Maze Runner – Il labirinto: Recensione in Anteprima
Dopo il promettente debutto al botteghino americano, Maze Runner – Il labirinto è pronto per approdare anche qui da noi. Distopia adolescenziale che spinge troppo l’acceleratore sul formato del serial TV già con questo primo capitolo, rischiando di compromettere l’intera trilogia
Un ragazzo si risveglia nel bel mezzo di un campo circondato da mura altissime. A trascinarlo su è stato un ascensore montacarichi, che in maniera quasi forsennata lo ha scaraventato in un ambiente decisamente misterioso. Non bastassero le mura che cingono il campo, il ragazzo si ritrova circondato da un gruppo di coetanei che lo osservano incuriositi. Peccato che Thomas, questo è il suo nome, non ricordi nulla.
Maze Runner – Il labirinto è il primo di una trilogia tratta dal romanzo di James Dashner, appartenente al filone distopico. In soldoni, l’operazione solca gli stessi mari di serie come Hunger Games o Divergent, portando al cinema un’opera a cavallo tra la distopia e la fantascienza in generale, focalizzandosi su un target specifico, ossia gli adolescenti. Definizione molto vaga, ce ne rendiamo conto, ma il fenomeno è oramai sdoganato e questo sembra essere l’andazzo. Per ora.
E non che questo film manchi di argomenti. Nel corso di 113 minuti vengono alternate delle buone scene action, poche ma di ritmo discreto, a scene attraverso cui ci viene vagamente illustrata la vita nel campo. In poche parole, tutti i ragazzi che si trovano all’interno di queste mura sono arrivati lì allo stesso modo di Thomas: da sotto e senza ricordare nulla. Durante il giorno un lato del recinto si apre, consentendo ad alcuni membri scelti in questa sorta d’improvvisata tribù di girovagare per il labirinto che circonda le mura. Si chiamano runner, ed il loro compito è quello di capire se e quali possibilità ci sono di scappare da quel luogo.
È in maniera piuttosto raffazzonata che Maze Runner ci informa di tale contesto, tenore per buona parte del film motivato apparentemente dal desiderio di trattenere il mistero che si cela dietro all’intera vicenda. Un’economia della tensione narrativa che in un primo momento viene distillata bene: la prima parte intriga infatti abbastanza da voler proseguire per amore di comprendere le ragioni e le dinamiche che hanno condotto i ragazzi in quel posto così ostile.
Così come bravi sono i giovani attori, tutti grossomodo azzeccati. Le magagne emergono semmai in relazione a come ci vengono proposti; e qui torna quella che in un primo momento appare una scelta precisa, ossia non dire alcunché per poi tramortirci sul finale. Al di là dei ruoli standard (cose del tipo «lui è il capo, quest’altro è il vice, questo invece è lo stronzo») nessuno dei personaggi appare caratterizzato in alcun modo, salvo probabilmente il villain di turno, il cui valore viene totalmente e malamente vanificato sul finire, quando inspiegabilmente riappare dopo un rocambolesco passaggio.
Ed è proprio il finale a punire lo spettatore, che rischia pericolosamente di sentirsi preso in giro quando scopre che in circa due ore non gli è stato detto alcunché, né gli verrà detto. Maze Runner finisce col risolversi dunque in un trailer allungato (ripetiamo, 113 minuti) contraddistinto da momenti scenicamente interessanti, ma che si vivono sulle ali della curiosità di scoprire quale sia ‘sto benedetto segreto (o segreti). Per poi scoprire invece che questo primo capitolo altro non è che un timido prologo alla cosiddetta Fase 2, in cui, forse, ci verranno chiarite un po’ di cose.
Un film che apre molteplici spiragli e parentesi, senza, non diciamo chiuderne, ma anche solo svilupparne una. Anzi, una sì, cioè il sopracitato epilogo del villain, gestito in maniera grossolana come minimo. Insomma, quanto contenuto in questo prima parte di quattro poteva benissimo essere raccontato in mezz’oretta, al netto delle divertenti scorribande nel labirinto e le poche, pochissime informazioni su quanto sta accadendo. Peccato, anche perché il film non lesina di offrire dei risvolti tenuamente horror, che avrebbero disposto di tutt’alto peso qualora fossero stati inseriti in un contesto strutturato in maniera più elaborata.
Resta perciò tutt’al più un incipit attorno al quale Maze Runner gira per l’intera sua durata, fino all’ultima “promessa”, l’ennesima, ossia quella di raccontarti meglio come stanno le cose al prossimo giro. Troppo facile così, anche perché i mezzi per cavarci fuori un discorso più articolato, dunque incisivo, c’erano eccome. Così com’è si ha il sospetto della solita passerella per potenziali talenti, che potevano senz’altro contribuire ad un’opera che invece si mostra troppo prudente, quasi sommessa nello svelarsi. Quasi a voler definitivamente sdoganare, tale e quale, il fortunato format delle serie TV, che tra queste mura soffre non poco, com’è giusto che sia; mentre sarebbe stato più accorto tenere in maggior conto la possibilità di indisporre lo spettatore con quel lungo panegirico che, per ora, non porta da nessuna parte. Ma che soprattutto mina, in maniera più o meno rilevante a seconda di chi vi si presta, le possibilità di volerci proprio tornare su questa storia.
Voto di Antonio: 5
Maze Runner – Il labirinto di Wes Ball. Con Dylan O’Brien, Kaya Scodelario, Thomas Brodie-Sangster, Will Poulter, Patricia Clarkson, Aml Ameen, Ki Hong Lee, Blake Cooper, Dexter Darden, Chris Sheffield e Jacob Latimore. Nelle nostre sale da mercoledì 8 ottobre.