Melbourne: Recensione in Anteprima
Sorprendente opera prima che apre in via ufficiale la Settimana della Critica qui alla Mostra, Melbourne di Nima Javidi s’impone come uno dei film rivelazione di quest’annata
Amir e Sara sono in procinto di intraprende il viaggio di una vita; poche ore li separano infatti dal volo per Melbourne, Australia. Oramai è tutto pronto, le valigie all’ingresso, mentre l’appartmento si appresta ad essere smantellatto da un rigattiere. Sono momenti concitati. Amir è in freddo con la sorella perché quest’ultima si è fatta scappare informazioni che non doveva con la persona sbagliata; Sara, sua moglie, sistema le ultime cose con un’aria visibilmente eccitata. Qualche foto, un selfie, mentre in quella casa che a breve sarà vuota si assiste a un viavai di persone.
In precedenza, quella stessa giornata, la babysitter dei vicini di casa chiede il favore ai due coniugi di badare alla bimba di appena pochi mesi mentre lei va a sbrigare una commissione. Perché no? I lavori procedono, mentre Amir cerca di non fare troppo rumore per non svegliare la piccola ospite; finché quest’ultima, dopo non aver aperto gli occhi nemmeno a seguito dello sbattere di una porta, desta uno spaventoso sospetto. Sospetto che muta in inspiegabile tragedia di lì a breve, quando Amir si rende conto che la piccola è morta.
Da qui Melbourne parte sul serio, ingranando la quarta per giunta. Titolo fino ad ora rivelazione della Mostra, stranamente relegato in Settimana della Critica. Fino a quel punto non si sa come catalogare il film del regista iraniano esordiente Nima Javidi, che al primo tentativo getta nella mischia un’opera di ragguardevole portata. Il suo è a conti fatti un thriller, ma di quelli solidi, tirati dal primo all’ultimo istante, denso di avvicendamenti ma al tempo stesso equilibrato. Ancora più notevole, Melbourne, se si pensa che è interamente ambientato all’interno di un appartamento, sede di una vicenda che scuote come poche.
Amir e Sara, colti dal nefasto accaduto, non sanno che fare, né a chi rivolgersi. Ma soprattutto… com’è morta la piccola? Javidi si barcamena in maniera pressoché impeccabile nel costruire micro e macro-situazioni che innescano un conflitto dopo l’altro, tra indizi e depistaggi che colpiscono al momento giusto e nel modo giusto. Da notare i volti dei due giovani protagonisti, ma soprattutto il loro graduale cambiamento nel corso di un episodio che si svolge nell’arco ristretto di poche ore, meno di mezza giornata.
Ciascuno di noi partecipa dell’ansia e del conseguente smarrimento dei due sciagurati, incalzati dalle continue e più disparate visite: il padre della piccola, al quale viene detto che la bimba non è ancora tornata da una passeggiata con Sara; la madre di Amir, che avverte il disagio del figlio; il rigattiere che sale a sgomberare l’appartamento, tranne la stanza da letto, dove Sara ed il corpicino esanime della piccola vengono confinati in assenza di una soluzione migliore.
La bravura del regista iraniano sta proprio nel dosaggio delle emozioni e dei colpi di scena: costantemente presenti le prime, centellinati (e nell’ultima parte) i secondi. Un film tiratissimo, tanto quanto è apparentemente semplice nella sua struttura, i cui ingrendienti sono essenzialmente un appartamento ed una disgrazia di cui non si ha spiegazione. Nemmeno alla fine, quando nel giro di pochi minuti Javidi condensa due colpi da maestro, prima di quella lunga e tremenda inquadratura che segue immediatamente una scena ancor più allucinante («Mi scusi, signora. Mi scusi.»).
Tale è la capacità di dirigere e la meticolosità in sede di scrittura, che a seppur brevi tratti quasi ci si dimentica che per tutto il tempo si è rimasti all’interno di quell’appartamento, tanto si sperimenta sulla propria pelle la tensione di tali circostanze, malgrado la confusione rafforzata dal continuo squillo di telefoni, citofoni, antifurti che suonano, porte che si aprono e si chiudono, visi che non si vorrebbero vedere e l’angoscia costante di chi, senza volerlo, si ritrova in balia di eventi beffardi. Ma soprattutto devastanti, così come le decisioni che inevitabilmente ne conseguono. Finora, malgrado le dovute proporzioni, senza dubbio il Locke di questa Mostra.
Voto di Antonio: 9
Voto di Antonio: 9
Melbourne (Iran, 2014) di Nima Javidi. Con Payman Maadi, Negar Javaherian, Mani Haghighi, Shirin Yazdanbakhsh, Elham Korda, Roshanak Gerami, Mehrnoosh Shahhosseini e Alireza Ostadi.