47 Ronin: Recensione in Anteprima
Una leggendaria storia di coraggio giapponese tramandata da secoli, generazione dopo generazione.
Una storia che in Giappone è semplicemente leggenda, tramandata nei secoli e ogni anno, a metà dicembre, celebrata come si deve, tanto da meritarsi l’inevitabile trasposizione cinematografica formato kolossal. Perché 47 Ronin è costato alla Universal l’astronomica e folle cifra di 175 milioni di dollari, affidati ad un regista esordiente come Carl Rinsch. Il risultato, neanche a dirlo, è stato disastroso. Appena 38 milioni d’incasso negli Usa, diventati 145 in tutto il mondo. Questo sta a significare che lo studios ha perso circa 100 milioni secchi, affondando miseramente dinanzi alle stroncature che hanno accompagnato l’uscita del film in America. Stroncature meritate. Questo è il punto.
Perché 47 Ronin non sfiora neanche lontanamente i doverosi e richiesti toni epici, si tiene lontano mille miglia dall’eleganza del genere wuxiapian di stampo cinese e soprattutto annoia terribilmente. Manca di ritmo il deludente debutto registico dell’inglese Rinsch, che ha dichiaratamente voluto omaggiare Miyazaki e Hokusai in alcune discutibili scelte stilistiche, saltando continuamente da un genere all’altro. Dal fantasy all’action, passando per il thriller, il dramma romantico, il racconto storico e in costume, con attori giapponesi celebri in patria qui costretti a parlare inspiegabilmente l’inglese, dando ancor meno senso ad un’operazione che dal punto di vista produttivo è un vero e proprio ‘Seppuku’.
Mattatore della pellicola un depressivo e monoespressivo Keanu Reeves nei panni di Kai, misterioso ed emarginato ‘mezzosangue’ che si unisce ad Oishi (Hiroyuki Sanada), leader dei 47 Ronin in cerca di vendetta nei confronti del tiranno Signore della Guerra che ha ucciso il loro Maestro, bandendo i suoi seguaci guerrieri. Neanche a dirlo inizialmente osteggiato da tutti perché diverso, Kai riuscirà a conquistare la fiducia dei celebri samurai, promettendo a se’ stesso di salvare e proteggere l’amata Mika, principessa rapita dal perfido tiranno e sua promessa sposa.
Una storia pregna di coraggio che trae le sue origini dal XVIII secolo, quando 47 samurai diventati Ronin (ovvero senza padrone) onorarono la morte del loro signore vendicandolo. Dinanzi alle straordinarie premesse produttive che ben facevano sperare, il kolossal Universal arranca vistosamente nella pochezza di idee registiche solo apparentemente ‘oscurate’ dai ricchi e meravigliosi costumi e dalle imponenti scenografie, il più delle volte riprodotte con vistoso (ab)uso di CG. Volendo essere tutto, il film di Rinsch ha finito per pagare dazio dinanzi ad una spiccata incapacità decisionale, tracimando troppo spesso nel ridicolo.
Incrociato l’Universo Jack Sparrow in una lunga scena piratesca che definire gratuita è un eufemismo, 47 Ronin prosegue la propria balbettante strada tra streghe e fantasmi, demoni e dragoni, incantesimi e combattimenti, in quest’ultimo caso ricchi eppure mai coinvolgenti, originali o anche solo realmente credibili, tanto da suscitare sbadigli che guardano con nostalgia ad un passato del genere che altro ci aveva fortunatamente concesso. Visivamente ‘strabordante’, il titolo di Rinsch deraglia completamente sul piano dell’evoluzione della storia, raccontata con un’enfasi che aihnoi mancherà proprio nella sua messa in scena.
Sbalordisce in negativo, va detto, la prova d’attore di Keanu Reeves, probabilmente mai tanto privo di espressività come in quest’occasione, che lo vede nei panni di un orfano allenato da creature soprannaturali chiamate Tengu, per poi fuggire dinanzi alla possibilità di diventare come queste e venire accolto nel villaggio di Ako. Salvato nella foresta da Lord Asano, Reeves farà di tutto per ringraziare il proprio padrone, anche perché innamorato della dolce, bellissima e gentile figlia, se non fosse che nessuno, ovvero neanche gli spettatori il cui tutto viene rapidamente e in modo inconcludente motivato, si sia reso conto che nasconda segreti inconfessabili.
Dinanzi a cotanto ‘caos’ narrativo, incredibilmente stancamente trascinato, Rinsch ha inesorabilmente finito per gettare al vento un budget spropositato e una storia che nella propria evidente banalità avrebbe potuto raccogliere e raccontare altro, andando di fatto a tradire quell’epicità che nei secoli ha contribuito a rendere celebre il sacrificio di questi 47 coraggiosi samurai, pronti a morire per salvaguardare l’onore del proprio padrone e delle proprie tradizioni. Qui inspiegabilmente affidate ad una produzione hollywoodiana che le ha prese, inondate di soldi, raccontate in lingua inglese e malamente rappresentate. Tanto dal fallire persino in Giappone, con una manciata di milioni in cassa e una clamorosa indifferenza ad affossarlo.
Voto di Federico: 4.5
47 Ronin (Usa, 2013, azione) di Carl Rinsch; con Keanu Reeves, Hiroyuki Sanada, Tadanobu Asano, Rinko Kikuchi, Kô Shibasaki, Rick Genest, Cary-Hiroyuki Tagawa, Haruka Abe, Yorick van Wageningen, Togo Igawa, Yuriri Naka, Jin Akanishi, Shihoko Nagai, Akira Koieyama, Tomoko Komura, Chillie Mo, Aaron Ly, Brian Hirono, Derek Siow – uscita giovedì 13 marzo 2014.