45 Anni – 45 Years: recensione in anteprima del film in concorso a Berlino 2015
Festival di Berlino 2015: il pubblico cinefilo lo conosce per l’ottimo Weekend, quello televisivo per l’altrettanto ottimo Looking. Ma oggi Andrew Haigh con 45 Years cambia rotta e descrive un rapporto di coppia eterosessuale sconvolto da una notizia shock. Con la sua solita maestria e un risultato emotivamente potentissimo. In concorso, e da premio.
Andrew Haigh firma con 45 Years un film a suo modo speculare rispetto al precedente Weekend. Lì c’erano due ragazzi gay, giovani e in cerca di una realizzazione (anche sociale), che s’incontravano una sera e dopo un fine settimana di passione e amore erano costretti a dirsi addio per sempre.
Qui invece abbiamo una coppia sposata, con lui e lei già ben realizzati nella vita, che dopo 45 anni provano a tenere la relazione di matrimonio salda dopo uno scossone mica da poco. Buona notizia: 45 Years è tanto profondo, sottile ed emotivamente devastante quanto Weekend, e sarebbe bello vederli di seguito per confermare il filo rosso e vedere nel secondo una bella limatura nello stile, peraltro già ben oliato.
Kate sta finendo i preparativi per l’anniversario di questi 45 anni di matrimonio con Geoff. Una mattina l’uomo riceve però una lettera che lo scaraventa nel passato: il corpo della sua ex-ragazza, Katia, è stato trovato nelle Alpi Svizzere. Intatto, dopo 50 anni da un incidente. La notizia non sconvolge solo Geoff, ma anche la stessa Kate, che non riesce a darsi pace all’idea che il marito sia tornato con la testa indietro di ben 50 anni, direttamente al suo primo amore.
Diviso dal passare del giorni, dal martedì che poi porterà al sabato della festa – che diventa man mano sempre più un traguardo pesante come un macigno -, 45 Years è la conferma dell’abilità di Haigh di descrivere le emozioni quotidiane. Da quelle più piccole, fatte di gesti inaspettati, a quelle più che grandi che ti travolgono come una valanga, come la notizia che ricevono infatti Geoff e Kate.
Dal momento in cui vengono a sapere del ritrovamento del corpo di Katia, i due provano in un primo momento ad andare avanti, tra sconcerto e imbarazzo nel parlare di una cosa del genere. Presto però diventa qualcosa che bisogna affrontare, anche perché Geoff comincia a dare segni piuttosto preoccupanti. Il fantasma di Katia diventa sempre più ingombrante e onnipresente: d’altronde dal momento in cui entra nella vita della coppia si torna a ripensare a ieri e a ciò che è stato…
45 Years è per forza un film sul tempo. Non solo sui ricordi, onnipresenti e spesso cercati (Kate deve ad esempio comporre per la festa una playlist musicale fatta di canzoni che ha in comune col marito), ma anche sulla percezione del tempo passato. Kate e Geoff dopotutto sono messi improvvisamente di fronte a quello che nessuno vorrebbe pensare: aver perso qualcosa o persino di aver fallito o addirittura di non aver capito nulla per un lungo periodo di tempo.
Haigh gira con una sicurezza da maestro, e si dimostra ancora una volta molto intelligente persino nella composizione delle inquadrature. C’è una scena che ha per protagoniste delle diapositive e che, nella sua semplicità, mette i brividi per davvero. Per non parlare del sonoro che riesce a rendere “pesante” persino il sottile scroscìo del vento, e che nella scena appena citata ci ricollega in modo brillante ai titoli di testa.
Il regista si concentra praticamente tutto il tempo solo sui due protagonisti, soprattutto su Kate, interpretata da una Charlotte Rampling che diventa il personaggio e regala primi piani, compreso il finale, da brividi. Così facendo fa passare in secondo piano la sua credibile e forte descrizione dell’Inghilterra settentrionale, quella del Norfolk, in cui si discute ancora di Thatcher e si è ormai adagiata a vivere nel proprio grigiore e nella propria lentezza.
Ma non è mica un ritratto pesante e ostentato, anzi, così come non è ostentato lo studio dei personaggi. Solo in questo modo Haigh raggiunge l’obiettivo di farci vivere la problematica di questa coppia: perché in fondo sta parlando di cose universali. Così come Weekend non parlava mica solo al pubblico queer, 45 Years scavalca la ‘critica al matrimonio’ e parla a tutti i noi, dei nostri rimpianti e delle modalità con cui li nascondiamo, anche attraverso la (non) comunicazione.
I momenti d’intimità e i dialoghi verosimili sono da sempre gli strumenti con i quali Haigh ci porta dentro alle sue storie in un nanosecondo senza che manco ce ne rendiamo conto, come succede tra l’altro nell’ottimo Looking, la serie tv HBO di cui è produttore esecutivo e regista di diversi episodi. Pazzesco pensare che un regista abbia una sensibilità tale da poter passare da una coppia anziana e borghese del Norfolk a un gruppo di amici gay di San Francisco con la stessa naturalezza e intensità.
E ogni decisione, ogni dettaglio e ogni battito di cuore sono esposti nella maniera più gentile e sottile possibili: vi sarete detti che sarà ben strano festeggiare un anniversario a 45 anni e non a 40 o 50, no? Davvero: è nato un autore di cui seguire ogni passo, al cinema quanto in tv, è un’esperienza forte, e che ogni volta sa scioglierci il cuore senza ricattarci mai. Tra Michael Haneke e Mike Leigh c’è Andrew Haigh.
Voto di Gabriele: 9
45 Years (Inghilterra 2015, drammatico 93′) di Andrew Haigh; con Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James, Dolly Wells, David Sibley.