” (175 min), “Giù la testa” (152 min) e “C’era una volta in America” (220 min), al ritmo delle colonne sonore di Ennio Morricone, e del montaggio di Nino Baragli.

1968 – C’era una volta il West

Poema epico e inno funebre dell’era del West, prodotto dalla Paramount Pictures, girato con mezzi superiori alle opere precedenti, e un cast di attori che conta Henry Fonda, Jason Robards e Charles Bronson, al fianco degli italiani come Claudia Cardinale, Gabriele Ferzetti e Paolo Stoppa, C’era una volta il West eleva Leone nell’impero dei grandi cineasti.

1971 – Giù la testa

Leone dirige la sua idea di rivoluzione Messicana dopo che il celebre Sam Peckinpah ha declinato l’offerta, impedendogli di chiudere il capitolo del western per dedicarsi all’agognato C’era una volta in America. 

«La Rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La Rivoluzione è un atto di violenza.»

1984 – C’era una volta in America

Dopo aver atteso un decennio, rifiutato diversi progetti, tra cui la direzione de Il Padrino (1972), e soddisfatto i capricci dei produttori per ottenere i finanziamenti del suo progetto più agognato e travagliato, Leone deve assistere al taglio della sua opera summa sul tempo spazio-tempo dilatato del cinema, ricco di flashback, flashforward, incastri di epoche e situazioni. Solo 28 anni dopo la prima uscita, il gangster-movie C’era una volta in America, torna al cinema, alle origini, all’amicizia e al tradimento, alla solitudini e al rimorso, con la versione restaurata di quattro ore e diciannove minuti, concepita, girata e voluta da Leone, che per anni abbiamo visto in quella ufficiale di tre ore e quaranta, o nella versione ‘mutilata’ di due ore e trenta.

Joe Pesci, Robert de Niro, Sergio Leone, James Wood, Danny Aiello, Once upon a time in America', 20 mag 1984