Oscar 2014, miglior attore non protagonista: Barkhad Abdi, Bradley Cooper, Michael Fassbender, Jonah Hill, Jared Leto
Il prossimo 2 marzo saranno annunciati i vincitori degli Oscar 2014. Scopri e vota con Cineblog tutti i candidati alla categoria Miglior attore non protagonista.
Ancora un sondaggio e un approfondimento sulle categorie Oscar, in attesa che il prossimo 2 marzo l’Academy annunci i vincitori dei Premi Oscar 2014.
Dopo avervi proposto i candidati per la miglior scenografia, costumi, trucco, fotografia, sonoro, montaggio sonoro, colonna sonora, canzone originale, effetti speciali. sceneggiatura originale, sceneggiatura non originale, montaggio, cortometraggio d’animazione, cortometraggio live-action, attrice non protagonista, attrice protagonista, quest’oggi è il turno dei cinque nominati per il Miglior attore non protagonista.
I candidati in ruoli di supporto di questa ottantaseiesima edizione sono Barkhad Abdi per Captain Phillips – Attacco in mare aperto, Bradley Cooper per American Hustle – L’apparenza inganna, Michael Fassbender per 12 anni schiavo, Jonah Hill per The Wolf of Wall Street e Jared Leto per Dallas Buyers Club.
A seguire trovate il sondaggio in cui potete esprimere la vostra preferenza sulla categoria e a seguire video e info sugli attori candidati.
Barkhad Abdi (Captain Phillips – Attacco in mare aperto)
– Sono in totale 6 le candidature all’Oscar assegnate al dramma basato su eventi reali di Paul Greengrass: miglior film, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e miglior attore non protagonista a Barkhad Abdi.
– L’attore africano Barkhad Abdi è l’outsider della cinquina, alla sua prima candidatura all’Oscar e al suo primo ruolo cinematografico ha già vinto un BAFTA proprio per il ruolo del pirata somalo nel film di Greengrass.
– Barkhad Abdi nasce il 10 aprile 1985. Nel 1999, all’età di 14 anni, Abdi si trasferisce con la sua famiglia a Minneapolis. Prima di dedicarsi alla recitazione Abdi ha lavorato come autista di limousine, gestore in un negozio, impiegato presso un’azienda di telecomunicazioni e disc-jockey in Minnesota.
– Barkhad Abdi ha avuto il ruolo di Muse, il capitano dei pirati. Maisler dice che non appena conosciuto Abdi, sapeva che Greengrass avrebbe voluto lui per interpretare il ruolo complesso ed impegnativo ell’avversario principale di Phillips. “Il peso sulle spalle di un giovane ed inesperto attore, in particolare per sostenere le sfaccettature del ruolo di Muse — che richiede capacità di essere minaccioso ed al tempo stesso compassionevole e contemplativo — è tremendo”, dice la Maisler. “Serve un tipo di persona speciale. L’asticella era molto in alto. Barkhad ha dimostrato una naturale abilità e io ero convinta che avrebbe dato al personaggio la giusta dimensione, così come scritto sulle pagine del copione — ma lui ha anche fatto suo il ruolo. A volte era dispotico ma tranquillo; ci accorgevamo che aveva un grande effetto sulle persone. Sembrava che gli altri ragazzi somali che avevamo provinato, lo trattassero come un vero leader”. Abdi possiede un’acuta consapevolezza delle pressioni che molti somali hanno affrontato, mentre le condizioni economiche del suo paese distrutto dalla guerra,si andavano deteriorando, sebbene dalle sue parti transitassero navi di linea che trasportavano carichi di valore.
Questa personale comprensione, lo ha condotto ad esplorare i motivi per cui un giovane come Muse, non più in grado di sopravvivere con i commerci abituali del suo paese, a causa dello sfruttamento eccessivo della pesca, sia diventato un pirata. “Credo che se le cose fossero andate diversamente, Muse sarebbe stato felice di fare il pescatore. Ma dato che sopravvivere così è impossibile e dopo aver visto uomini del suo villaggio convertirsi in pirati, vuole anche lui la sua parte del bottino”, spiega Abdi. “Ho ancira dei parenti in Somalia, quindi so cosa succede laggiù”, continua. “So che il mio personaggio vive in un luogo che offre veramente poche opportunità. Ma credo che al giorno d’oggi, in tutto il mondo, tutti coltivino il sogno di vivere alla grande.
