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Jackie & Ryan: Recensione in Anteprima del film di Ami Canaan Mann

Ami Canaan Mann torna a Venezia con un film modesto ma gradevole, senza essere però abbastanza incisivo. Jackie & Ryan è in Concorso nella selezione ufficiale di Orizzonti

pubblicato 4 Settembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 22:33

Risale alla Mostra numero 68 l’ultima apparizione di Ami Canaan Mann al Festival di Venezia, in Concorso con un film che da noi fu distribuito col titolo di Le paludi della morte (Texas Killing Fields in originale). Tre anni dopo la figlia di Michael Mann torna con un progetto se vogliamo più ridotto, volutamente modesto, piazzato nella selezione di Orizzonti. Un Orizzonti che quest’anno di nomi di pregio ne ha sfoggiati, tra un Hong Sang-soo e un Quenti Dupieux, passando proprio per la Mann.

In Jackie & Ryan la regista americana si sofferma su un hobo, Ryan (Ben Barnes), che vaga per gli States scroccando passaggi ai treni merci che di continuo macinano chilometri su chilometri. Finché non approda in una cittadina dello Utah, con i suoi scorci innevati ma al tempo stesso declinati al grigio. Sì perché il film è immerso in una quotidianità che parla di recessione, con una depressione che incombe e che, se mai arriverà il suo turno, sarà come un ladro nella notte.

Ad ogni modo, qui il giovane, che è anche un talentuoso cantante folk, incontra Jackie (Katherine Heigl). La seconda volta che i due si vedono, Ryan soccorre la donna che ha appena avuto un piccolo incidente, dando il là agli eventi che seguiranno. Il protagonista maschile dà voce a quel mondo di outcast di cui l’America è piena: fenomeno per lo più diffuso nelle metropoli, le aree suburbane e periferiche sembra che stiano “scoprendo” il tutto da qualche anno a questa parte. Eppure non si tratta certo di un film sui buoni sentimenti, sebbene la sua dose di ruffianeria riesce pacatamente a distillarla durante il corso del film.

Così come pacato è il ritmo di una vicenda che non vive di exploit, scommettendo piuttosto sulla costruzione di un ambiente che ci dica qualcosa sulla piega che la società va prendendo. Sempre però sullo sfondo della storia vera e propria, che il titolo del film riassume senza troppi giri di parole. Ryan approda come un ufo a casa di Jackie, scoprendo che vive con la madre e la figlia per via di un matrimonio andato male, anche se la separazione è solo di fatto, mentre si aspetta che la Legge formalizzi la situazione.

Nessuno dei due, né Jackie né Ryan, parte chiaramente con l’intenzione di avvicinarsi; tuttavia il racconto procede sui binari di tale avvicinamento, che passa attraverso una serie di apparenti cortesie che i due si scambiano a mo’ di doveri formali. Ryan sa che il suo prossimo treno lo sta già aspettando, giusto il tempo di racimolare quei due spiccioli che servono suonando sul bordo dei marciapiedi. Jackie, da par suo, deve ancora fare i conti con un rapporto che non si è chiuso non solo in termini legali: in balia del marito, la donna vive in un regime di soggezione che la sta poco alla volta lacerando.

C’è una frase che dice verso la fine il personaggio della Heigl, ossia che alle volte certe persone appaiono solo affinché tu possa passare allo step successivo. Insomma, il senso è questo. Ma non serve arrivare a quel punto, ovvero rendere esplicita la cosa, perché sin dalle prime battute il film è oltremodo prevedibile, non riuscendo la Mann a sostenere la portata di queste due strade che s’incrociano. In altre parole, si capisce subito che ciò che viene fatto passare per fortuito sarà il destino del film, e lo chiarisce in maniera ancora più netta rispetto a quanto dovrebbe di per sé suggerire il titolo. Questo non significa che Jackie & Ryan non abbia un suo pubblico, alla luce di un film piccolino ma gradevole, malgrado alla fine resti poco.

L’incedere garbato del film suggerisce di guardare oltre, posando lo sguardo anche al di là della vicenda centrale, di per sé nulla di irresistibile. I personaggi della Mann provengono da un futuro molto prossimo, che per tanti è già presente. In più la dicotomia paese/città, tanto cara alla cinematografia americana, specie quella che non rientra nel cosiddetto circuito, rappresenta una traccia presente sin dall’inizio ma che piano piano prende sempre più piede, fino a aprirsi del tutto. La bimba chiede alla mamma, Jackie, se quand’era piccola le piacesse il posto dove ora abitano, visto che madre e figlia hanno dovuto lasciare Manhattan per tornare nella città dove la prima è cresciuta. La risposta è questa: «Quando me ne sono andata lo odiavo. Ora però penso che mi piaccia». Archiviato definitivamente, ed in malo modo, il sogno americano, non resta che l’essenziale, prima di perdere pure quello. Ami Mann lo racconta attraverso la storia di due persone che imparano a conoscersi; dapprima aiutandosi reciprocamente, venendosi incontro nei loro bisogni più immediati, ovvero i problemi che hanno sbarrato la strada impedendo loro di proseguire. Per poi un giorno, magari, innamorarsi. Chi lo sa?

Voto di Antonio: 6

Jackie & Ryan (USA, 2014) di Ami Canaan Mann. Con Katherine Heigl, Clea Duvall, Ben Barnes, Sheryl Lee, Emily Alyn Lind, Ryan Bingham, Allan Groves e Claire Duval.