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Alain Resnais è morto: il ricordo di Cineblog

Attivo negli anni della Nouvelle Vague, ne fu considerato l’ispiratore pur non avendo mai fatto formalmente parte del movimento.

pubblicato 2 Marzo 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 03:46

Il regista francese Alain Resnais è morto ieri, sabato 1 marzo, a Parigi. Aveva 91 anni e la notizia è stata data alla stampa solo questa mattina dal produttore Jean-Luois Livi. “E’ morto circondato dall’affetto dei suoi cari” ha aggiunto Livi all’agenzia France Presse che da diffuso la notizia, che ha subito fatto il giro del mondo.

Amatissimo regista del raffinato Hiroshima mon amour (1959), Alain Resnais ha vinto un Leone d’Oro per L’anno scorso a Marienbad (1961) con Giorgio Albertazzi, un Leone d’argento, due Orsi d’argento, tre premi César e un David di Donatello.

Nato nel giugno del ’22 in una famiglia di grande cultura, Alain Resnais è da sempre stato appassionato di tutte le forme d’arte, dalla letteratura al teatro. Si è avvicinato all’audiovisivo a soli 12 anni, quando il padre gli regalò per Natale una Super8 e già nel Dopoguerra realizzò dei documentari d’arte molto interessanti su Van Gogh e Guernica.

Contemporaneo della Nouvelle Vague, Resnais fu però più che altro vicino al gruppo “Rive Gauche”, di cui fecero parte Chris Marker, col quale firma Les Statues meurent aussi (Prix Jean Vigo 1954), e Agnès Varda.

Hiroshima mon amour è il suo primo lungometraggio: esce nel 1959, qualche settimana dopo I 400 colpi, e s’impone all’attenzione internazionale come una delle grandi opere del cinema francese per l’audacia del tema e lo stile narrativo, moderno e affascinante. E contiene in sé il tema della memoria, che sarà centrale nella sua produzione.

Resnais vince il Leone d’Oro nel 1961 con L’Année dernière à Marienbad (e un altro lo vinse alla carriera nel 1995) e sempre sul tema della memoria vinse con Providence (1977) il César come miglior regista e miglior film dell’anno. Insieme al tema più ‘intimo’, ma non per questo meno collettivo, della memoria ci sono anche le pellicole di maggior impegno politico, in cui la forma artistica si coniuga con l’impegno: è il caso de La Guerre est finie (che vinse il Prix Louis-Delluc nel 1966), senza dimenticare che prese anche parte al film collettivo Loin du Vietnam e al manifesto utopista L’An 01.

A dispetto dell’immagine di cineasta intellettuale ha anche nei generi più popolari, dando spazio nelle sue pellicole anche ad interpreti molto amati dal pubblico francese: tra le sue opere ricordiamo anche Je t’aime, je t’aime (1968), Mélo (1986), On connait la chanson (Cèsar come miglior film nel 1998), e anche un’operetta, Pas sur la bouche. E’ forse Mon Oncle d’Amérique (1980) a rappresentare meglio degli altri la natura eclettica del suo cinema: il film vinse il Grand Prix a Cannes 1980.

Con Smoking/No Smoking torna a vincere il César come miglior regista e per il miglior film nell’edizione 1994. Nel 2009 vince il Gran Premio Speciale della Giuria a Cannes per Les herbes folles, che fa incetta di nomination, e solo qualche settimana fa ha vinto il Prix Alfred-Bauer alla Berlinale 2014 (dove ha ricevuto 8 nomination) per Aimer, boire et chanter, che uscirà nelle sale solo il prossimo 26 marzo e di cui in apertura vediamo il trailer.

Una carriera densa e poliedrica, chiusasi con un ultimo premio e un film in uscita nelle sale. Un finale da standing ovation.