Chuangru zhe (Red Amnesia): Recensione in Anteprima
Venezia 2014 | fantasmi, stalker o cos’altro? Trama a tinte thriller per Wang Xiaoshuai
Se fino a poche ore fa tutti noi eravamo pronti a giocarci casa sulla Coppa Volpi di Venezia 71 ad Alba Rohrwacher, perché bravissima in Hungry Hearts e perché di fatto senza reale concorrenza, dopo aver visto il primo ed unico film cinese in corsa per il Leone d’Oro ci sono sorti dei dubbi. Pesanti dubbi. Perché la pellicola diretta da Wang Xiaoshuai è trainata dalla bravura di un’anziana attrice cinese, Lü Zhong, straordinariamente credibile nei panni di una vecchia vedova ‘perseguitata’ da un misterioso stalker.
Ma andiamo con ordine, perché Chuangru zhe (Red Amnesia) varia tra i generi, passando dal thriller a tinte noir al drammatico con tanto di incrocio con lo spiritico, disegnando i lineamenti di un’anziana e caparbia donna cinese traumatizzata per la morte del marito e incapace di ‘abbandonare’ i rispettivi figli, nonché la madre chiusa in un ospizio. A stravolgerle le giornate delle pressanti telefonate, condite da lunghi e preoccupanti silenzi. Ma non è tutto. Perché in casa della donna piovono mattoni, con altri inspiegabili ‘incidenti’ a completare l’opera di disturbo quotidiano.
Ma chi sarà mai ad infastidire l’anziana signora? Cosa vorranno da lei e dalla sua famiglia? Chi sarà quel giovane ragazzino con il capello rosso che sembrerebbe quasi ‘seguirla’ da lontano? Domande che troveranno ovvia risposta lungo l’arco della pellicola, tra rivelazioni lentamente svelate, presunte apparizioni spiritiche, rapporti famigliari da dover sopportare e un ingombrante passato che solo nel liberatorio finale verrà rivelato.
Evidentemente interessato all’argomento visto l’ingombrante madre 70enne, Xiaoshuai ha provato a disegnare una generazione ai più sconosciuta, quella degli anziani cinesi. Soli e abbandonati da quei figli che hanno lasciato le case, se non addirittura le città d’appartenenza, per cercare fortuna altrove. Una migrazione epocale che ha preso vita con l’industrializzazione del Paese. Cresciuti a pane e Repubblica Popolare, questi ultra 70enni sono a detta del regista insensibili, nonché portatori di un’esistenza vuota, e di fatto ‘sbianchettata’ dal Governo. Per questo motivo la protagonista di Red Amnesia non riesce ad accettare l’omosessualità del figlio più piccolo, da lei visto come simbolo di una società che proprio non riesce più a capire. Sola in casa e priva di interessi di qualsiasi tipo, la donna parla con lo spirito del defunto marito e apparecchia la tavola come se anche lui fosse presente, intromettendosi nella vita degli altri per riempire la propria anonima esistenza. Destino vuole che uno sconosciuto faccia altrettanto con la sua, tra indizi su chi possa essere costui lentamente disseminati dal regista.
Le varie opzioni risolutive camminano fianco a fianco fino a pochi metri dal traguardo finale, quando tutti i nodi verranno tragicamente al pettine. Per arrivare a tanto, e qui Xiaoshuai ha raggiunto il suo scopo, Chuangru zhe (Red Amnesia) attraversa piani narrativi e generi differenti, inquietando e affascinando per lunghi tratti. Sogno, realtà e ‘apparizioni’ si alterneranno fino alla fine, lasciando lo spettatore con non pochi dubbi legati al nodo centrale della trama. Implicitamente persino politica, nonché terzo capitolo di una trilogia composta da “Shangai Dreams” e “Wo 11”. Possibili premi in arrivo: Osella e Coppa Volpi femminile.
Voto di Federico: 7
Voto di Antonio: 6
Voto di Gabriele: 7
Chuangru zhe (Red Amnesia, Cina, 2014) di WANG Xiaoshuai; con Lü Zhong, Feng Yuanzheng, Amanda Qin, Qin Hao, Shi Liu