Roma 2014 – applausi per Lo Sciacallo – arrivano Ficarra e Picone più la cerimonia di premiazione: chi vince?
Benicio del Toro, Kevin Costner, Richard Gere, Rooney Mara, Clive Owen, Guillaume Canet, Geraldine Chaplin, Lily Collins, Claudia Traisac, Josh Hutcherson, Sam Claflin e Simon Merrells. Questi i nomi dei divi che calcheranno il red carpet del nono Festival Internazionale del Film di Roma.
Penultimo giorno di programma quello vissuto ieri al Festival Internazionale del Film di Roma, che tra poche ufficializzerà i vincitori della nona edizione, per la prima volta scelti dal pubblico. Espletati i nostri pronostici andiamo a fare il ‘resoconto’ di quel che è avvenuto ieri. Mattinata da fuochi d’artificio grazie all’elettrizzante Lo Sciacallo, debutto alla regia di Dan Gilroy. Un thriller in cui lo sceneggiatore ha fatto incontrare e scontrare etica e morale. L’etica giornalistica, sempre più affossata dal più remunerativo sensazionalismo, che va conseguentemente ad abbattere quel flebile muro che separa il bene dal male, ciò che è giusto fare da ciò che è sbagliato. Sin dai primi minuti Gilroy ci mostra quel che è Jake Gyllenhaal. Un delinquente, dal sorriso ingiallito ma affabile e dagli occhi inquietanti e penetranti, con un fisico smilzo e una parlantina travolgente. Che ti scuote e disorienta. Jake, mai così bravo dai tempi de I segreti di Brokeback Mountain, ha dato vita ad un personaggio che è già di culto. Calcolatore, subdolo, violento, intelligente e malato. Eppure vincente.
Pomeriggio da red carpet e sala gremita di fan per Kevin Costner, prestatosi ad una ‘conversazione’ con il pubblico prima di presentare la sua ultima fatica, Black and White. Da lui interpretato e interamente prodotto. Un legal movie con risvolti sociali quello sceneggiato e diretto da Mike Binder, tra relazioni interraziali e differenze razziali che andranno a travolgere un avvocato, distrutto dalla morte improvvisa della moglie, rimasto da solo a crescere la nipotina e trascinato in tribunale dalla nonna paterna, di colore come la bimba, che vuole l’affido della piccola. Bianchi e neri che si scontrano all’ombra della giustizia, per un titolo che soppesa fino alla nausea buoni sentimenti e presunti drammi, finendo per scivolare nel buonismo più estremo e smielato. Una bomba glicemica che tanti applausi ha raccolto durante la proiezione con il pubblico. Immeritatamente.
In serata, invece, anticipata stampa per La Spia di Anton Corbijn, film tratto dall’omonimo romanzo di John Le Carré ed ultima grandissima prova da protagonista per l’indimenticabile Philip Seymour Hoffman. Una spy story vecchia maniera quella diretta dal regista di Control, mai tanto attuale visti i terroristi islamici che costringeranno un appesantito, tradito e senza scrupoli Hoffman a battagliare con il poco affidabile FBI nei confronti di un caso esploso ad Amburgo. L’attore recentemente scomparso, Premio Oscar per Capote, calamita la scena e divora i tanti colleghi di spessore al suo fianco, da Willem Dafoe a Rachel McAdams passando per Robin Wright, confermando quanto la sua precoce scomparsa sia stato un colpo al cuore per l’industria cinematografica tutta. Immenso.
Quest’oggi, come detto, ultimo giorno di Festival con pronostici già partiti e serata di premiazione in onda alle ore 19. A condurre la cerimonia sarà l’attrice romana Nicoletta Romanoff. Nell’attesa alle ore 15.30 presso la Sala Petrassi verranno assegnati i Premi Collaterali della nona edizione: Premio Farfalla D’oro Agiscuola, The SIGNIS Award – Ente dello Spettacolo (dotato di un premio di cinquemila euro), L.A.R.A. (Libera Associazione Rappresentanza di Artisti) al Miglior Interprete Italiano, Premio AIC per la Migliore Fotografia, Premio AMC al Miglior Montaggio, Premio al Miglior Suono – A.I.T.S., Premio La Chioma di Berenice – al Miglior Truccatore, Premio La Chioma di Berenice – al Miglior Acconciatore, Premio Akai International Film Fest, Green Movie Award, Premio di critica sociale “Sorriso diverso Roma 2014”.
Alle ore 20, dopo la cerimonia di premiazione ufficiale, la Sala Sinopoli ospiterà il film di chiusura della nona edizione: Andiamo a quel paese di Salvatore Ficarra e Valentino Picone (in arte Ficarra e Picone). Il duo comico palermitano torna dietro la macchina da presa dopo i successi ottenuti con Nati stanchi, Il 7 e l’8, La Matassa e Anche se è amore non si vede. Ficarra e Picone – ancora una volta autori della sceneggiatura, registi e interpreti principali – ambientano la loro nuova commedia in Sicilia raccontando le spassose vicende di due disoccupati che, tornati nel loro paese d’origine, immaginano un’originale soluzione per uscire dalla crisi. Al MAXXI infine, alle ore 21, verrà proiettata la versione restaurata di Ricomincio da tre di Massimo Troisi, ideale prologo alla proiezione domenicale offerta al pubblico alle ore 20.30 della versione restaurata da Film & Video de Il Postino, pluripremiato lungometraggio diretto da Michael Radford. Il film, trasposizione cinematografica de “Il postino di Neruda” dello scrittore cileno Antonio Skàrmeta, sarà presentato a vent’anni dalla morte del grande attore napoletano.
Roma 2014 – delude La Foresta di Ghiacco – è il giorno di Kevin Costner, Nightcrawler ed Index Zero
Giornata particolarmente povera quella andata in scena ieri al Festival Internazionale del Film di Roma, con l’atteso ritorno di Claudio Noce ad impreziosire la mattinata. La Foresta di Ghiaccio il titolo, opera seconda in arrivo 5 anni dopo quel Good morning Aman con cui nella Venezia di Marco Muller vinse il premio FICE come miglior autore esordiente. Un glaciale e anestetizzato thriller che il 39enne regista romano ha girato in Trentino, nella Valle del Chiese, sommerso dal freddo, dalla neve e da una tempesta che incombe tra la Centrale di Cimego, i boschi di Roncone e le dighe di Bissina e Boazzo. Una meravigliosa zona di confine in cui si incontrano e scontrano l’uomo e la natura, che ha visto il regista perdere completamente la bussola. Registicamente limitato da una scorbutica e a lungo andare insostenibile macchina a mano, soprattutto nelle scene più dinamiche e conseguentemente confusionarie, La foresta di ghiaccio sembra quasi scimmiottare i topoi del genere, tra musiche gratuitamente inquietanti e rallenty spaventosamente ripetuti. Noce, che si è incredibilmente preso sul serio dinanzi ad un script tanto povero, ha gettato a mare l’incredibile cornice naturale capitatagli tra le mani. Quella del Trentino, con i suoi paesaggi mozzafiato vero ed unico protagonista di un film completamente sbagliato.
