Olive Kitteridge: Recensione in Anteprima per la miniserie HBO
Venezia 2014 | 4 ore di film tv per Lisa Cholodenko, regista dell’applaudito Olive Kitteridge
Se fino a pochi anni fa si credeva impossibile che il ‘cinema’ potesse prendere a piene mani dal mondo della televisione, la rivoluzionaria evoluzione della serialità catodica ha quasi costretto la settima arte ad abbassare la cresta. Perché è inutile girarci attorno. Sempre più spesso prodotti nati e pensati per la tv superano di gran lunga i ‘colleghi’ del grande schermo, grazie all’innegabile vantaggio della durata da poter spalmare in più puntate, con l’ovvia conseguenza di poter abbondantemente approfondire trama, intrecci e soprattutto personaggi.
Regina incontrastata del tubo catodico la mitologica HBO, da sempre straordinaria sperimentatrice del mezzo e del linguaggio televisivo. Serie meravigliose come True Detective e Game of Thrones, ma anche ‘film tv’ come Behind the Candelabra e The Normal Heart, sono sue e solo sue, con Olive Kitteridge di Lisa Cholodenko, miniserie in Italia a gennaio con Sky, presentata in anteprima mondiale al Festival di Venezia. Ovviamente fuori Concorso e senza suscitare alcun acido clamore tra i presenti. Perché Olive Kitteridge non è Cinema ma nulla ha da invidiare ad esso.
Tratto dall’omonimo romanzo di Elisabeth Strout, premio Pulitzer nel 2009, Olive Kitteridge ‘vive’ sui lineamenti duri, drammatici, comici e straordinariamente struggenti di un’immensa Frances McDormand, musa dei Coen nonché moglie di Joel, premio Oscar come Miglior Attrice nel 1997 con l’indimenticabile Fargo. Autrice di un film di 4 ore suddivise in 4 capitoli, la Cholodenko, regista de I Ragazzi stanno Bene, ci condurrà in un viaggio lungo 25 anni, tenendoci la mano per le strade di una fredda cittadina del Maine. Qui seguiremo l’esistenza depressiva di Olive, partendo proprio dalla sua fine. O presunta. Perché un’invecchiata McDormand si fa strada nel bosco. Per spararsi un colpo in testa. Chi è questa donna, perché sta per compiere un gesto tanto distruttivo, cosa ha dovuto passare e soprattutto qual è la sua storia?
Risposte che troveranno strada lungo il corso delle 4 ore successive, tra segreti ed inganni, tradimenti ipotetici e incidenti mortali. Impariamo a conoscere e ad amare l’odiosa Olive, maestra di matematica imbufalita con il mondo. Glaciale nei rapporti umani, distante dal figlio, sempre particolarmente indispettita nei confronti del marito farmacista, al suo contrario adorabile e disposto per natura ad aiutare il prossimo. Lui le regala una scatola di cioccolatini per San Valentino e lei a malapena lo ringrazia. Mai una parola d’amore, mai un abbraccio, mai un complimento, mai un passo indietro per chiedere scusa dei suoi comportamenti. Olive sa di essere terribile. Una ‘strega cattiva’ con un passato ingombrante. Suo padre si è sparato un colpo in testa perché depresso. Che anche lei debba fare la stessa fine? Gli anni passano, gli acciacchi si sommano, le rughe e i capelli bianchi si fanno ingombranti, l’unico figlio si sposa, poi divorzia e si risposa a sua insaputa, allontanandosi dalla famiglia e in particolar modo da quella madre che il resto del mondo definisce ‘pazza’. Perché particolare, sempre pronta a giudicare e a puntare il dito. Eppure anche Olive ha un’anima, dei sentimenti, che verranno a galla nel momento del bisogno…
Divertente, malinconico, tragico, ironico e soprattutto umano. Profondamente umano nei suoi personaggi, così ben delineati e sfaccettati. Rapporti umani che si incontrano e scontrano nel corso di 3 decenni conditi da lunghi dialoghi, che vedono Olive e suo marito, interpretato dal solitamente bravissimo Richard Jenkins, avvicinarsi ed allontanarsi continuamente. Però incapaci di abbandonarsi e staccarsi l’uno dall’altra, anche se diversi e litigiosi. Perché anche questo significa essere marito e moglie. Resistere alla tentazioni, mandare giù bocconi amari, attendere tempi migliori e mai dimenticare che tutto ciò fa profondamente parte del significato ‘amore’.
L’Odissea di questa donna profondamente scontenta, cinica e rabbiosa che troverà la pace interiore nel momento di maggiore difficoltà conquista, grazie all’impegno recitativo di una McDormand spaventosa e in grado di suscitare lacrime e risate, neanche fosse la cosa più ovvia e semplice del mondo. Lisa Cholodenko, e qui sta probabilmente l’unica pecca di una mini-serie in caso contrario impeccabile, si prolunga. I 233 minuti suddivisi in 4 parti sono tanti, troppi, con una serie di evitabili reiterazioni comportamentali e un paio di personaggi, studente di psichiatria con istinti suicidi in testa, prima ben disegnati e poi lasciati andare al proprio destino.
Donna di sani principi morali, con una splendida scena di possibile adulterio che vede la mela sbucciata dalla McDormand tramutarsi in serpente tentatore, Olive Kitteridge tiene i fili dell’intera sonnacchiosa cittadina in cui vive. Le sue critiche pungenti colpiscono chiunque, ma è proprio il suo cinico sguardo a segnare il tempo che passa in questo piccolo villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico. Meravigliosamente malinconico l’ingresso in scena di Bill Murray, triste e ricco vedovo che troverà nei lineamenti apparentemente furiosi ma in cuor suo dolci e gentili di Olive una possibilità per rialzarsi e ripartire. Insieme, tra uomini e donne di terza età e un Universo lontano mille miglia, quello della Grande Mela, che vedrà la Kitteridge fuggire a gambe levate. Per tornare nel suo deprimente Maine, alle proprie calze rotte, alla propria baia e ai propri fiori da accudire. Con la sana consapevolezza di essere stata amata. E a modo suo di aver profondamente amato…
Voto di Federico: 7
Olive Kitteridge (Usa, mini-serie tv HBO, 2014) di Lisa Cholodenko; con Frances McDormand, Richard Jenkins, Bill Murray, John Gallagher Jr., Zoe Kazan