Questo è l’imperativo di Muse. Ha grandi speranze — e visto che ha così poco, sente anche di non avere nulla da perdere diventando lui stesso un pirata. “Quando Muse abborda la Alabama, per lui è solo una questione di affari: il Capitano contatta la sua compagnia, la compagnia fa la denuncia alla sua compagnia assicuratrice, viene pagato il riscatto e nessuno si fa male. Ma stavolta non funziona così e lui si ritrova stretto alle corde sapendo che se non trova una via d’uscita, gli sarà fatale. Muse è un soldato semplice in un
complesso circolo di pirati, fondato da potenti investitori e sa di non poter ritornare a mani vuote. Come capitano del suo equipaggio, il suo lavoro è quello di trovare una soluzione. Si rende conto che l’unica via d’uscita è di mettere in acqua la scialuppa di salvataggio e tornare in Somalia, chiedendo da lì il riscatto per il Capitano Phillips. Si trova su una piccola lancia di salvataggio circondato da navi da guerra americane — la situazione è disperata. Nonostante ciò, riesce a mantenere il senso del comando e del potere. Secondo me, questo è quello che convince del personaggio”.
Il produttore Dana Brunetti nota, “Per gli abitanti dei villaggi della costa come Muse, l’accesso ad un economia legale è spesso impossibile. Nella pirateria, vedono un’opportunità di sfruttare un’economia alternativa: in questo caso, un’economia che porta ricchezza ad alti livelli, qualcosa di difficilmente raggiungibile in Somalia. Si vedono passare davanti agli occhi la ricchezza mondiale, proprio a portata di mano e che non aspetta altro che di essere presa. La Somalia è stata controllata per oltre venti anni da fazioni guerrigliere, che tengono la popolazione sotto stretto controllo. Naturalmente, Muse è un uomo pericoloso ma, durante lo svolgimento del film, si capisce che anche lui si sente intrappolato e sotto assedio proprio come il suo ostaggio. Eravamo in cerca di una persona completa, un essere umano completo, per il personaggio di Muse e la performance di Barkhad — qualcosa che trascendesse dall’atto criminale in cui è coinvolto, senza però indebolirlo, perché la vita reale è questa”.
Abdi si augura che il ritratto che dà di Muse, possa aiutare il pubblico a comprendere la tragedia Somala dall’interno, oltre che le ancor più complesse motivazioni dei pirati. “La pirateria è un crimine ed il film non cerca di assolverla, ma credo che le persone usciranno dal cinema con della compassione per Muse. Finisce con il confrontarsi con il potere dell’America — un giovanotto malnutrito, vestito di stracci contro tre enormi navi da guerra Americane. Si intuisce la situazione difficile. Certamente è un criminale ma è anche una persona messa alle strette. Mi ricordo di quando sono arrivato in America per la prima volta come immigrato, ho dovuto imparare a navigare in questo opprimente, estremamente ricco e potente paese. Non voglio fare paragoni tra le due situazioni, ma ho potuto capire come deve essere stato per lui guardare in alto e vedere queste fantastiche navi militari e pensare, beh, ‘E adesso?’” Tom Hanks è rimasto particolarmente colpito, da come Abdi abbia portato il suo personaggio in una reatltà palpabile. “Questa storia dipende dalla raffigurazione di tutti gli aspetti collaterali del personaggio, da parte di Barkhad — non fa mai sembrare che Muse diventi il cattivo della storia”, dice Hanks. “Per un giovane ed inesperto attore come lui, intepretare un ruolo così complesso con tale sicurezza, è stato strabiliante. Trasmette un’incredibile gamma di emozioni e sfumature di espressioni e questo non è che lo puoi inegnare. Il suo personaggio inizia con quel qualcosa che tutti noi pensiamo di conoscere — un temibile pirata che guida un’equipaggio armato, in un terribile sequestro criminale di una nave disarmata — e senza nemmeno scusarsi per questo, trascina il pubblico in un profondo turbinio di emozioni, con un essere umano responasabile di questa azione: un giovane Somalo che nutre aspirazioni comprensibili a tutti noi, ma che è assolutamente bloccato dal perseguire tali aspirazioni, a causa delle incredibilmente difficili condizioni di vita in Somalia.