A 24 ore dall’assegnazione dei premi, invece, il Festival capitolino torna ad ingranare la 5° con una 24 ore ricca di appuntamenti. Indiscussa star del giorno Kevin Costner, a Roma per incontrare il pubblico e presentare l’ultimo film che lo vede protagonista, Black and White, firmato dal regista, attore, sceneggiatore Mike Binder. Alle ore 21:30, invece, Bollywood tornerà a Roma con Haider, nuovo film di Vishal Bhardwaj, regista, sceneggiatore, produttore, compositore e cantante indiano famoso per i suoi magistrali e innovativi adattamenti delle opere di Shakespeare: Maqbool nel 2003, tratto da “Macbeth”, e Omkara nel 2006, tratto da “Otello”, grandi successi di pubblico e critica in patria e all’estero, costituiscono i primi due capitoli della trilogia che si chiude con Haider, tratto dall’Amleto. Protagonisti della pellicola Shahid Kapoor, vincitore ai Filmfare Awards, i premi più importanti assegnati dal cinema indiano, e Tabu, considerata una delle migliori attrici del cinema Hindi, più volte premiata per le sue interpretazioni con il prestigioso National Film Award, interprete de Il destino nel nome presentato al Festival di Roma.
Altro titolo in programma quest’oggi Nightcrawler con Jake Gillenhall, mentre il Teatro Studio Gianni Borgna ospiterà alle ore 18 la masterclass che vedrà protagonista Brad Anderson, il regista cult di Session 9, L’uomo senza sonno, Transsiberian, Vanishing on the 7th Street e The Call, al Festival con il suo nuovo e deludente film Stonehearst Asylum. Se in Sala Sinopoli verrà presentato Biagio di Pasquale Scimeca, alle ore 17 in Sala Petrassi si terrà la proiezione di Largo Baracche di Gaetano Di Vaio, fondatore della principale nuova realtà del cinema partenopeo Alle ore 20, in Sala Petrassi, sarà la volta di Index Zero di Lorenzo Sportiello, regista molto attivo nel mondo dei videoclip e della pubblicità, autore della prima web serie italiana, Wannabe a Filmmaker. Dopo aver diretto diversi cortometraggi, presentati ai principali festival internazionali, firma il suo lungometraggio d’esordio, Index Zero, una storia di “fantascienza umanista” che fa incontrare Puglia e Repubblica Ceca, proiettando nel futuro le attuali politiche legate alla sostenibilità delle economie e della crescita demografica: nel 2035, un uomo e una donna sono catturati dalla polizia mentre cercano di entrare illegalmente negli Stati Uniti d’Europa, per dare un futuro al figlio che aspettano. I due sono separati con la forza perché la donna incinta è considerata “non sostenibile” e deve essere espulsa.
Roma 2014 – Phoenix da Marc’Aurelio d’Oro – è il giorno de La Foresta di Ghiaccio, Enrico Lucherini ed Elisabetta Sgarbi
Giornata ricca quella vista ieri al Festival Internazionale del Film di Roma, con diversi titoli di vario interesse proiettati all’interno dell’Auditorium. Poche ore dopo il saccheggio calcistico del Bayern Monaco ai danni dei giallorossi di Rudi Garcia, sbranati allo Stadio Olimpico martedì sera, la Germania è tornata a banchettare sulla Capitale grazie a Phoenix di Christian Petzold, acclamato regista tedesco dei premiati Yella (Orso d’Argento a Berlino) e La scelta di Barbara (Orso d’Argento per la Miglior regia al Festival di Berlino del 2012). Un melò di rara eleganza e bellezza, in grado di mostrare sotto occhi inediti l’orrore dell’Olocausto. Siamo nel giugno del 1945. Ferita, con il volto sfigurato e sopravvissuta ad Auschwitz, Nelly torna a Berlino. Viene operata da un chirurgo ma non è soddisfatta del risultato finale. Perché in quel volto che ammira allo specchio non scorge la sua ‘vecchia’ lei. Tenuta in vita nei campi di concentramento dall’amore nei confronti del marito Johnny, Nelly lo cerca disperata tra i locali di una città rasa al suolo dai bombardamenti. E qui, al Phoenix, lo trova. Ma lui non la riconosce. Tratto dal romanzo Le ceneri della defunta di Hubert Monteilhet, il film di Christian Petzold si illumina dinanzi ad una storia di verità e menzogne, dolore e lutto, doppi e fantasmi. La straordinaria ‘fenice’ Nina Hoss, autrice di un’interpretazione di un’intensità incredibile, risorge dalle ceneri del Terzo Reich, vivendo sulla propria pelle il dolore di un amore talmente abbagliante dall’essere pronta a tutto. Persino fingere di essere un’altra donna e di non aver mai visitato un campo di concentramento, anche solo per ritrovare e soprattutto stringere di nuovo a se’ il suo lui. Bugiardo traditore. La Germania ha così fatto tripletta al Festival di Roma. Prima con il bellissimo We are Young. We are Strong., poi con il più che apprezzabile Die Lügen der Sieger (The Lies of the Victors) ed ora con l’applauditissimo Phoenix, che è di fatto una spalla sopra tutti. Abbiamo trovato il film da Marc’Aurelio d’Oro.
Altro titolo mattutino l’atteso ma purtroppo deludente Stonehearst Asylum di Brad Anderson. Tratto da un celebre racconto di Edgar Allan Poe, Il sistema del dr. Catrame e del prof. Piuma, il film a tinte thriller diretto dal regista da l’Uomo senza Sonno ha malamente sfruttato un cast straordinariamente assortito, composto da Kate Beckinsale, Jim Sturgess, Ben Kingsley, Michael Caine, Brendan Gleeson e David Thewlis. Peccato che Anderson, già finito in un manicomio con il cult Session 9, abbia deciso di tramutare il romanzo gotico di partenza in un frullato di generi che a fatica si amalgamano, tra stucchevole e ‘folle’ storia d’amore, svolte narrative e autentici freak in costume. Stonehearst Asylum non è un horror nel vero senso del termine così come non è un thriller o un dramma. E’ tutto e il contrario di tutto, con una componente essenziale inizialmente accennata che va sempre più scemando con il passare dei minuti. La suspence. E’ come se in uno dei vostri peggiori incubi Poe incrociasse Cinzia TH Torrini.
Sentiti applausi da parte della stampa, invece, per il poetico, magico e fiabesco Angely Revoluciji di Alexey Fedorchenko, Marc’Aurelio del Futuro per volontà di Marco Muller. Siamo nel 1934. Gli sciamani di due popolazioni indigene, gli Ostiachi e i Nenci, non hanno nessuna intenzione di accettare la nuova ideologia staliniana vigente nell’Unione Sovietica, a nord esplosa nel centro culturale di Kazym, che comprendeva una scuola, un ospedale, un ambulatorio veterinario e un museo. Per questo motivo 5 artisti d’avanguardia più una passionaria partono alla volta della Siberia con l’obiettivo di conciliare due culture lontane. Esteticamente legato al teatro d’avanguardia, tanto nella recitazione quanto nell’uso di scenografie visionarie e al tempo stesso straordinariamente immerse nella natura, il film vira in alcuni momenti verso mondi surreali, tra fedelissimi dello Zar che non gradiscono gli entusiasmi rivoluzionari degli artisti e branchi di indigeni cresciuti adorando divinità astratte. Fedorchenko, con una lentezza che se nella prima parte si fa snervante con il passare dei minuti trova sempre più una sua sensata necessità, sembra quasi danzare con passi di poetica meraviglia tra i lineamenti di una Storia dimenticata e ai più sconosciuta.
