Massimo Troisi: 5 film, citazioni veraci e poesia popolare ‘dint’o core’
Festeggiando Massimo Troisi, con 5 film, poetica popolare e verve partenopea.
Massimo Troisi, mai scomparso ‘dint’o core’ e sullo schermo, non ha bisogno di miracoli per conquistare ed essere ricordato. Basta la sua poesia popolare, solare e malinconica, la dialettica napoletana e la mimica persa dietro speranza e disincanto, capace di improvvisazioni dirompenti ed elevarsi oltre le risa.
Qualità trasformate in partiture per il grande schermo, dall’attore, lo sceneggiatore e il regista italiano, protagoniste del viaggio di oggi, che continua quello intrapreso dall’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma con il volto e il cinema di “Massimo regista” attraverso le foto inedite scattate sui set da Mario Tursi, e il documentario “Il mio cinema secondo me” di Raffaele Verzillo.
Comme aggio accumminciato a fare l’attore? Ecco… io ero ‘nu guaglione… ero andato a vedere un grande film. Si trattava di “Roma città aperta”, chillo grande lavoro di Rossellini. Me n’ero uscito da ‘o cinema con tutte quelle immagini dint’ ‘a capa e tutte quante le emozioni dentro. Mi sono fermato ‘nu mumento e m’aggio ditto… “Massimo, da grande tu devi fa’ ‘o geometra’.
“Paura nel mio lavoro? questo è un lavoro privilegiato, ave’ paura me pare ‘nu poco troppo… Se al limite un film va male puoi rimane’ amareggiato, ma la paura no, ‘a paura è quando ci stanno sessanta licenziamenti in fabbrica.”
Un viaggio malinconico e divertente, ricco di citazioni che non perdono mai di vista la realtà e i suoi paradossi, l’ipocondria resa poesia e la leggerezza trasformata in consistenza.
1981 – Ricomincio da tre
Che faceva San Francesco, parlava sempre agli uccelli? Sempre ‘int’ ‘e ‘rrecchie ‘e ‘sti povere bestie ca si chille vulevano essere ‘nu poco tranquille, no… Secondo me, guarda, per colpa ‘e San Francesco è nata ‘a migrazione ‘e gli uccelli.
1983 – Scusate il ritardo
“Vincè, mi piace fare l’amore con te…
– “Anche a me”
– “E allora perché non me lo dici mai?”
– “Che significa. Se lo faccio, lo facciamo, vuol dire che mi piace…pecché he’ mai visto ,per esempio, che me so’ dato ‘na martellata sulla mano, me so’ tagliato un orecchio,…no, sai pecché? Pecché non mi piace.”
1984 – Non ci resta che piangere (co-regia con Roberto Benigni)
Ricordati che devi morire!
Come?
Ricordati che devi morire!
Va bene.
Ricordati che devi morire!
Sì, sì… Mo’ me lo segno.
1987 – Le vie del Signore sono finite
Camillo ti serve qualcosa? eccerto, soldi, donne, camminà..
1991 – Pensavo fosse amore… invece era un calesse
Mamma mia… io guarda, io non è che so’ contrario al matrimonio eh, che non so’ venuto… Solo, non lo so, io credo che in particolare un uomo e una donna siano le persone meno adatte a sposarsi tra di loro, troppo diversi.
Perché siete tutti cosi sinceri con me, che cosa vi ho fatto di male io?
Forse il suo verbo non fa più miracoli di San Gennaro, ma se avete bisogno di scherzare un po’ con i grandi difetti dell’essere umano, consiglio di assumere parecchie ‘dosi’ della sua poetica gestuale malinconicamente ironica …
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