Bradley Cooper (American Hustle – L’apparenza inganna)
– Delle 10 candidature ricevute dal film di David O. Russell quattro hanno incluso tutte le categorie dedicate alle performance attoriali: miglior attore protagonista (Christian Bale), miglior attrice protagonista (Amy Adams), miglior attrice non protagonista (Jennifer Lawrence) e miglior attore non protagonista a Bradley Cooper.
– Bradley Cooper è alla sua seconda candidatura all’Oscar dopo quella assegnatagli la scorsa edizione come miglior attore protagonista per Il lato positivo – Silver Linings Playbook, altro film diretto da David O. Russell.
– Cooper parla del film e della collaborazone con David O. Russell: “Adoro lavorare con David. Se gli dai fiducia, riesce a trasportarti in un’emotività piena di verità. I personaggi e le interpretazioni diventano estremamente più ricchi e intensi. Ed è davvero un’esperienza intensa, perché come attori siamo persone vulnerabili, ma è proprio nella vulnerabilità che viene fuori la verità. Più conosci David e il suo modo di fare, più facile diventa immergerti in esso e lasciarti andare – come in una famiglia.”
Richie DiMaso, il personaggio di Cooper, non è il tipico “uomo del Governo”, ed è proprio questo il problema. “È come se stesse sprecando la sua vita, pensa che dovrebbe essere diversa, più movimentata” dice Cooper. “Si fa fare i capelli ricci come i giocatori di baseball, perché vuole essere diverso, e secondo lui i giocatori di baseball sono cool. Quando incontra Irving e Syd, è affascinato dalla loro vita. E comincia a frequentarli. Sydney lo porta in discoteca, rivoluziona il suo modo di vestire – e lui si sente affascinato da quel mondo”.
Suckle dice che Cooper ha mostrato grandissimo impegno come produttore esecutivo del film – la sua energia sul set era contagiosa, capace di spingere tutta la produzione con grande carisma. “Bradley è il nostro quarterback” racconta. “Lui e David riescono a lavorare assieme in modo speciale. Hanno una specie di rapporto fratello maggiore/fratello minore, e questo è utile quando si ha poco tempo a disposizione. Sono telepatici, riescono a guardarsi senza dire niente, e capiscono che cosa l’uno vuole dall’altro. È una bella cosa da vedere.”
Michael Fassbender (12 anni schiavo)
– Delle 9 candidature ricevute dal biopic di Steve McQueen tre sono dedicate alle performance attoriali: miglior attore protagonista (Chiwetel Ejiofor), miglior attrice non protagonista (Lupita Nyong’o) e miglior attore non protagonista a Michael Fassbender.
– Michael Fassbender alla sua prima candidatura all’Oscar interpreta il ruolo di un violento e instabile proprietario di piantagioni che mercanteggia in schiavi.
– Questo è il terzo film che Fassbender gira con il regista Steve McQueen dopo Hunger (2008) e Shame (2011).
– Questa volta Fassbender esplora un aspetto diverso del carattere umano, nei panni di Edwin Epps, il proprietario di schiavi della Louisiana a cui Solomon viene ceduto in pagamento di un debito. Epps si rivelerà un uomo tormentato e dedito all’alcol, preda di furiose esplosioni di rabbia alimentate dalla testarda determinazione di Northup. Il vero Epps era così famoso per il suo comportamento violento e riprovevole, che ancora oggi in Louisiana si usa l’espressione “Non fare l’Epps”, quando qualcuno diventa molesto.