Primo pomeriggio con l’imperfetto ma al tempo stesso sorprendente debutto registico dell’italiano Andrea di Stefano, al Festival di Roma con Escobar: Paradise Lost. Protagonisti d’eccezione Josh Hutcherson e Benicio Del Toro, qui nei panni del Re della cocaina Pablo Escobar. E’ un film a più facce quello girato con inatteso furore da Andrea Di Stefano. Un mix di generi che se da una parte spiazza e disturba dall’altra affascina nei suoi studiati intrecci narrativi. Storia contemporanea e finzione cinematografica che si incontrano e si intrecciano. Questo il rischio corso dall’esordiente regista italiano, che ha preso alcuni fatti realmente accaduti ad Escobar per poi immaginare altro, vedi una storia d’amore tra due giovani frenati dalle manie di grandezza di un criminale. Adrenalinico e teso nella parte ‘thriller’ che prenderà fuoco nella seconda ora, Paradise Lost non ha effettivamente nulla di italiano e del suo Cinema se non il suo regista, non a caso per due anni a New York a studiare recitazione all’Actor’s Studio.
Cinema di genere, invece, nell’ottava giornata della manifestazione. Oggi, giovedì 23 ottobre, la Sala Sinopoli ospiterà alle ore 19.30 la proiezione de La Foresta di Ghiaccio di Claudio Noce mentre alle ore 22 sarà la volta di Stonehearst Asylum, da noi visto e recensito nella giornata di ieri. Nel secondo caso largo spazio anche al regista Brad Anderson, che incontrerà il pubblico venerdì alle ore 18 presso il Teatro Studio Gianni Borgna. Alle ore 16.30 presso la Sala Sinopoli si terrà la proiezione di Os Maias – (Alguns) Episódios da Vida Romântica di João Botelho, pluripremiato regista e sceneggiatore di pellicole come Tempi difficili, Quem és tu?, Il fatalista tutti presentati a Venezia e Um Adeus Português al Festival di Berlino, mentre la linea di programma Prospettive Italia ha in programma due proiezioni in Sala Petrassi: alle ore 17, l’evento speciale Ne ho fatte di tutti i colori di Marco Spagnoli, con protagonista il mitico Enrico Lucherini; alle ore 19 sarà invece il turno di Due volte Delta di Elisabetta Sgarbi, regista molto apprezzata anche in campo internazionale. Marco Bellocchio, Ettore Scola e Paolo Virzì, infine, saranno nel pomeriggio al MAXXI per Prima del film di Marco Chiarini e Mario Sesti
Roma 2014 – boom Guardiani della Galassia, follia Tusk – è il giorno di Aleksej Fedor?enko e Brad Anderson con Stonehearst Asylum
Giornata di ‘fuoco’ quella vissuta ieri nella Capitale, di fatto in ‘attesa’ della partitissima Roma – Bayern Monaco (poi finita come finita…). Forse anche per questo motivo il Festival Internazionale del Cinema di Roma si è concesso la prima giornata relativamente ‘calma’, con un calendario poco fitto, pochi divi sul red carpet e un Auditorium che dal primo pomeriggio in poi è andato inevitabilmente svuotandosi.
Al mattino, ore 09:00, incomprensibile doppia proiezione in contemporanea per Tre Tocchi di Marco Risi e Tusk di Kevin Smith. Generi e nazionalità differenti con il sottoscritto che si è buttato tra le braccia del folle, a tratti geniale ma nel complesso maledettamente imperfetto horror demenziale del regista di Clerks. Un mix di generi quello messo in scena da Smith, con un’idea di partenza folgorante e uno trasposizione incapace di dar degnamente vita alla trama immaginata. Causa budget limitato. The Human Centipede versione ‘nerd’, potremmo definirlo, con Justin Long finito nella villa di un vecchio pazzo che da anni sogna di poter creare un ‘uomo/tricheco’, in memoria di un’antica amicizia con un reale mammifero marino pinnipede decenni e decenni prima. Tra le chicche da non perdere la presenza di uno strabico Johnny Depp, come al suo solito truccatissimo e ricoperto di protesi.
15 minuti di pausa e il Festival è subito ripartito con il deludente Dólares de arena (Sand Dollars), film a tinte lesbo con Geraldine Chaplin mattatrice. Una pellicola diretta a 4 mani da due donne e con due donne protagoniste, diverse e lontane sotto tutti i punti di vista. Una delle due anziana fuggita dalla Francia per trovare la pace a Las Terrenas. L’altra giovane marchetta desiderosa di scappare in Europa, senza porsi limiti morali di alcun tipo per riuscirci. Peccato che persino dinanzi alla risicata durata, 80 minuti appena, Sand Dollars paghi un indifendibile vuoto di contenuti all’interno di una sceneggiatura sbrodolata e tirata per le lunghe.
Pomeriggio targato Marvel, invece, grazie a Guardiani della galassia, autentico capolavoro cinefumettistico. Da mesi uscito in quasi tutto il mondo e in arrivo in Italia solo ora, il film di James Gunn è un concentrato di trovate ed esplosioni visive, con continui omaggi agli anni ’80, scenografie mozzafiato, colonna sonora vintage, effetti speciali meravigliosi ed attori clamorosamente in parte. Emozionante, divertente, persino commovente. Guardiani della galassia è senza ombra di dubbio il miglior film Marvel fino ad oggi uscito al cinema. Superiore persino a The Avengers.
La giornata di oggi, mercoledì 22 ottobre, vedrà invece andare in scena il Marc’Aurelio del Futuro, assegnato su proposta del Direttore Marco Müller al cineasta russo Aleksej Fedor?enko. Il regista di Primi sulla Luna e Ovsjanki /Silent Souls (premiati entrambi alla Mostra di Venezia) e di Spose celesti dei Mari della pianura (in concorso a Roma nel 2012), produttore di oltre venti film, sceneggiatore e scrittore, presenterà in prima mondiale il suo ultimo lavoro, Angeli della Rivoluzione (Angely revolucii), nella linea di programma “Cinema d’Oggi”.
Alle ore 22 la Sala Sinopoli ospiterà Phoenix, nuovo lavoro del cineasta tedesco Christian Petzold, Orso d’Argento a Berlino per La scelta di Barbara, vincitore di tre premi nello stesso Festival per Yella e autore di Jerichow presentato a Venezia. Il film è ambientato nella Germania post bellica e racconta affronta il dramma di una donna sopravvissuta ad Auschwitz: il volto sfigurato la rende irriconoscibile al marito, ma notando in lei una vaga somiglianza le chiede di assumerne l’identità, sperando di mettere mano all’eredità della sua famiglia. La donna accetta: vuole capire se l’uomo la ama ancora o la tradisce. Alle ore 18 Geraldine Chaplin incontrerà il pubblico presso il Teatro Studio Gianni Borgna: figlia del grande Charlie Chaplin, la straordinaria attrice de Il dottor Zivago, Rapina al Sole e decine di altri film, interprete per registi che hanno fatto la storia del cinema come Robert Altman, James Ivory, Martin Scorsese, è al Festival con l’ultimo film che la vede protagonista, Dólares de Arena di Laura Amelia Guzmán e Israel Cárdenas.
In Sala Sinopoli alle ore 17 sarà proiettata la prima internazionale di NN, opera terza di Héctor Gálvez (Cinema d’Oggi). Un film basato su un fatto realmente accaduto: i resti di un uomo scomparso durante gli anni degli scontri politici in Perù vengono riesumati, ma nessuno ne reclama il corpo. L’unico indizio per identificarlo è la fotografia di una ragazza trovata nella tasca della sua camicia. La giornata di Prospettive Italia prevede due proiezioni in Sala Petrassi: alle ore 17 il documentario Meno male che è lunedì di Filippo Vendemmiati, giornalista che si è occupato di stragi, omicidi di stato e terrorismo e regista di numerosi documentari tra cui È stato morto un ragazzo, presentato a Venezia e premiato ai David di Donatello come miglior documentario, e Non mi avete convinto, dedicato a Pietro Ingrao, anch’esso a Venezia. La pellicola racconta la storia di un gruppo di operai in pensione che riprende il lavoro per insegnare il mestiere a tredici detenuti nell’officina-azienda sorta nel carcere di Bologna: una “commedia brillante” dietro le sbarre, dove il sabato e la domenica sono solo la noia e l’attesa del lavoro di chi non vuole ferie. Alle ore 20, infine, sarà la volta dell’attesa nuova commedia di Roan Johnson, Fino a qui tutto bene.
