X-Men – Giorni di un futuro passato: Recensione in Anteprima
Gli X-Men dovranno combattere una battaglia per la sopravvivenza della specie attraverso due periodi storici. Gli amati personaggi della trilogia originale “X-Men” uniranno le forze con i loro stessi più giovani di “X-Men: First Class,” in un’epica battaglia per cambiare il passato – e salvare il nostro futuro.
Il ritorno a casa 14 anni dopo il primo capitolo ed 11 dopo il sequel. Ci sono voluti un altro episodio, un prequel e 2 spin-off per convincere Bryan Singer a riabbracciare i suoi amati mutanti. Con X-Men – Giorni di un futuro passato la 20th Century Fox ha prosciugato le proprie casse, dando vita al secondo maggior investimento della propria storia dopo Avatar. E il risultato è stato esplosivo. Perché il 5° capitolo ufficiale del franchise, che nel 2016 verrà seguito dal sesto già ufficializzato, non è solo prequel e sequel al tempo stesso, ma anche sci-fi avveneristico, che vira verso la commedia, la spy story, l’action e il cinefumetto. Un ponte tra 3 lustri di X-Men cinematografici.
Incrociando due generazioni di mutanti, ovvero la ‘sua’ e quella più recente splendidamente creata da Matthew Vaughn, qui produttore e co-sceneggiatore, Singer ha chiuso un cerchio nato nel 2000, completando in maniera ineccepibile l’evoluzione cinematografica di questi straordinari supereroi Marvel, diversi e per questo motivo a detta degli umani pericolosi. Incredibile ed infinita la lista di divi che hanno accettato di partecipare ad una simile operazione, mastodontica dal punto di vista produttivo e coraggiosa nella trama. Da Hugh Jackman ad Halle Berry, passando per Ian McKellen e Patrick Stewart, James McAvoy e Michael Fassbender, Jennifer Lawrence e Nicholas Hoult, Ellen Page e BooBoo Stewart, fino alle novità Peter Dinklage, Evan Peters ed Omar Sy.
Complicato nella gestione dei suoi tanti intrecci temporali ma ammaliante lo script, che ci porta in un cupo e dispotico futuro che vede il mondo comandato da possenti robot indistruttibili, le Sentinelle, creati per distruggere i mutanti ma con il tempo diventati un pericolo per l’umanità intera, difatti schiavizzata. I pochi X-Men rimasti in vita dovranno così combattere una battaglia per la sopravvivenza della specie attraverso due periodi storici. Tornando indietro nel tempo, Wolverine dovrà convincere i più giovani X-Men a fidarsi di lui per cambiare il futuro. Mutando il passato, infatti, Logan potrà salvare il nostro domani.
Facendoci tornare negli anni ’70, Singer va ad abbracciare un preciso periodo storico, ricco di tumulti e grossi cambiamenti. Soprattutto negli Stati Uniti d’America. Il disastro del Vietnam, l’uccisione di Kennedy (con sorpresa), l’avvento di Nixon, il gelo politico tra Usa, Cina e Russia, ma anche il ‘pericolo mutante’, che si fa strada tra la gente e soprattutto tra i palazzi del potere. Qui un milionario scienziato ossessionato dai ‘diversi’, nano e potente, tale Bolivar Trask, farà di tutto per convincere il Presidente ad approvare il suo progetto di autodifesa, con mostruose ricerche sui mutanti stessi. Da lui torturati per arrivare a carpirne segreti e particolarità genetiche. Trask sogna il genocidio dei mutanti, ricalcando quanto fatto da Hitler in Germania, perché convinto che prima o poi finiranno per farci estinguere. Come avvenuto con l’Homo di Neandertal dopo l’avvento dell’Homo Sapiens. Sulle sue tracce Mystica, X-Men più unico che raro ormai passato al lato oscuro della forza, abbandonando Xavier per Magneto. Wolverine, spedito dal futuro per cambiare il passato, dovrà riuscire nell’impresa di ritrovare amici e nemici per evitare che si realizzi un preciso ‘evento’, in grado di cambiare il mondo per sempre.
