La rançon de la gloire: Recensione in Anteprima
Venezia 2014 – Nel 1978 due balordi trafugarono la salma di Charlie Chaplin per chiedere un riscatto alla famiglia. Quella folla storia è diventato film
Mai come quest’anno il Festival di Venezia ha spalancato le proprie porte al Cinema di Francia, che da oltre 20 anni non si porta a casa il Leone d’Oro. Primo film dei quattro in Concorso presentato alla stampa La rançon de la gloire di Xavier Beauvois, suo ritorno al Lido 14 anni dopo Selon Matthieu. Nel 2010 Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes con Uomini di Dio, Beauvois ha dato vita ad una curiosa storia realmente accaduta il 1° marzo del 1978, quando due balordi trafugarono la salma di Charlie Chaplin, morto a Corsier-sur-Vevey (Vaud), in Svizzera, la notte di Natale del 1977. Immancabile il riscatto presentato alla famiglia del leggendario Charlot, ovvero un milione di dollari, con la vedova del regista, Oona O’Neill, che da subito si rifiutò di trattare con i ladri. Catturati pochi mesi dopo, con la bara dell’attore ritrovata presso il lago di Ginevra. Il perché del colpo? I due avevano bisogno di denaro per costruire un garage.
Parte di questa storia è stata immancabilmente cambiata dal regista francese, che ha ipotizzato motivazioni ben più importanti per arrivare a giustificare un simile folle gesto. Beauvois ha così pennellato i lineamento di due amici, stranieri in Svizzera, senza un soldo e con non pochi problemi da dover sopportare. Eddy è appena uscito di prigione, mentre Osman, algerino di nascita, ha una moglie malata in ospedale e una figlia piccola da accudire, con una casa fatiscente in cui piove e un salato conto d’ospedale da dover sopportare.
C’è bisogno di una soluzione, possibilmente rapida, visto e considerato che le banche non gli concedono nessun prestito. Il colpo di ‘genio’ viene ad Eddy, mentre assiste in tv alla celebrazione di Chaplin, morto da pochi giorni. E se ‘sequestrassimo’ il suo cadavere, chiedendo alla milionaria famiglia un riscatto? Inizialmente titubante, perché onesto lavoratore, Osman cede alla proposta criminale dell’amico di una vita, avendo l’acqua alla gola dal punto di vista economico. Le conseguenze, essendo entrambi due ‘delinquenti da strapazzo’, saranno neanche a dirlo disastrose, persino dinanzi alla pacata e sonnecchiosa polizia svizzera.
Una commedia amara, agrodolce, mai esageratamente comica ne’ cinica, garbata e senza particolari sorprese. Beauvois concentra la propria attenzione su questi due individui, tanto diversi eppure legati da un’esistenza fatta di inciampi e restrizioni. Al volto da clown del sempre più poliedrico Benoît Poelvoorde, in grado di saltare da un genere all’altro senza mai perdere credibilità, si aggiunge quello sofferente e quasi tutto di sottrazione del bravissimo Roschdy Zem, quasi ‘costretto’ a compiere un atto criminale per poter aiutare l’amata moglie, interpretata dalla solitamente bellissima Nadine Labaki, regista di Caramel. La ricostruzione dell’atto criminale in se’ appare alquanto surreale, anche se avvenuta nella pacata Svizzera degli anni ’70.
I due balordi trafugano la bara di Chaplin, ovvero uno dei divi di Hollywood più amati e conosciuti al mondo, senza dover compiere chissà quale folle piano. Bastano una pala e una macchina rubata. Il colpo è riuscito, se non fosse che la parte del riscatto, solo all’apparenza più semplice e immediata, complicherà le cose alla strana coppia. Una volta ‘mostrato’ il rapimento Beauvois sembra quasi interessarsi ad altro, lasciando Chaplin e le sue spoglie sullo sfondo. Sono i due disperati protagonisti che interessano al regista. Gli occhi pieni di dubbi sul futuro della moglie e della propria figlia di Zem; il volto da giullare triste di Poelvoorde; le preoccupazioni della malata Labaki; il volto incuriosito della piccola Séli Gmach; i lineamenti gentili della circense Chiara Mastroianni, che crederà nelle potenzialità di Benoît; e l’assoluta fedeltà del maggiordomo storico di Charlot, pronto a tornare ‘in guerra’ pur di riportare a casa il proprio padrone.
Omaggiando il genio immortale di Chaplin, La rançon de la gloire va a ricordare le sue umili origini, nato poverissimo ed esploso nei primi anni del ‘900, fino al boom degli anni ’20. Santo protettore di tutti i vagabondi, Charlot diventa in questo caso occasione di riscatto economico, addirittura salvifico nel melassoso e poco credibile finale, neanche fosse realmente intervenuto per volontà divina con l’ambizione di aiutare il criminale che ha osato rubare il suo corpo. Trainato da un cast ben assortito e da due protagonisti in grande forma, La rançon de la gloire ha il limite di non cambiare quasi mai marcia, limitandosi a galleggiare nella sufficienza di una sceneggiatura che alterna pochi momenti comici ad altri velatamente più commoventi, senza mai cedere ad esplosioni di scrittura e creatività. L’happy ending finale non è altro che l’evitabile ciliegina su una torta gradevole alla vista ma tendenzialmente priva di sapori particolarmente variegati. L’evoluzione degli eventi è lineare e facilmente intuibile, così come la pacatezza registica di Beauvois si può definire tanto apprezzabile quanto limitante, a causa di una piattezza di fondo che mai abbandona la sua ultima fatica. Esplosioni musicali escluse, da subito particolarmente potenti ed esplicitamente citazioniste nei confronti dell’immenso Chaplin, non solo attore, regista, sceneggiatore e produttore, ma anche meraviglioso compositore Premio Oscar (retroattivo) grazie alla colonna sonora del film Luci della ribalta.
Voto di Federico: 5.5
Voto di Antonio: 6
La rançon de la gloire (Francia, Svizzera, Belgio 2014) di Xavier Beauvois; con Benoît Poelvoorde, Roschdy Zem, Séli Gmach, Chiara Mastroianni, Nadine Labaki