Arianna: l’intersessualità portata al cinema da Carlo Lavagna
Aspettando le riprese di “Arianna”, il lungometraggio di Carlo Lavagna con l’ambizione di guardare il mondo dagli occhi di una giovane intersessuale.
A poche ore dall’inizio della Rome Rainbow week per promuovere i diritti della comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e qualche giorno da La Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia) celebrata in tutto il mondo il 17 maggio 2014, riflettere sull’identità in generale, e quella di genere in particolare, rende inevitabile relazionarsi alla ristretta gamma di opzioni socialmente tollerate.
Opzioni (due) assolutamente inadeguate a contemplare l’unicità di ciascun individuo, la complessità di un percorso accidentato come la formazione-scoperta dell’identità, e quella ‘diversità’ che patrimonio genetico e cultura contribuiscono ad alimentare.
In natura quando nasci con organi (cromosomi, caratteri, genitali) maschili e femminili, sfiori la perfezione se sei un cavalluccio marino, il divino con il corpo da uomo fuso con una ninfa come Ermafrodito (personaggio mitologico figlio di Ermes e Afrodite), per un essere umano ‘intersessuale‘, erroneamente definito ermafrodita, solo un errore da risolvere con la chirurgia e la riassegnazione arbitraria di uno dei due sessi.
Un dramma vissuto da un bambino su 3000, circa tre milioni di intersessuali in tutto il mondo, e quello che ha ispirato Carlo Lavagna.
Un intersessuale cresciuto come una donna, che ha scoperto a diciannove anni di aver perso una parte della sua natura maschile con un intervento chirurgico, eseguito durante l’età nella quale la memoria cosciente tende a dimenticare, ma resta sempre difficile prevedere cosa succederà al subconscio.
Due sessi per un corpo e un’identità che non si può semplificare riassegnando arbitrariamente l’uno o l’altro delle opzioni possibili. Un intersessuale incontrato dal regista romano Carlo Lavagna, e reso protagonista di un sogno fatto da bambino, diventato ricerca, documentario e poi sceneggiatura del film che ha vinto un finanziamento dalla Direzione Generale per il Cinema (MiBACT) assegnato alle opere prime e seconde con il massimo punteggio.
Un film con il progetto ambizioso di provare a guardare il mondo dagli occhi di una giovane intersessuale romana, e nel 2013 ha allargato il suo entourage alla casa di produzione cinematografica indipendente Ring Film, al direttore della fotografia Helene Louvart, come già per Pina di Wim Wenders, e l’appoggio di associazioni che combattono per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBTI, dall’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association al Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
Dopo la campagna di crowdfunding appena conclusa su Indiegogo, che ha condiviso il micro-doc introduttivo che apre questa segnalazione, realizzato con immagini di repertorio e voce off sottotitolata in italiano, come promo della storia di Arianna e tutti gli intersessuali incontrati da Carlo Lavagna, le riprese del lungometraggio dovrebbero essere imminenti, quindi non ci resta che aspettare, con la speranza di vederlo presto sul grande schermo.
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