Roma 2014 – boom Gone Girl, sorpresa Spandau Ballet – è il giorno di Tre Tocchi, Guardians of the Galaxy e Tusk
Ressa delle grandi occasioni e applausi a scena aperta. Così è stato accolto al Festival Internazionale del Film di Roma Gone Girl di David Fincher, teso thriller a cui il regista di Fight Club e Seven ha letteralmente messo il ‘cappello’. Perché Fincher si è quasi inchinato al servizio della storia di Gillian Flynn, autrice non solo del best seller da cui è tratta la pellicola ma anche della sceneggiatura. Fedelissimo all’originale su carta, il titolo Fox è riuscito splendidamente a mantenerne i toni ansiogeni, grazie anche a due protagonisti semplicemente ineccepibili. Perfetto nella sua staticità espressiva Ben Affleck, mentre chi si è fatta spazio nella Top10 delle psicopatiche cinematografiche è Rosamund Pike, in odore di nomination agli Oscar e a dir poco meravigliosa negli abiti dell’incredibile, algida e calcolatrice Amy. Teso, avvincente, costellato di colpi di scena e clamorosamente divertente, fatto inusuale per Fincher che qui vira improvvisamente alla farsa, Gone Girl segna un’altra grande tacca nella filmografia del regista, dando tra le altre cose risalto alle ciniche e raramente con tanta freddezza raccontate verità sul matrimonio e sui rapporti di coppia. Qui ovviamente estremizzati ma quanto mai credibili.
Digerite le due ore e mezza fincheriane letteralmente volate via, il Festival ha presto voltato pagina con Spandau Ballet: Il Film – Soul Boys of the Western World, docu-film sulla celebre band britannica che nei primi anni ’80 fece impazzire il mondo. Un titolo spiazzante quello diretto da George Hencken, perché in grado di omaggiare e ricordare un decennio intero, gli ’80, spaziando tra cinema, musica, politica, moda e contrasti sociali. Grazie ad uno straordinario lavoro di archivio, con meravigliosi filmati d’epoca e incredibili video inediti della band, Soul Boys of the Western World ha il merito di condurci in una sorta di macchina del tempo. Un vero e proprio affresco che George Hencken ha saputo rendere straordinariamente elettrizzante. Montaggio battente, colonna sonora inevitabilmente meravigliosa e tanto materiale mai visto prima per ricordare la prima band pop in grado di unire videoarte, grafica, moda, soul e musica elettronica nei propri concerti.
Finito di ballare e canticchiare con gli Spandau Ballet, la palla è passata al debuttante regista argentino Hernan Rosselli, al Festival con il film Mauro, impresentabile titolo presentato nella sezione cinema Oggi. Una pellicola per lunghi tratti senza senso alcuno, con il regista che segue il suo protagonista tra strada, vita privata al fianco dell’amata, conversazioni di stampo cinematografico con la nonna e tipografia casalinga per banconote false. Tutto quel che i protagonisti si raccontano è privo di interesse. Dialoghi insignificanti, personaggi vuoti e senza uno straccio di consistenza, script da punto interrogativo e regia neanche lontanamente interessante e/o intrigante, per non dire un minimo affascinante. Scena dopo scena i ‘perché’ si sommano senza sosta, e senza tramutarsi in risposte finali di qualsiasi tipo. Chiusura di giornata nuovamente ad alta tensione, invece, con il francese La prochaine fois je viserai le coeur. Inizio straordinario per il noir alla Chabrol di Cédric Anger, grazie anche ad un inquietante e folle Guillaume Canet. Ispirato agli omicidi realmente commessi da Alain Lamare tra il 1978 e il 1979, il titolo transalpino perde smalto con il passare dei minuti. Adrenalinico al punto giusto, tra paesaggi mozzafiato per quanto desolati e spaventosi e una regia particolarmente solida, ma anche terribilmente gelida, La prochaine fois je viserai le coeur vede Canet finisce così per lasciare lo spettatore con l’acquolina in bocca, dopo averlo splendidamente ingolosito nella primissima parte.
Altra giornata ed altro programma ricco quello di martedì 21 ottobre. Pronti, vi e si parte con Marco Risi e il suo nuovo film, Tre Tocchi, titolo che andrà ad offrire uno sguardo differente sul mondo del cinema e dei suoi interpreti, spesso considerati dal pubblico una categoria privilegiata. Nel cast Massimiliano Benvenuto, Leandro Amato, Emiliano Ragno, Vincenzo De Michele, Antonio Folletto, Gilles Rocca, Gianfranco Gallo, Valentina Lodovini, Francesca Inaudi, Matteo Branciamore, Jonis Bascir, Luca Argentero, Marco Giallini, Claudio Santamaria, Maurizio Mattioli e Paolo Sorrentino. Alle ore 22.30 in Sala Sinopoli, nella linea di programma Mondo Genere, sarà la volta di Tusk di Kevin Smith, regista di film cult come Clerks, Generazione X e Dogma. Un horror che vede nel cast Michael Parks, Haley Joel Osment, Genesis Rodriguez e Johnny Depp (da riconoscere sotto un trucco che gli cambia i connotati). La linea di programma Prospettive Italia presenterà invece alle ore 17 Roma Termini, primo lungometraggio di Bartolomeo Pampaloni. Un doc che porterà in scena il micro mondo che abita la stazione di Roma Termini, la seconda più grande d’europa: non un punto di passaggio ma un luogo di vita, dove cercare da mangiare, ripararsi, chiedere l’elemosina, barattare, nascondersi e dormire; senza troupe e senza sceneggiatura, l’autore mostra l’anima più profonda e meno conosciuta degli “invisibili” che vivono questa immensa anonima abitazione.
Molti anche gli appuntamenti al MAXXI: alle ore 11 sarà proiettato Non so perché ti odio, documentario di Filippo Soldi sulla violenza omofoba, raccontata dalla voce di chi l’ha subita e di chi, invece, l’ha praticata o la giustifica: un viaggio alle radici dell’odio che è anche l’occasione per parlare di cyber-bullismo e hate speech. Alle ore 16.30, “Rebels with a cause. Storie e ritratti”, un backstage dietro le storie “challenger” di Mazda che aiuterà a conoscere come si è evoluto il video negli ultimi anni e come, dal cinema, si è passati alle piattaforme digitali per coinvolgere il pubblico e trasformare una visione passiva in un’esperienza interattiva. Alle ore 18, i membri di The Jackal, casa di produzione di nuova generazione attiva su social network, web e tv e resa celebre dal blockbuster Gli effetti di Gomorra la serie sulla gente (parodia della serie tv Sky “Gomorra”) incontreranno Salvatore Esposito, protagonista della serie per discutere di video on e offline e di serie tv italiane e internazionali.
Per finire, immancabile alle ore 17 e in Sala Sinopoli, Guardians of the Galaxy (Guardiani della galassia) di James Gunn.
