Métamorphoses di Christophe Honoré: Recensione in Anteprima
Ovidio sbarca a Venezia con Métamorphoses di Christophe Honoré
Storicamente legato al Festival di Cannes, Christophe Honoré è invece sbarcato al Lido con Métamorphoses, film da lui dedicato a Le metamorfosi di Ovidio. In gara nella sezione Giornate degli Autori, autonomamente promossa dalle associazioni dei registi italiani ANAC e 100 Autori, il film è in corsa anche per il Queer Lion, premio dedicato ai titoli a tematica glbtq.
Honoré, gay dichiarato, 44 anni e autore di numerosi romanzi per ragazzi caratterizzati da temi spesso riservati alla letteratura per adulti, come il suicidio, l’AIDS e l’incesto, si è concesso in questo caso una pellicola a tinte filosofiche, che va con coraggio a trattare argomenti mitologici scuotendo nomi come Giove, Europa, Orfeo, Bacco, Ermafrodito, Venere, Narciso e Atalanta. Il tutto ambientandolo ai giorni nostri, in una Francia semi-rurale che oscilla tra mito e realtà. Il rischio corso, neanche a dirlo, è presto scivolato in un inciampo d’autore.
Perché l’insieme pennellato da Honoré non regge i suoi 102 minuti di durata, suddivisi in 3 capitoli e portati avanti senza un reale senso di continuità. La metamorfosi del titolo divora i personaggi stessi, pronti a mutare fisicamente e non solo, diventando asini, pavoni, leoni e leonesse, schiavi d’amore e romantici alberi, trascinando lo spettatore fino alle origini dell’uomo attraverso mostri e magie. Uomini che diventano donne e donne che diventano uomini, tra piacere da scovare e soprattutto ‘soppesare’, in una sorta di gara ormonale sessuale. Un’opera sicuramente ambiziosa quella del regista, in alcune scene riuscito ad ammaliare e a strappare l’inevitabile risata, voluta e cercata grazie ad una contemporaneità che finisce immancabilmente per stridere con i suoi protagonisti. Letteralmente presi dall’identità greca che ha dichiaratamente cresciuto il regista francese.
Tutto ha inizio con Europa, giovane studentessa che marina la scuola salendo a bordo del camion di un giovane, affascinante ma sconosciuto. Di nome Giove. La ragazza non sa che davanti a lei si sta per presentare un viaggio iniziatico, fatto di racconti, nudità e piaceri fisici. Prendendo a piene mani da Ovidio e dalla sua raccolta di racconti mitici, Honorè ha pagato a caro prezzo l’eccesso di mitologia forzatamente ‘costretta’ in 100 minuti, tra un salto narrativo e l’altro. Dal peso differente le 3 parti che vanno a caratterizzare la pellicola, con la prima che spiazza, grazie ad iniziale originalità e rischi presi, la seconda che diverte e la terza che deraglia completamente, scivolando eccessivamente nella teatralità mitologica/filosofica che in sala fa inevitabilmente fatica a carburare. A meno che tu non sia Terrence Malick.
Dialoghi scarni e corpi il più delle volte nudi, Honorè si è affidato ad un cast di giovanissimi, fascinosi e talentuosi, perdendo smalto con il passare dei minuti, capitolo dopo capitolo e racconto dopo racconto. L’ambizioso progetto oscilla così tra buone rappresentazioni, basti pensare ad Ermafrodito con la Ninfa o alla vita segnata di Narciso, e banali riuscite come la ‘corsa matrimoniale’ tra Ippomene ed Atalanta, in un mix di romantica e maliziosa satira mitologica, clamorosamente imperfetta nella sua eccessiva ricerca dello stupore. Che troppo rapidamente si tramuta in spaesata e svogliata noia d’autore.
Voto di Federico: 5
Voto di Antonio: 4.5
Métamorphoses (Francia, 2014) di Christophe Honoré.