Messi: Recensione in Anteprima
Venezia 2014 – Lionel Messi al Lido grazie al documentario di Alex De La Iglesia. Leggi la nostra recensione
Autore spagnolo di culto amato e idolatrato in mezzo mondo grazie a titoli come Azione Mutante, Il giorno della Bestia, La Comunidad e Ballata dell’Odio e dell’Amore, Alex de la Iglesia è tornato al Festival di Venezia, 4 anni dopo il più che meritato Leone d’Argento per la miglior regia assegnatogli da Quentin Tarantino. Per l’occasione colui che 12 mesi fa raccolse un fiume di applausi al Festival di Roma con Las brujas de Zugarramurdi si è concesso una regia di tipo documentaristico. De La Iglesia ha infatti realizzato un vero e proprio docu-film sul calciatore più forte, vincente, famoso e tra i più pagati al mondo. Lionel Messi.
27 anni da poco compiuti, Messi, detto anche la ‘Pulce’ per la sua statura e per la rapidità di gambe, ha scritto pagine indelebili del calcio mondiale degli ultimi anni, arrivando secondo all’ultimo Mondiale con la propria nazionale. L’Argentina che fu di Diego Armando Maradona. Sei volte campione di Spagna con il Barcellona, sei Supercoppe di Spagna, due Coppe di Spagna, tre UEFA Champions League, due Supercoppe UEFA, due Mondiali per club e 4 volte Pallone d’Oro, Messi ha segnato più di 350 goal con la maglia blaugrana, abbattendo record che rimarranno forse indelebili da qui all’eternità. Anche per questo motivo De La Iglesia ha voluto cantarne le gesta, racontando la sua incredibile e a molti sconosciuta storia.
Perché Messi è nato campione, con il gene del Dio del Pallone nel sangue, ma ha dovuto sudare e lottare per riuscire ad imporsi. Girato tra Buenos Aires, Rosario e Barcellona, il documentario del regista spagnolo prende vita in un ristorante. Qui, tra amici d’infanzia, professoresse delle elementari, parenti, ex compagni di squadra, giornalisti e allenatori, va semplicemente in scena la ‘beatificazione’ del calciatore. Tutti raccontano le proprie esperienze di vita al fianco di Messi, prima bimbo, poi adolescente ed infine campione affermato. Aiutato da filmati d’epoca che ci mostrano il ‘vero’ Lionel dribblare decine di avversari all’età di 6 anni, tra campi di terra, una prima partita giocata per ‘puro caso’ e giovanissimi avversari, De La Iglesia porta in sala le ‘prove’ dell’innato talento del numero 10. Fenomeno sin da piccolo, quando nessuno avrebbe mai scommesso un euro su quella pulce di bambino. E invece Messi inizia a farsi strada tra i campi della sua Rosario grazie alla passione per il calcio della nonna e alla costante presenza del padre, poi diventato suo potente manager.
Alternando filmati reali a ricostruzioni di vita figlie delle più inattese confessioni, Messi prende immediatamente la strada della venerazione dura e pura, di fatto arrivata in forma documentaristica all’età di appena 27 anni e con una carriera davanti a se tutt’altro che conclusa. Limitato dalla mancanza di un ormone che ha seriamente rischiato di bloccargli la crescita, Lionel è stato strappato dalla sua Argentina alla tenera età di 13 anni. La sua povera famiglia non era più in grado di permettersi il costoso ormone della crescita necessario allo sviluppo fisico, così come le squadre giovanili più celebri d’Argentina. A salvare il ragazzo fu il Barcellona, che scommise sulle qualità di questo bambino pelle e ossa, portandolo di fatto dall’altra parte del mondo. Qui, non senza problemi di ambientamento, Messi iniziò a farsi strada, tanto da debuttare in prima squadra neanche minorenne. E’ nato un campione. In Spagna ne sono certi, tanto da provare a ‘strappare’ Messi alla sua nazionale d’appartenenza. L’Argentina. Quell’Argentina che per anni l’ha contestato ed attaccato, ma che diede addirittura vita ad un’amichevole per convocarlo e renderlo ‘intoccabile’ alle altre nazionali, una volta scoperto il suo talento.
Tutto questo De La Iglesia lo racconta a parole, tramite la voce di chi ha vissuto al fianco di Messi nei suoi 27 anni di vita, e con le inevitabili immagini, che ci mostrano la crescita di Lionel, fisica e tecnica. Dai primi calci al pallone nei campi di periferia ai trionfi in Champions League. Impossibile poi non parlare di Diego Armando Maradona, giocatore a cui Messi verrà sempre paragonato. Tecnici, giornalisti ed ex compagni ne sono sicuri: i due si somigliano, hanno il calcio nelle vene. Per sostenere questa verità il regista paragona alcuni goal dei due campionissimi, clamorosamente ‘identici’ anche nelle loro difficoltà. Se Messi è l’argentino che qualunque argentino vorrebbe essere, in quanto pacato, educato e rigoroso, l’esuberante Diego è semplicemente l’argentino che qualunque argentino sa di essere. Questa l’unica vera differenza tra i due. Da sempre al fianco della stessa ragazza, conosciuta quando aveva appena 11 anni, Lionel vive per il pallone, per far goal e dribblare un avversario, per vincere e sbalordire. De La Iglesia ce lo ripete fino all’ossesso, evitando di trattare quei lati più ‘oscuri’ che il numero 10 ha più volte messo in mostra negli ultimi anni.
Ed è qui che il docufilm perde peso e credibilità. I celebri problemi con il fisco spagnolo, evaso per milioni di euro, ma anche gli ormai preoccupanti problemi fisici che lo vedono vomitare in campo durante le partite. Verità omesse dal regista, volutamente e sfacciatamente, in modo da completare nel migliore dei modi la santificazione del calciatore, di fatto perfetto per volontà divina. Nato povero e con problemi fisici eppure arrivato sul tetto del mondo. Il figlio dei sogni, l’amico dei sogni, il calciatore dei sogni, il professionista esemplare dei sogni, l’uomo dei sogni. Se non fosse per l’appunto umano anche lui, e automaticamente attraversato da difetti. Ma questa è un’altra storia, che il qui pacato e ‘tifoso’ De La Iglesia non ha voluto purtroppo raccontare.
Voto di Federico: 6
Messi (documentario, 2014) di Álex De la Iglesia. Con Marc Balaguer, Ramon Besa, Johan Cruyff, Andrés Iniesta, Juan Carlos Lo Sasso, Diego Armando Maradona, Javier Mascherano, César Luis Menotti, Francesc Pagès, Gerard Piqué, Alejandro Sabella, Victor Esteban Sole, Jorge Valdano