Roma 2014 – deludono Doraemon e Gere, sorprende #ScrivimiAncora – è il giorno di Gone Girl, Walter Salles e degli Spandau Ballet
Come vuole la tradizione del Festival Internazionale del Film di Roma, la domenica della prima settimana di programmazione fa rima con ‘delirio allo stato puro’. E così è stato anche per questa nona edizione. L’Auditorium ideato da Renzo Piano che da sempre ospita la manifestazione è stato infatti preso d’assalto da migliaia di romani. A richiamarli tipo pifferaio magico star per tutte le età. Richard Gere e Benicio del Toro per i più grandi ma soprattutto Josh Hutcherson, Lily Collins e Sam Claflin per i più giovani. Ressa di ragazzine a bordo red carpet dalle 6 del mattino. Pomeriggio ad alto tasso uditivo causa urla folli dinanzi ai propri beniamini, con ritardi nella programmazione immancabilmente infiniti. Prima proiezione del mattino Time Out of Mind di Oren Moverman, con Richard Gere barbone.
Un film criticato e criticabile, perché il regista ha deciso di raccontare una realtà a noi sconosciuta come quella dei senzatetto di New York, unica città al mondo dove per ‘legge’ il Comune deve trovare un posto letto e dare due pasti caldo al giorno a chi ne fa richiesta. Il barbone interpretato da Gere è silenzioso e spaesato. Dopo 10 anni di strada non ha ancora accettato l’idea di essere un ‘homeless’, fino a quando l’inverno della Grande Mela non lo costringerà a chiedere aiuto in un centro di assistenza. E qui toccherà con mano l’orrore della situazione. Che li vede difatto quasi invisibili. Discutibile la scelta di Moverman, che di fatto si limita ad osservare il suo protagonista, limitandosi a raccontare poco o nulla del suo passato e delle sue giornate presenti.
Altro genere ed altro pubblico alle ore 12 con Doraemon – il Film. Lungometraggio in 3D del mitico Gatto Robot, il film scivola sul piano dell’animazione, maledettamente difettosa nei lineamenti di tutti gli esseri umani. Accettabile la rappresentazione di Doraemon, se non fosse che l’interazione con il resto del mondo circostante appaia quasi televisiva nella sua scarsa grafica. Persino la trama, che ci riporta alle origini del Gatto spaziale e dell’amicizia con l’amato Nobita, barcolla, anche perché troppo a lungo concentrata sul ‘matrimonio’ del suo giovanissimo protagonista. Che ha 10 anni appena.
Pomeriggio di delirio, infine, con Love, Rosie e i suoi due protagonisti già citati, Lily Collins e Sam Claflin, per l’appunto. Sala gremita in ogni ordine di posto, divi presi d’assalto una volta entrati e urla e applausi durante tutto il film. Ad ogni bacio, ad ogni sorriso, ad ogni abbraccio di coppia, ad ogni ‘svolta’ narrativa con spruzzate d’amore. Una sorta di ‘Notting Hill per minorenni’. Moderno e contemporaneo, ma soprattutto british nell’animo, tra incomprensioni, destino beffardo e tante risate. Perché anche se tutt’altro che originale nell’evoluzione della trama (quale film romantico ormai lo è più) #ScrivimiAncora arriva dritto al proprio obiettivo iniziale. Ovvero quello di raccontare una storia d’amore moderna e non drammaticamente strappalacrime per un pubblico contemporaneo. Divertendo, intrattenendo e perché no, persino commuovendo. Missione compiuta.
Giornata ricca anche quella di lunedì, va detto, pronta a partire con uno dei gruppi simbolo degli anni Ottanta. In Sala Petrassi andrà infatti in onda Spandau Ballet: Il Film – Soul Boys of the Western World di George Hencken, con cinque componenti del gruppo, Tony Hadley, Steve Norman, John Keeble, Martin e Gary Kemp, presenti sul red carpet. Alle 19.45 in Sala Santa Cecilia sarà invece l’ora di Gone Girl, ultimo lavoro del cineasta di culto David Fincher. Marco Muller aveva promesso che almeno un ‘paio’ di attori del cast avrebbero accompagnato la pellicola nella Capitale, ma nessuno si farà vivo. Da Ben Affleck a Rosamunde Pike e Neil Patrick Harris. Tutti rimarranno a casa loro. Fincher compreso. Enorme delusione. Alle ore 17 in Sala Petrassi il Festival assegnerà il Marc’Aurelio alla Carriera al grande cineasta brasiliano Walter Salles, Orso d’Oro e Golden Globe per Central do Brasil. Dopo la premiazione, il regista presenterà in prima mondiale la versione work in progress del suo nuovo lavoro, Jia Zhangke, Un Gars de Fenyang, dedicato al cineasta cinese Jia Zhangke, che Salles considera “il più importante filmmaker contemporaneo”. I due, dopo la proiezione, saranno in sala per un incontro con il pubblico, moderato da Marie-Pierre Duhamel e Marco Müller.
Sempre in Sala Petrassi, alle ore 22.30, avrà luogo la proiezione in prima mondiale di Chen Jialing di Tian Ye e Gu Yugao, ritratto del famoso pittore Chen Jialing, profondamente influenzato da tutte le trasformazioni sociali e culturali avvenute in Cina dal secondo dopoguerra a oggi. Jia Zhangke, produttore del lungometraggio, incontrerà il pubblico dopo la proiezione. La Sala Sinopoli ospiterà invece due pellicole della linea di programma Cinema d’Oggi: alle ore 17, si terrà la prima internazionale di Mauro, opera prima di Hernán Rosselli, che ha lavorato come montatore sia in documentari che in fiction per registi come Bruno Stagnaro, Hernán Belon, Ezequiel Yanco e Gastón Solnicki. Alle ore 22 sarà la volta di un’altra opera prima, Obra di Gregorio Graziosi, filmmaker brasiliano i cui primi cortometraggi hanno partecipato ad autorevoli festival quali Cannes, Locarno e Mar del Plata.
Alle ore 19.30 la Sala Sinopoli ospiterà in prima internazionale La prochaine fois je viserai le coeur di Cédric Anger, con protagonista Guillaume Canet nei panni di un poliziotto disciplinato e scrupoloso, impegnato nell’indagine sui delitti di un serial killer che sembra impossibile da catturare. Il film, nella linea di programma Mondo Genere, è ispirato alla storia vera di Alain Lamare, episodio di cronaca nera che sconvolse l’opinione pubblica alla fine degli anni Settanta
Roma 2014 – pazzo Takashi Miike: è il giorno di Richard Gere, Benicio del Toro, Josh Hutcherson, Lily Collins e Sam Claflin
Un sabato stancante ma diciamocelo, ricco ed appagante. Giornata iniziata con assoluta leggerezza quella vissuta ieri al Festival Internazionale del Film di Roma. Il merito va a Buoni a Nulla di Gianni Di Gregorio, commedia che ha seminato sorrisi in lungo e in largo tra i presenti in sala stampa. Un titolo allegro, delicato, mai volgare e quasi orgogliosamente superficiale. Un film pacato e mai urlato, tutt’altro che perfetto, friabile nella parte centrale eppure comunque in grado di suscitare simpatia. Perché Di Gregorio è un bene assoluto che il cinema di genere nostrano dovrebbe salvaguardare.