Nella sua autobiografia, Northup lo descrive come “rozzo e ripugnante” e come qualcuno “che non ha goduto dei vantaggi di un’istruzione”. Fassbender non ha avuto paura di interpretare un personaggio così negativo. “Michael ha dato il massimo, come sempre”, dice McQueen. “Michael ha trovato la chiave giusta per dare al personaggio lo spessore che meritava”, osserva Ejiofor. “Il suo Epps non è solo un cattivo, è anche un uomo tormentato che sente di avere tutti contro e reagisce sfogando la sua rabbia sulle cose che gli appartengono, come Solomon e gli altri schiavi della piantagione. Michael è riuscito a farne un personaggio ripugnante e affascinante insieme”.
Fassbender è rimasto colpito prima di tutto dalla storia. “È una storia importante da raccontare”, dichiara l’attore. “Parla di quello che gli esseri umani sono capaci di fare ai loro simili”. Per mettere a fuoco il personaggio di Epps, l’attore ha cercato di capire le ragioni alla base del suo comportamento. In un mondo agricolo in cui ci sono poche certezze, Epps le trova nell’illusione del controllo esercitato in modo cruento e dispotico sui suoi schiavi. Ma Northup rappresenta una sfida a tutto questo. “Io credo che Solomon sia più intelligente di Epps”, osserva l’attore, “e che lo faccia sentire inadeguato. Per Epps rappresenta una minaccia, e questo lo espone a continue ritorsioni”.
Tra i due uomini c’è Patsey, la schiava con cui Epps ha una relazione. Epps non sa spiegarsi l’attrazione che prova per lei, né tanto meno sa spiegarla alla moglie intollerante. “È ossessionato da Patsey, e non riesce a farsene una ragione, ad accettarlo”, spiega l’attore. “Per sua moglie è doppiamente frustrante, perché nella piantagione tutti lo sanno. Per Patsey, invece, è un autentico inferno, perché è vessata da entrambi: praticamente è alla mercé di due persone violente e incapaci di compassione”.
Fassbender voleva arrivare al cuore di quella mancanza di compassione. “Seguo sempre lo stesso percorso, quando affronto un ruolo”, spiega l’attore. “Leggo e rileggo il copione cercando le scene che rivelano meglio alcuni aspetti del personaggio. Che cosa cerca? Quali sono le radici della sua violenza? Come ti relazioni con persone che ritieni “subumane”? In che modo infliggere ad altri sofferenze quotidiane ha un impatto su di te, sul tuo muscolo della memoria? E come puoi conviverci? Nella mente di Epps vedevo un continuo tiro alla fune…”
Lavorare con McQueen, con cui ormai c’è un rapporto collaudato,
ha consentito a Fassbender di fare emergere tutto questo. “Steve capisce il comportamento umano. È spinto da una curiosità autentica e affronta qualsiasi tema senza pregiudizi”, spiega Fassbender. “Fa il suo lavoro con grande passione, e si aspetta che tutti gli altri facciano altrettanto”.
Jonah Hill (The Wolf of Wall Street)
– Delle 5 candidature all’Oscar ricevute dalla black-comedy biografica di Martin Scorsese due riguardano le performance attoriali: miglior attore protagonista (Leonardo Di Caprio) e miglior attore non protagonista a Jonah Hill.
– Jonah Hill è alla sua seconda candidatura come miglior attore non protagonista, dopo quella ricevuta nel 2012 per un ruolo nel dramma sportivo L’arte di vincere (Moneyball) in cui recitava al fianco di Brad Pitt.
– Martin Scorsese oltre che dal poter tornare a collaborare con DiCaprio era anche eccitato dal resto del cast a disposizione: “C’era Jonah Hill, che è incredibile nei panni di Donnie; La produttrice Emma Koskoff ricorda che Hill ha conquistato subito Scorsese. “Quando Jonah ha fatto il provino per il ruolo di Donnie, ha impressionato subito Marty. Io l’avevo visto ne L’arte di vincere e conoscevo le sue enormi potenzialità, che andavano ben oltre quelle di un semplice attore comico. Nonostante questo, venivamo continuamente sorpresi dal suo talento”.
