Il segnato: recensione in anteprima
La serie Paranormal Activity sforna il suo primo spin-off ufficiale e la sensazione di già visto regna sovrana.
Dopo lo spin-off non ufficiale Paranormal Activity: Tokio Night, tre sequel e un quinto capitolo in preparazione, approda nei cinema italiani Il segnato aka Paranormal Activity: The Marked Ones, primo spin-off ufficiale del franchise con nuovi protagonisti, qualche cameo con volti noti dai capitoli precedenti e un’ambientazione che ci porta nel cuore di una comunità latinoamericana di Los Angeles. All’interno di questa comunità vive il giovane Jesse (Andrew Jacobs), che dopo essere stato “segnato”, scoprirà di essere al centro di un complotto a sfondo demoniaco ritrovandosi prima testimone di incredibili eventi paranormali e in seguito braccato da misteriose forze oscure a cui cercherà di sfuggire con l’aiuto di amici e famiglia.
Il cammino su grande schermo dell’horror in formato found footage può essere riassunto in tre tappe fondamentali: le origini con l’antesignano Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, il fenomeno anni ’90 di The Blair Witch Project e l’inesplicabile deflagrazione al box office nel 2007 del primo e decisamente modesto Paranormal Activity (15.000$ di budget per oltre 200 milioni di dollari d’incasso); nel mezzo una pletora di titoli tra cui svettano per qualità film come REC, Troll Hunter, The Bay e il recente Skywalker Ranch e di contro per mediocrità ed estrema furbizia operazioni come ESP – Fenomeni paranormali, L’ultimo esorcismo, L’altra faccia del diavolo e appunto i sequel della serie Paranormal Activity.
In attesa del quinto capitolo del franchise, i produttori Oren Peli, regista del primo “Paranormal” e Jason Blum, che con la sua Blumhouse Productions ci ha regalato gioielli come Sinister e Insidious, cercano di spremere ulteriormente la serie il cui appeal da botteghino va inesorabilmente scemando.
Per questo primo spin-off viene reclutato il regista e produttore Christopher Landon, già sceneggiatore di Paranormal Activity 2, 3 e 4 e con all’attivo l’unica regia di un anonimo thriller del 2010 dal titolo Burning Palms. Sul fronte casting stessa modalità dei film precedenti con esordienti e volti semisconosciuti di provenienza televisiva, con questo sistema la serie è riuscita a contenere i costi, non superando mai il tetto massimo a film di 5 milioni di dollari di budget.
Su schermo per l’ennesima volta si dipana il ben noto e pigro iter creativo reiterato ad oltranza da diversi anni. Stavolta si perde l’occasione di sfruttare a dovere le suggestioni a sfondo pseudo-religioso regalate dalla nuova ambientazione, mentre al contempo si gettano letteralmente al vento ammiccamenti di stampo lovecraftiano con portali d’accesso a “luoghi profani” e di stampo squisitamente demoniaco, con possessioni fastidiosamente “light” che fanno venir voglia di dare in pasto il protagonista alla Regan di Linda Blair.
La trama è a dir poco evanescente, capiamo il bisogno di dare il massimo realismo a dialoghi e situazioni, ma un minimo di sforzo in fase di scrittura sarebbe stato gradito, perlomeno sul lato di una qualche “mitologia” legata al franchise che dopo cinque film resta nebulosa e priva di una qualsiasi suggestione orrorifica, non bastano certo un paio di “apparizioni” dai film precedenti e qualche stampa medievale a dare un minimo di coerenza al tutto.
Il film si dipana così all’insegna del prevedibile con il vero fenomeno inspiegabile che resta quello di questa videocamera che rimane sempre e comunque nelle mani dell’operatore di turno, una situazione in cui chiunque dotato di un minimo sindacale di istinto di sopravvivenza l’avrebbe già abbandonata al suo destino: inseguiti, aggrediti e di fronte a terrificanti eventi sovrannaturali la videocamera è sempre pronta a cogliere l’attimo, manco dietro l’obiettivo ci fosse il più scafato dei cameraman da zona di guerra.
Si giunge così ad un finale ancor più confusionario di quelli visti sinora. Urla, strepiti e un’orda di invasate trasformano il tutto in una fastidiosa baraonda con un fuggi fuggi generale di cui si attende con impazienza il culmine, così che tutto abbia finalmente un epilogo di cui però ahimè non v’è certezza, perchè di fronte a questa povertà creativa e di mezzi c’è il forte rischio di vedere approdare ancora su schermo non solo un numero imprecisato di Paranormal Activity, ma anche un’ulteriore serie di spin-off dalle più disparate e improbabili ambientazioni.
Incassi a prescindere che rappresentano l’unico motivo per cui questa serie continua a perdurare, quello che i realizzatori non sembrano comprendere appieno è che il found footage è un formato di ripresa e non un genere; se all’interno di questo formato non si inserisce un minimo di storia con personaggi che abbiano un qualche scopo ultimo e continuando a trattare il formato come un genere a sé, si proseguirà inevitabilmente con lo sfornare pellicole senza vigore narrativo, afflitte da un dinamismo fine a se stesso e capaci unicamente di ripetersi fino allo sfinimento.
Voto di Pietro: 3
Il segnato (horror / USA 2014) Un film di Christopher B. Landon. Con Richard Cabral, Carlos Pratts, David Fernandez Jr., Jorge Diaz, Kimberly Ables Jindra, Eddie J. Fernandez, Hector Luis Bustamante, Silvia Curiel, Crystal Santos, Tonja Kahlens, Andrew Jacobs, Catherine Toribio, Julian Works, Lucy Chambers, David Saucedo, Karolin Luna. Uscita giovedì 30 gennaio 2014.