Ressa delle grandi occasioni alle ore 11 per l’anteprima mondiale di Kamisama no iutoori (As The Gods Will), atteso ritorno nella Capitale di Takashi Miike. Inizio straordinario e folgorante per l’ultima fatica del regista giapponese, tratta da un manga e a lungo andare incappata in una serie di ripetizioni che ne hanno limitato la riuscita. Visivamente folle e geniale come Miike ci ha sempre abituato, il nuovo film di Takashi perde inevitabilmente di peso dopo l’incredibile e spiazzante partenza, zavorrando un titolo esteticamente fascinoso ma nell’evoluzione degli eventi quasi in conflitto con se’ stesso. Primo pomeriggio di recupero, per il sottoscritto, con il drammatico e molto applaudito Still Alice, incisivo e particolarmente diretto film su quel male incurabile e maledetto che anche il mondo del cinema ha spesso volutamente messo in secondo piano. L’Alzheimer. Sublime protagonista da Premio Oscar un’intensa ed emozionante Julianne Moore, quest’anno autentica mattatrice di stagione dopo la prova da urlo in Maps to the Stars. La sua Alice buca lo schermo, con quello sguardo impaurito dalla malattia, smarrito a causa dei vuoti di memoria eppure pieno di amore.
Finito di piangere il Festival è proseguito con Trash di Stephen Daldry, 5° opera del regista britannico presente sul red carpet insieme a Rooney Mara. Accolto da lunghi applausi al termine della proiezione per il pubblico, Trash ricorda neanche tanto velatamente quel The Millionaire che nel 2008 portò un altro britannico, Danny Boyle, a vincere l’ambita statuetta. Se nel primo caso era una storia d’amore a trascinare la trama, con il titolo di Daldry va in scena il senso di giustizia nei confronti di un crimine che vede direttamente coinvolta il mondo della politica, da sbugiardare tramite una profonda amicizia che lega 3 bimbi, poverissimi e pronti a sfidare la corrotta polizia e a rischiare la vita solo e soltanto perché ‘è giusto’. Ben ritmato nel montaggio, tra inseguimenti nelle baraccopoli, messaggi cifrati da decriptare, carceri da visitare, cassette della sicurezza da scovare e cattivoni a cui fuggire, il film di Daldry oscilla continuamente tra pregi e difetti, finendo inspiegabilmente per tirare troppo la corda dell’happy ending. Il ritratto sociale dipindo dal regista inglese perde la bussola dell’attualità nel momento stesso in cui Daldry e Curtis abbandonano la strada della ‘realtà’ per ‘sfondare’ quella della fiaba.
Giornata ricca di divi quella di oggi, che come vuole tradizione vede la domenica ‘esplodere’ di pubblico. Red carpet d’eccezione per Richard Gere, il premio Oscar® Benicio del Toro, Josh Hutcherson, Claudia Traisac, Lily Collins e Sam Claflin. Il divo di Ufficiale e gentiluomo, Pretty Woman e Chicago sfilerà alle ore 19 come protagonista di Time Out of Mind di Oren Moverman che sarà presentato in prima europea alle ore 19.30 presso la Sala Santa Cecilia (linea di programma Cinema d’Oggi). Alle ore 22.30 la Sala Santa Cecilia ospiterà Escobar: Paradise Lost, opera prima del giovane attore e regista italiano Andrea Di Stefano con Del Toro e Hutcherson protagonisti. Alle ore 17 presso la Sala Sinopoli si terrà in prima internazionale la proiezione di Love, Rosie (#ScrivimiAncora), adattamento cinematografico del best seller “Scrivimi ancora” della scrittrice Cecelia Ahern. Protagonisti del film Lily Collins e Sam Claflin, entrambi sul tappeto rosso alle ore 16.30. Seguirà, alle ore 19.15 in Sala Sinopoli, la prima mondiale de I milionari (Cinema d’Oggi), quarto lungometraggio di Alessandro Piva, con Francesco Scianna, Valentina Lodovini, Carmine Recano, Francesco Di Leva, Salvatore Striano e Gianfranco Gallo protagonisti. Alle 21.30 in Sala Sinopoli, sarà la volta di Shier gongmin (12 Citizens), primo lungometraggio del pluripremiato regista teatrale cinese Xu Ang, il più giovane dei registi del Teatro d’Arte Popolare di Pechino.
Ancora film alle ore 17 in Sala Petrassi con la prima mondiale di Lucifer (Cinema d’Oggi), il nuovo lavoro del giovane autore fiammingo Gust Van den Berghe, mentre alle ore 20 toccherà a Giulio Cesare – Compagni di scuola di Antonello Sarno, primo lungometraggio del regista e giornalista dopo decine di documentari su cinema e moda: il film ripercorre la storia del famoso liceo ginnasio romano “Giulio Cesare”, dalla fondazione in epoca fascista agli anni di piombo, passando per il Sessantotto fino ad arrivare ai giorni nostri. Un mix di intrattenimento, storia, attualità e informazione raccontato dagli allievi più celebri dell’Istituto. Sul tappeto rosso delle ore 19.30 sfileranno Antonello Venditti, Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi (gli Zero Assoluto), Marco Pannella, Tommaso Zanello (Piotta), Federico Moccia e Margherita Buy.
Tre gli incontri con il pubblico, e qui chiudiamo, da segnalare quello alle ore 11 in Sala Petrassi con Takashi Miike, premiato quest’anno con il Maverick Director Award. Alla stessa ora (sezione autonoma e parallela Alice nella città), il Teatro Studio Gianni Borgna ospiterà una conversazione con Stephen Daldry, mentre alle ore 15 in Sala Sinopoli, il regista tedesco Wim Wenders parlerà agli spettatori del rapporto fra cinema e fotografia in occasione della proiezione di The Salt of the Earth (Il sale della terra). La pellicola, realizzata assieme a Juliano Salgado, figlio del celebre fotografo Sebastião Salgado, e dedicata all’opera di quest’ultimo, sarà introdotta alle ore 18 al MAXXI dallo stesso Wenders.
Roma 2014 – piace Still Alice: è il giorno di Stephen Daldry, Clive Owen, Asia Argento e Takashi Miike
Giornata ricca di incontri e di titoli quella andata in scena ieri al Festival Internazionale del Film di Roma. Pronti, via e subito una doppia proiezione a spiazzare gli accreditati alle 9 del mattino. Da una parte l’applaudito Still Alice, che il sottoscritto recupererà oggi pomeriggio, e dall’altra il francese Eden, molto atteso perché incentrato sul boom della musica dance francese nei primi anni ’90. Peccato che la pellicola ‘generazionale’ della solitamente più che apprezzata Mia-Hansen Love sia sostanzialmente piatta, didascalica ed esageratamente prolissa. E’ il ritmo a mancare nel 4° film della Love, verità inaccettabile vista e considerata l’importanza della musica nelle quasi 130 pagine di sceneggiatura. Un peccato, e soprattutto una grande occasione persa visto il materiale a disposizione.
Altro film ed altro genere con Quando eu era vivo (When i Was Alive), thriller a tinte spiritiche brasiliano che ha seminato inquietudine lungo i 100 minuti di durata. Tratto dal romanzo L’arte di provocare effetto senza causa di Lourenço Mutarelli, claustrofobico e meravigliosamente fotografato, il film di Marco Druta procede quasi di sottrazione, affidandosi a suoni, tende che prendono vita a causa del vento e un intermezzo ‘found footage’. E’ un vecchio VHS d’infanzia, infatti, a raccontarci il passato della famiglia del disturbato protagonista, per uno psycho thriller che tiene fino alla fine tra demoni d’infanzia e un conflitto padre/figlio che verità dopo verità si farà sempre più intricato e senza via d’uscita. Fino alla mostruosa accettazione finale.
