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40 carati (Man on a ledge) – Recensione in Anteprima

Un uomo sul cornicione di un grattacielo minaccia di suicidarsi. Perché? Scopriamolo insieme, con la recensione in anteprima di 40 carati

pubblicato 5 Febbraio 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 04:43

Un produttore di ‘peso’ come Lorenzo di Bonaventura, padre dei Transformers e di G.I. Joe, un quasi sconosciuto figlio d’arte in cabina di regia, il documentarista danese Asger Leth, gli sceneggiatori dell’ottimo Red ed un divo in ascesa come Sam Worthington. Le premesse per rendere almeno ‘curioso’ un titolo come Man on a Ledge, brutalmente diventato 40 carati per il mercato nostrano, c’erano tutte. Ed in parte, ma senza esagerare, sono state rispettate.

Perché il film della Summit Entertainment riesce con la giusta dose di spericolatezza a rendere intrigante il tutt’altro che esaltante plot, inizialmente misterioso per poi dipanarsi con il passare dei minuti. Al centro della trama c’è infatti un uomo sul cornicione di un grattacielo, che minaccia di suicidarsi. Tutto qui? Tutto qui, se non fosse che il passato e soprattutto il ‘reale’ presente di quest’uomo riescano a tenere lo spettatore incollato alla poltrona, grazie ad una buona dose di action, con arguzia soppesata a ‘svolte’ narrative innegabilmente tutt’altro che sorprendenti ma sicuramente funzionali e ben congegnate.

Nella New York impazzita di oggi, in perenne caccia di ‘scoop’ sensazionalistici da cullare e dare in pasto ai telegiornali che ci bombardano news 24 ore su 24, trova spazio anche un aspirante suicida ‘incitato’ dalla folla a buttarsi da un cornicione, in modo da poter soddisfare la mostruosa gioia di riprendere con il videofonino il volo a planare sull’asfalto. Shakerando con maestria i vari ingredienti a disposizione, Asger Leth produce un film godibile, ricco di evidenti ‘baggianate’, ma non per questo meritevole di bocciatura.

40 carati (Man on a ledge) - Recensione in Anteprima

Siamo a Manhattan. Nel cuore pulsante della Grande Mela. Alzando gli occhi al cielo possiamo incrociare lui, Nick Cassidy, sul cornicione di un albergo. L’uomo minaccia di buttarsi. Scoppia il putiferio. La via viene chiusa al traffico, arrivano le televisioni, la folla urlante incita il suicidio, mentre il passato di Nick comincia a rivelarsi. Anche lui era un poliziotto. Due anni prima è finito in galera per un crimine che dice di non aver commesso. Accusato di aver rubato il diamante più grande del mondo, Nick è pronto a tutto per ripulire la sua immagine e quella dell’intera famiglia. Alla prima occasione utile scappa di prigione e si inventa un piano. Disperato. Che lo porta fin sopra un cornicione. A 23 piani di altezza, a gettare banconote, diventando immediatamente un ‘eroe’ popolare, amato da quella stessa gente che pochi minuti prima gli consigliava di ‘saltare’. Mentre la polizia continua le sue indagini, solo una psicologa/negoziatore sembra credere alla sua innocenza, tanto da volerlo aiutare. Senza però sapere che in quello stesso momento il fratello di Nick è ad un passo dal compiere il più grande furto di diamanti di tutti i tempi…

Un action thriller con annessa rapina che ha il pregio di ‘presentarsi’ solo con il passare dei minuti, prendendosi decisamente poco sul serio. Se non fosse stato per il poco giustificabile titolo italiano, che rimanda immediatamente al mondo dei diamanti, Man on a ledge riesce con efficacia a stupire lo spettatore scena dopo scena, soprattutto nella prima parte della pellicola. Perché non conosciamo i motivi che hanno portato un discreto Sam Worthington sul cornicione di un palazzo. Non sappiamo quale gioco stia giocando, cosa abbia in mente, perché abbia chiesto una ‘negoziatrice’ in particolare e cosa l’abbia precedentemente portato in galera. Una volta messe le carte in tavola, l’esordiente Asger Leth riesce comunque a mantenere alta la tensione, giocando contemporaneamente su più piani narrativi. Perché se Worthington passa 3/4 di film fuori da una finestra, l’azione prosegue grazie al ‘fratello’, interpretato da un tutt’altro che esaltante Jamie Bell, ad un ‘potente’ Ed Harris, purtroppo spesso ‘trascurato’ in cabina di sceneggiatura, ad un ritrovato William Sadler, e alla classica ‘squadra’ di traditori pronti a fare abilmente il doppio gioco.

Paralizzata una via della Grande Mela per chissà quanto tempo, Leth (figlio del celebre Jørgen Leth) si perde malamente in alcuni sbocchi tutt’altro che credibili, spesso forzati e facilmente evitabili, ma nel complesso giustificati da un esordio tanto ‘importante’ quanto complesso. Dando per scontati gli pseudo colpi di scena, purtroppo tutt’altro che imprevedibili, Man on a ledge prova a puntare il dito contro il corrotto mondo che ci circonda, fatto di ‘potenti’ delinquenti, di giornaliste pronte a scommettere sulla morte in diretta, di poliziotti venduti e di una giustizia troppo spesso ‘serva’ del Dio denaro.

Se Sam Worthington ed Elizabeth Banks portano in scena una scarsa alchimia, colpisce la bellissima Genesis Rodriguez, con Jamie Bell incapace di andare oltre il minimo indispensabile ed un Ed Harris versione ‘villain’ più che riuscito, anche se limitato da un personaggio purtroppo poco sfaccettato ed eccessivamente lasciato ai margini. Nel complesso, e senza strafare, Man on a ledge si fa vedere, regalando 100 minuti di cinema tranquillamente sufficiente.

Voto di Federico: 6
Voto di Carla: 6-
Voto di Simona: 6/7

40 carati (Man on a ledge, Usa, thriller, 2011) di Asger Leth; con Sam Worthington, Elizabeth Banks, Mandy Gonzalez, Bill Sadler, Barbara Marineau, J. Smith-Cameron, Anthony Mackie, Patrick Collins, Jamie Bell, Genesis Rodriguez, Edward Burns, Kyra Sedgwick, Ed Harris, Geoffrey Cantor, Titus Welliver, Jonah Falcon, Pooja Kumar, Afton Williamson – Uscita in sala: 10 febbraioQui il trailer italiano