Hill interpreta Donnie Azoff il socio di affari e atti criminali di Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio), che passa dall’essere un normale vicino di Jordan al cofondatore della sua azienda e una sorta di antieroe, che disprezza qualsiasi regola. Jonah Hill ha affrontato il ruolo con un impegno assoluto, mantenendo la comicità insita nella sceneggiatura. “Jonah fornisce un grande umorismo”, sostiene McFarland. “E’ un attore fantastico, ma è anche assolutamente divertente e il modo in cui incarna Donnie consente di alleggerire il tono del film. La sintonia tra lui e Marty era incredibile”. DiCaprio, parlando del lavoro di Hill nel film, sostiene che: “lui mi ha detto di voler supportare me e Marty mostrando l’essenza di questi personaggi e in particolare di quest’uomo. E’ stato un atteggiamento eccitante per tutti noi. Lui forniva energia a ogni scena in cui era presente e il suo personaggio è esilarante dall’inizio alla fine.
Jared Leto (Dallas Buyers Club)
– Delle 6 nomination ricevute dal dramma basato su una storia vera diretto da Jean-Marc Vallée, due sono state assegnate alle performance attoriali di altissimo livello di Matthew McConaughey (miglior attore protagonista) e Jared Leto (Miglior attore non protagonista).
– Jared Leto, che è il favorito della cinquina, è alla sua prima candidatura all’Oscar. Per interpretare il ruolo del transessuale Rayon, Leto ha intrapreso una drastica trasformazione fisica con la perdita di ben 15 chili.
– Leto per il ruolo in Dallas Buyers Club ha già ricevuto un Golden Globe.
– Per i ruoli da affiancare a McConaughey, Vallée e i produttori erano alla ricerca di attori che sapessero difendersi, dal momento che i loro personaggi avrebbero avuto vivaci botta e risposta con Ron. «Stava diventando uno di quei film in cui una grande sceneggiatura può funzionare altrettanto bene sullo schermo solo con il giusto cast», dice la Brenner. «Il limite era stato segnato dalla trasformazione di Matthew in Ron». «Sono stata io a suggerire a Jean-Marc il nome di Jared Leto per il personaggio di Rayon. Continuavo a pensare a Jared, sentivo che quel personaggio aveva la sua voce».
L’istinto della Brenner era corretto, infatti Leto cominciò per prima cosa a lavorare «alla voce di Rayon, per settimane». Nella storia del cinema, attori come Peter Sellers dovevano creare e perfezionare la voce dei loro personaggi prima che il resto dell’interpretazione potesse prendere corpo. E in effetti, Vallée afferma di non aver «mai conosciuto Jared Leto. Ho incontrato Rayon, ma non conosco Leto. Jared non mi ha mai mostrato il vero Jared. Durante il nostro primo incontro era Rayon e ha tentato di sedurmi. Era completamente dentro il personaggio, ed era anche vestito come lui». Da quasi cinque anni, Leto lavorava come autore, regista, musicista e cantante, e non sembrava interessato a tornare a recitare, ma come spiega lui stesso, «fu il convergere di una serie di elementi: il ruolo, il copione, il regista, Matthew nella parte di Ron, era impossibile rifiutare questo lavoro».
«Avevo parecchi impegni in quel periodo, ma come dice sempre un mio amico: “Se ti serve qualcosa, chiedilo alla persona più occupata nella stanza”». Afferma la Brenner: «Eravamo entusiasti all’idea che Jared tornasse a recitare proprio con il nostro film». Aggiunge Leto: «Sapevo che il ruolo avrebbe richiesto il massimo impegno da parte mia, ma mi attirava anche per questo. Non volevo mantenermi a distanza dal personaggio, volevo entrare il più possibile nei suoi panni». «Grazie a questo meraviglioso e bellissimo personaggio che ho avuto il piacere di costruire, di creare, ho avuto l’occasione di conoscere a fondo le persone. È stato davvero gratificante.