Pomeriggio d’incontri con folla in fila per Tomás Milián e Park Chan-wook, che ha presentato in anteprima mondiale il corto A Rose reborn, ma anche d’animazione ‘poetica’ grazie a Kahlil Gibran’s The Prophet, lungometraggio diretto dal co-regista de Il Re Leone, Roger Allers. Una pellicola che ha tramutato in immagini l’opera del filosofo e pittore libanese Kahlil Gibran. L’insieme, tra meditazioni continue sulla vita, la morte, l’amore, l’amicizia, la famiglia, il bene e il male e quant’altro, risulta tanto fascinoso quanto straniante. Perché l’animazione di Kahlil Gibran’s The Prophet si concentra quasi esclusivamente sui volti dei protagonisti, tralasciando tutto ciò che è sfondo. I paesaggi voluti da Allers sono dei veri e propri acquarelli, per una tecnica 2D che diventa quasi ‘antologica’ nell’affiancarsi ad 8 corti, alcuni dei quali addirittura ‘musicali’. Autentiche tavolozze chiamate a concretizzare le poetiche parole del protagonista, musicate da Gabriel Yared, Premio Oscar® per Il paziente inglese.
Ultimo film di giornata visto dal sottoscritto il tedesco Die Lügen der Sieger (The Lies of the Victors), thriller spionistico che punta il dito contro lo strapotere economico della Germania e sul ‘modo’ in cui questo strapotere continua giorno dopo giorno ad ingigantirsi, grazie anche a clamorosi episodi di corruzione da rintracciare all’interno del suo sistema politico. Illuminato dal regista anche il mondo dell’informazione, sempre più manipolabile dall’esterno. L’opinione pubblica è costantemente riportata e lavorata in un determinato modo. Imboccata, potremmo dire, andando così a ‘costruire’ un’agenda setting ad uso e consumo dei potenti. Partendo da questi presupposti Christoph Hochhäusler ha ideato un’operazione segreta portata avanti da un branco di professionisti, pagati per deviare incosciamente giornalisti professionisti. A frenare il tutto una sceneggiatura in alcuni casi poco chiara, anche se ben vengano i titoli che non si piegano all’odioso ‘spiegone’ finale, e una confezione visiva esageratamente moderna.
Giornata ricchissima di appuntamenti quella di oggi, tanto da prendere fiato persino prima di presentarveli tutti. Grande attesa per la prima europea di Trash, il nuovo lavoro del pluripremiato cineasta inglese Stephen Daldry tratto dall’omonimo romanzo di Andy Mulligan e sceneggiato da Richard Curtis. Rooney Mara sfilerà sul red carpet dell’Auditorium alle ore 19, con gli altri protagonisti del film: Eduardo Luis, Rickson Tevez, Gabriel Weinstein. Cinema italiano, invece, con Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio. Il regista e sceneggiatore romano, dopo il successo ottenuto con Pranzo di ferragosto e il successivo Gianni e le donne porta al Festival il suo terzo lungometraggio, interpretato dallo stesso regista, Marco Marzocca,Valentina Lodovini, Daniele Giordano, Marco Messeri, Gianfelice Imparato, Camilla Filippi e Anna Bonaiuto. Folla già in estasi per Takashi Miike, nella Capitale per ricevere il Maverick Director Award. E non solo. Perché dopo la premiazione il regista presenterà in prima mondiale il suo nuovo film, Kamisama no iutoori (As the Gods Will).
Alle ore 18 presso la Sala Petrassi Clive Owen incontrerà il pubblico del Festival in una giornata dedicata alla serie televisiva “The Knick” di Steven Soderbergh, di cui l’attore britannico è il protagonista, mentre al Maxxi, ore 16, Asia Argento incontrerà il pubblico per presentare “Asia Argento: la strega rossa”, volume che racconta il mondo artistico dell’artista attraverso immagini dei suoi film, disegni e scatti fotografici privati; assieme all’attrice anche Stefano Iachetti, autore del libro e degli scatti sui set di Era di marzo e Incompresa, esposti nella mostra allestita nel Foyer della Sala Santa Cecilia e nella Sala Stampa dell’Auditorium. Altro incontro MAxxi alle ore 18 con Maccio Capatonda, amato personaggio del mondo del web italiano che, reso celebre dai suoi trailer “impossibili” e dalla serie tv “Mario”, è ora al lavoro sul suo esordio sul grande schermo (Italiano medio).
Alle ore 22 presso la Sala Sinopoli, nella linea di programma Mondo Genere, avrà luogo la proiezione di A Girl Walks Home Alone at Night, vampire-western califonrniano ambientato in una città fantasma, con una colonna sonora che unisce il pop iraniano e la musica country statunitense. Alle ore 20 presso la Sala Petrassi sarà la volta di Last Summer di Leonardo Guerra Seràgnoli, mentre in Sala Sinopoli alle ore 17, per la linea di programma Cinema d’Oggi, verrà proiettato in prima europea Lulu, di Luis Ortega, “enfant prodige” del cinema argentino che ha realizzato il suo lungometraggio d’esordio, Caja negra, a soli 19 anni, presentando successivamente Monobloc ai Festival di Toronto, San Sebastian e Locarno. Lulu è la storia di amore nato nelle strade tra due persone che vivono ai margini della società, in un contesto di rabbia, rifiuto e violenza. Per finire segnaliamo che il Festival, come già avvenuto con Leonardo Di Caprio nel 2006 e Sylvester Stallone nel 2012, porterà nei diversi quartieri della città un altro grande attore, Tomas Milian, premiato quest’anno con il Marc’Aurelio Acting Award. Alle ore 11, presso il Teatro Lido di Ostia (via delle Sirene 22), Tomas Milian incontrerà gli student delle scuole superiori di Ostia e il pubblico; nel pomeriggio, alle ore 19.30, si recherà nel quartiere Laurentino, ospite del Centro Culturale “Elsa Morante”, dove sarà protagonista di un dibattito pubblico.
Roma 2014 – delude Soap Opera e fanno paura i neonazi di We Are Young. We Are Strong. – arriva Park Chan-wook
Festival bagnato, Festival fortunato. Si dice sempre così nei casi in cui la pioggia si presenta ai nastri di partenza di una manifestazione cinematografica. Detto, fatto, perché la nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma è stata ovviamente ‘bagnata’ da qualche goccia di pioggia nella giornata di ieri, inaugurata dalla commedia italiana Soap Opera. Un titolo Medusa, quello diretto da Genovesi, che ha raccolto pochi consensi tra la critica, essendo di fatto la rappresentazione plastica dell’attuale commedia nostrana. Un cartonato televisivo. Anche ben confezionata, con particolare attenzione all’estetica scenografica e di regia, ma sostanzialmente vuota nei contenuti e nello sviluppo di una trama che dalle tanto sbertucciate soap ha davvero preso tutto. E non in senso positivo.
Partito tra mille scetticismi, il 3° (ed ultimo) Festival diretto da Marco Muller ha subito ripreso quota grazie all’anteprima mondiale del tedesco Wir sind jung. Wir sind stark. (We Are Young. We Are Strong.), splendida opera seconda del 34enne Burhan Qurbani. Un film in bianco e nero che ha dato luce e colore a fatti realmente accaduti nel 1992, quando nella Germania riunita e in profonda crisi socio-economica riesplose l’incubo neonazista. A Rostock presero letteralmente fuoco i moti che sconvolsero il Paese, svegliatosi nuovamente xenofobo 50 anni dopo la fine del Terzo Reich. Proteste e violenze contro gli immigrati richiedenti asilo divamparono nella ‘notte del fuoco’, quando 3000 neonazi incendiarono un centro di accoglienza che ospitava 150 rifiugiati vietnamiti. Con straordinaria eleganza visiva Qurbani ha voluto dare un volto a quei giovani teppisti, provando a capire il perché di un’azione simile. Così scellerata e profondamente criminale.
