Cold in July: recensione in anteprima del film omaggio agli anni 80 presentato a Cannes 2014
Festival di Cannes 2014: doppio film al prezzo di uno! Home invasin movie e follia tra pulp e southern noir: Cold in July è un omaggio agli anni 80 che farà impazzire i fan. Con un po’ di consapevolezza eccessiva e un cambio di rotta non per tutti… ma lo spasso è garantito. Presentato alla Quinzaine: leggi la recensione.
Due film al prezzo di uno, come ai bei tempi dell’epoca dei grindhouse. Cold in July ha infatti all’interno di sé una doppia anima: la prima parte è un home invasion movie, in cui il protagonista si ritrova assediato da un losco e minaccioso intruder; la seconda parte è invece una miscellanea di topoi di certo cinema b-movie anni 80, che mescola road movie, pulp e persino snuff movie.
East Texas, estate del 1989. Durante una notte caldissima, Richard Dane e la moglie vengono svegliati da alcuni rumori sospetti in casa. L’uomo prende la pistola, scende le scale per andare in salotto e spara ad un ladro che si è introdotto nell’abitazione. Il ragazzo si chiamava Freddy Russell, e il padre è un ex prigioniero di nome Ben che adesso minaccia Richard e l’incolumità della sua famiglia.
Jim Mickle raddoppia la posta in gioco del suo film-omaggio ad un periodo e a un modo di fare cinema ricominciando nel bel mezzo dell’opera con un nuovo tono e l’arrivo di un personaggio fondamentale. Quando Richard si rende conto che la persona a cui ha sparato potrebbe non essere infatti il figlio di Ben, che fino a quel momento è la minaccia da cui difendersi, si allea con lui per scoprire la verità.
Rischia visto che innanzitutto cambiano il tono, la mattanza e il gore. Da “gelido” thriller casalingo e di provincia Cold in July diventa infatti un film più esplicito, grottesco e violento, che lavora molto d’accumulo su una base da film investigativo (il libro da cui è tratto è di Joe R. Lansdale). C’è Blood Simple dei Coen, ci sono Walter Hill e John Carpenter. C’è tutto il noir e c’è tutta la cultura americana southern, ci sono uomini col cappello da cowboy e pistole.
Fa un bel passo in avanti Mickle, rispetto al pur divertente Stake Land, che pero’ soffriva parecchio di una faciloneria un po’ di grana grossa nell’uso di citazioni e omaggi. Cold in July invece è molto più calcolato e consapevole come tipo di operazione. Un vantaggio e uno svantaggio: Mickle è bravo e regge il film benissimo per tutta la durata, ma ad un certo punto viene il sospetto che sia tutto fin troppo consapevole, calcolato e assai meno genuino dei prototipi.
Non ha però aspirazioni teoriche, non vuole fare Tarantino e non gioca sporco, e questo è evidente. Chi riesce a entrare appieno nel film godrà per tutte le due orette scarse di durata. Chi si era troppo affezionato alla tensione del domestic thriller iniziale dovrà abituarsi al tono assai più scanzonato della seconda parte e godersi la matrioska di sorpresine sparse ovunque. Volevamo l’intrattenimento puro? C’è tutto nel quarto lungometraggio di Mickle.
E c’è un trio che da solo vale il prezzo del biglietto. Michael C. Hall ha la faccia e il physique du rôle di chi negli anni 80 probabilmente avrebbe fatto solo film di questo tipo e sarebbe presto diventato un’icona assoluta. Sam Shepard, nel ruolo prima di intruder e poi di alleato, ovunque lo metti azzecca sempre la chiave giusta per stare a proprio agio nel ruolo. Qui deve fare prima il creeper e poi stare al gioco della seconda parte, con pesante accento texano e corazza da duro. Insomma: da Oscar immediato.
Cold in July è poi pervaso da un umorismo che sorregge spesso da solo il ritmo del film, assieme ad una colonna sonora che richiama Carpenter (è il secondo film con una ost del genere a Cannes 2014: l’altro è It Follows). La chicca in tutto questo divertimento è la presenza nel cast di Don Johnson, che fa un investigatore privato che è anche un allevatore di suini pronto ad offrire agli ospiti quantità industriali di bacon.
Voto di Gabriele: 7
Voto di Antonio: 8
Cold in July (USA 2014, noir 109′) di Jim Mickle con Michael C. Hall, Sam Shepard, Vinessa Shaw, Don Johnson.