Una sceneggiatura a più livelli, con incastri dettagliati e raramente pericolanti; una struttura solida e compatta, ricca di sfaccettature comportamentali e mutamenti introspettivi, inevitabili dinanzi a passato, presente e futuro che si incrociano; un cast ritrovatosi sotto un’unica bandiera, quella degli X-Men, alternandosi sapientemente nel passare il testimone dall’uno all’altro, anche se molti di questi si limiteranno a delle vere e proprie rapide comparsate; ma soprattutto un impatto visivo spaventoso, devastante e stupefacente nella sua credibilità. Mai l’Universo X-Men era stato così ‘vero’ come in questa occasione. Tanto il tenebroso e minaccioso futuro fatto di gigantesche astronavi, palazzi dilaniati, nubi cariche di malvagità e robot giganteschi, quanto il passato vintage terremotato da Magneto appaiono per quello che ‘non’ sono. Reali. Fattibili. Sbalorditivi. L’enorme budget a disposizione di Singer è stato per una volta utilizzato nel migliore dei modi, dando così all’intera operazione quel tocco di epicità blockbuster che in First Class, soprattutto nell’ultima parte, era clamorosamente mancata.
Alla vigilia temuto da tutti e ‘minacciato’ dalla concorrenza Avengers 2 che si giocherà lo stesso identico personaggio con Aaron Taylor-Johnson, il Quicksilver di Evan Peters si è invece rivelato una meravigliosa e divertente sorpresa. Si ride di gusto dinanzi alla super velocità di Pietro, figlio di Magneto e fratello di Scarlet Witch, vero e proprio mattatore in una scatenata scena all’interno del Pentagono che varrà da sola il prezzo del biglietto, tra slow motion, acqua battente e pallottole. Tralasciando il look, forse un po’ troppo fumettistico, la novità Quicksilver merita una promozione totale, puntando così ad un più che probabile bis nel 2016. Ad unire i due mondi, come detto, quel Hugh Jackman che si prepara a salutare Wolverine dopo 15 anni di onorato servizio, con tutte le complicazioni del caso nel dover rimpiazzare l’unico e solo Logan formato live action. Roccioso, spavaldo, immortale ma incredibilmente anche saggio, sarà lui a riempire maggiormente la scena, insieme ad una ‘fondamentale’ Jennifer Lawrence nei panni della misteriosa, ambigua e mutante Mystica, ad un titubante, avvilito e combattuto McAvoy, ad un fedele, geniale e rabbioso Hoult ed ovviamente ad un subdolo, doppiogiochista, sleale e potentissimo Fassbender, a cui la Fox dovrebbe finalmente affidare il tanto chiacchierato spin-off di Magneto.
Senza mai troppo prendersi sul serio, Singer ha attinto a piene mani da un Pianeta mutante che conosce ormai come le sue tasche, cancellando in un colpo solo il terzo orribile episodio firmato Brett Ratner. Tralasciando qualche piccolo scivolone di credibilità temporale ed un esagerato incontro ‘face-to-face’ tra Xavier del passato e Xavier del futuro, tutto combacia nell’intrigato incastro ideato da Simon Kinberg, Matthew Vaughn e Jane Goldman, che hanno preso a piene mani dall’omonima storia a fumetti pubblicata nel 1981 da Chris Claremont e John Byrne. Uniche vere sbavature il ‘potere’ regalato a Kitty Pryde aka Ellen Page, qui fondamentale ma mai esistito nel suo alter-ego su carta, e il freno a mano tirato nei confronti di Bolivar Trask, ovvero Peter Dinklage, di fatto semplicemente ‘introdotto’ anche se motore portante della trama e ‘teoricamente’ villain principale. Creatore delle Sentinelle ed accecato dall’odio razziale per i mutanti, Trask tornerà quasi sicuramente nel già annunciato X-Men: Apocalypse, dal 27 maggio del 2016 di nuovo in sala e con ancora Singer in cabina di regia. Un sesto capitolo ‘anticipato’ dall’immancabile scena aggiuntiva dopo i titoli di coda, chiamati a certificare la piena promozione di un ruggente, variegato, ambizioso, coraggioso, a tratti persino emozionante, volutamente ironico e trascinante 5° episodio degli X-Men. Mai così riusciti, ‘uniti’ e spettacolari come in questa occasione.
Voto di Federico: 8
X-Men – Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past, Usa, 2014) di Bryan Singer; di Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Halle Berry, Nicholas Hoult, Ellen Page, Peter Dinklage, Shawn Ashmore, Omar Sy, Evan Peters, Daniel Cudmore, Fan Bingbing, Adan Canto, BooBoo Stewart, Ian McKellen, Patrick Stewart, Josh Helman, Evan Jonigkeit, Lucas Till – uscita giovedì 22 maggio 2014.