Sorpresa tanto al mattino quanto alla sera, invece, per il cinese The Dead End, letteralmente ‘soppresso’ dalla manifestazione. Muller durante la conferenza stampa di presentazione aveva parlato di un titolo cinese ancora in bilico causa ‘censura’, assicurando però che alla fine tutto si sarebbe risolto. Sbagliando. Perché The Dead End è morto ancor prima di iniziare. Quando si dice un titolo profetico. Nella minuscola e sinceramente improponibile sala Studio 3, invece, una cinquantina di fortunati accreditati hanno potuto vedere l’anticipata stampa de Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet (presentato in italiano, senza 3D e con corto errato all’inizio), imperfetto ma nel suo complesso delizioso ritorno al cinema del celebre Jean-Pierre Jeunet, regista cult de Il Favoloso Mondo di Amelie. Un’opera per famiglie visionaria e fantasiosa come da sempre sono i film del francese, incentrata sul viaggio attraverso l’America di un piccolo genio di 10 anni.
Nella giornata di oggi, invece, il Festival accoglierà la serie televisiva “The Knick” di Steven Soderbergh, da vedere nella sua interezza all’Auditorium. Sarà Clive Owen ad accompagnare il ‘cineromanzo’, con tanto di incontro con il pubblico. Spazio poi all’acclamato Still Alice di Richard Glatzer e Wash Westmoreland, vincitore al Sundance del Premio del Pubblico e con protagonisti Kristen Stewart, Julianne Moore e Alec Baldwin, a cui seguirà l’atteso Eden di Mia Hansen-Løve, giovane cineasta francese classificata da Variety tra i dieci registi internazionali da conoscere “a tutti i costi”, premiata a Cannes per il suo film d’esordio Tout est pardonné, autrice de Il padre dei miei figli (sempre a Cannes nella sezione Un Certain Regard) e Un amore di gioventù. Nel film verranno ripercorsi i passi del “French touch” dal 1992 a oggi, rievocando una generazione che è stata in grado di riscrivere le regole della musica dance grazie a musicisti come i Daft Punk, Dimitri from Paris, Cassius ed Alex Gopher. Alle ore 17 il Festival presenterà la prima europea di Kahlil Gibran’s the Prophet, film di animazione scritto e diretto da Roger Allers, coregista con Rob Minkoff del Re Leone. Alla realizzazione del film hanno partecipato grandi artisti e musicisti tra cui Tomm Moore, Michal Socha, Joan Gratz, Nina Paley, Joann Sfar, Bill Plympton, Mohammed Saeed Harib, Paul e Gaeton Brizzi. Ispirata al grande classico firmato da Kahlil Gibran, la pellicola porta sullo schermo le parole del poeta libanese in una forma mai vista prima, grazie alle voci di Liam Neeson, Salma Hayek-Pinault, Quvenzhané Wallis, John Krasinski, Frank Langella e Alfred Molina, e alla colonna sonora composta da Gabriel Yared, Oscar® per Il paziente inglese e candidato allo stesso premio per Il talento di Mr. Ripley e Ritorno a Cold Mountain. Debutta in serata anche la categoria Mondo Genere con Quando eu era vivo (When I Was Alive), ultimo lavoro del regista, sceneggiatore, compositore e montatore brasiliano Marco Dutra. Un thriller presentato come carico di suspense in cui il protagonista, Junior, inizia ossessivamente a scavare nelle memorie della sua famiglia, mentre nella casa in cui è tornato a vivere si verificano misteriosi eventi.
Da non perdere, inoltre, l’ampio ampio spazio che anche quest’anno il Festival dedicherà agli incontri fra i protagonisti del grande schermo e il pubblico. Il primo, alle ore 16.30, presso la Sala Petrassi, sarà una masterclass con Tomas Milian, premiato quest’anno con il Marc’Aurelio Acting Award. Alle ore 18 in Sala Petrassi, infine, in collaborazione con Ermenegildo Zegna il Festival presenterà in prima mondiale A Rose Reborn, cortometraggio del regista, sceneggiatore e produttore Park Chan-Wook. Dopo la proiezione, l’autore coreano incontrerà il pubblico.
Roma 2014 – al via la nona edizione del Festival (tornato Festa) del Cinema
Pronti, partenza, via. Ancora poche ore e avrà inizio la nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, tornato Festa come agli esordi e ultimo appuntamento capitolino di Marco Muller da direttore della manifestazione. A meno di clamorose sorprese, infatti, per il decennale ci sarà qualcun’altro a decidere il programma di stagione. Noi di Cineblog.it, ovviamente, seguiremo l’intero Festival da oggi al suo giorno di chiusura, il 25 ottobre, presentandovi recensioni, commenti, virgolettati e perché no, le eventuali polemiche che a Roma non mancano mai.
Ad aprire le danze sarò Soap Opera di Alessandro Genovesi, per una manifestazione che tornerà anche in Periferia, con oltre diecimila biglietti acquistati nei primi tre giorni di prevendita. Tomas Milian incontrerà il pubblico a Ostia e presso il Centro Culturale Elsa Morante, con l’intera città coinvolta: dall’Auditorium al MAXXI, dalla Casa del Cinema all’area di via Veneto, dal Teatro Argentina all’Ara Pacis fino alle biblioteche di Roma Capitale. A condurre le serate di apertura e chiusura Nicoletta Romanoff, con il pubblico, come a Toronto, chiamato ad eleggere il film vincitore. Basta giurie, nella Capitale storicamente alquanto ‘bizzarre’ nelle proprie scelte, benvenuto People Choice Award.
Per quanto riguarda il tanto atteso red carpet ecco arrivare le prime conferme sui divi hollywoodiani che calcheranno il tappeto rosso romano. Si partirà con i premi Oscar® Benicio del Toro e Kevin Costner, che incontrerà il pubblico venerdì 24 ottobre alle ore 16 in Sala Sinopoli. Spazio anche a Richard Gere, che sarà protagonista di una masterclass sabato 18 ottobre alle ore 18 in Sala Petrassi, Rooney Mara, Clive Owen, Guillaume Canet e Geraldine Chaplin, che incontrerà il pubblico mercoledì 22 ottobre alle ore 18 al Teatro Studio Gianni Borgna. Saranno a Roma anche Lily Collins, Claudia Traisac, Josh Hutcherson, Sam Claflin e Simon Merrells. Sfileranno inoltre i cinque membri degli “Spandau Ballet”: Tony Hadley, Martin Kemp, Gary Kemp, Steve Norman, John Keeble. Questi sono solo i primi nomi ‘certi’ della prima parte della manifestazione. Per tutti gli altri c’è ancora da attendere conferme e/o rinunce.
Walter Salles riceverà il Marc’Aurelio alla Carriera, presentando in prima mondiale il suo ultimo lavoro Jia Zhangke, un gars de Fenyang, mentre a Takashi Miike andrà il Maverick Director Award, con altra prima mondiale del suo Kamisama no iutoori (As the Gods Will). Tra i film della prima giornata, oltre al già citato Soap Opera, anche Mio Papà di Giulio Base, titolo con Giorgio Pasotti mattatore che aprirà la sezione autonoma Alice nella Città. Pronti, partenza, via. Buon Festival di Roma, immancabilmente qui su Cineblog.