Roma 2014 – Tusk di Kevin Smith: Recensione in Anteprima
Può un uomo diventare un tricheco? Kevin Smith ha trovato una sua risposta nell’horror demenziale Tusk
Il boom nel 1994, con l’exploit di Clerks – Commessi e poi il nulla. Perché diciamocelo chiaramente. Kevin Smith sono 20 anni che prova a bissare quell’ormai sbiadito successo di critica, senza però riuscire nell’impresa. Neanche Clerks 2 (e in attesa dell’annunciato 3° capitolo) ha compiuto il miracolo, anche se i suoi 11 film da regista hanno incassato solo negli Usa 206,619,020 dollari. Insomma, mica bruscolini. Ecco perchè 3 anni dopo Red State il ‘nerd’ Smith è rimasto sul genere horror con l’insolito e folle Tusk, presentato quest’oggi al Festival Internazionale del Film di Roma. Un titolo talmente assurdo da far sorgere un’unica domanda, ovvero: ma come sarà mai venuta in mente a Kevin una trama simile?
‘La storia di Tusk è iniziata il 25 giugno 2013, mentre aspettavo che Scott Moser si presentasse per l’appuntamento settimanale di “Smodcast”. Qualche minuto prima che iniziasse il podcast, sono venuto a sapere di un bizzarro annuncio “cercasi coinquilino”, scritto con un linguaggio insolitamente raffinato per essere un’inserzione. Diceva: «La mia vita è stata piena di avventure. Per un periodo ho vissuto da naufrago. La mia unica compagnia era un tricheco di nome Gregory. Ho realizzato un costume da tricheco davvero realistico. In cambio di alloggio gratis, per due ore al giorno, il tuo compito sarà quello di indossare il costume e fare versi da tricheco. E io ti lancerò pesci e granchi». Durante il podcast ho detto: «Questo film va assolutamente fatto. Oh, ma io sono un regista, potrei farlo io questo film, se volessi»’.
Detto, fatto, con il solito budget striminzito e un cast di livello capitanato da Justin Long ed impreziosito dai ritrovati Michael Parks ed Haley Joel Osment, indimenticabile ‘bimbo’ de Il Sesto Senso, e un Johnny Depp neanche a dirlo irriconoscibile, tra protesi e quintali di trucco. Un horror che non è un horror, questo Tusk, spaziando tra mostri, psicopatici e amputazioni, per poi cavalcare con gioia la fiera dell’assurdo, delle cine-citazioni ‘nerd’ e del demenziale. Un continuo scambio di generi che finisce per limitare le potenzialità di un lungometraggio da 110 minuti che sarebbe stato un ottimo, se non addirittura straordinario, cortometraggio.
Protagonista del titolo il logorroico e volgarotto Wallace, conduttore di un podcast da 100.000 dollari l’anno di pubblicità che parte alla volta del Canada per intervistare un adolescente idiota che si è amputato una gamba giocando con una spada. Kill Bill Kid il nome affibiatogli dalla rete che tutto deride, se non fosse che una volta giunto sul posto Wallace scopra l’amara notizia. Il ragazzo si è ammazzato. Alla disperata ricerca di un’altra stramba notizia per il proprio programma Wallace resta nella sperduta, noiosa e triste cittadina, scovando nel bagno di un bar un curioso volantino scritto da un vecchio marinaio che offre alloggio gratuito a persone disposte ad ascoltare le sue avventure. Pane per i denti di Wallace che ovviamente accetta l’offerta, prende la macchina e si fa due ore di strada per finire nella mastodontica villa nel mezzo del nulla di Howard Howe. Colto, su una sedia a rotelle e con un passato incredibile, l’uomo lo incanta con i racconti delle proprie avventure, una delle quali lascia il segno. Perché ha un tricheco come protagonista. Un amico tricheco che il malinconico Howard non ha mai del tutto dimenticato. Sbalordito dall’uomo che ha dinanzi, Wallace sviene dalla stanchezza. In realtà perché drogato dal vecchio. Risvegliandosi anche lui su una sedia a rotelle, con una coperta sulle gambe e la strana sensazione di non sentirle più…
Una follia di script. Divertente e a tratti geniale nella sua sfacciata stramberia, ma maledettamente limitato da una parte centrale in cui Smith cede il passo alle chiacchiere. Parole, parole e parole. Probabilmente a causa di un budget troppo limitato (solo 3 milioni e mezzo di dollari) il regista non ha potuto rendere in immagini le tante avventure raccontate dal vecchio, limitandosi ad alcuni terribili flashback in bianco e nero dall’effetto visivo devastante. Dopo una partenza lanciata e più orientata alla risata che al terrore, Tusk prende la strada di The Human Centipede, concedendosi un paio di scene di grande effetto horror. L’insana follia di uno splendido Michael Parks incontra l’eclatante idiozia di un inopportuno Justin Long, con una prima parte che vede il solito Canada messo alla berlina e un’ultima mezz’ora che decolla fino a sfiorare i limiti del grottesco (vedere per creder Depp strabico investigatore franco-canadese). Nel mezzo, come detto, il vero problema dell’intero progetto, che arranca senza mai svoltare, limitandosi a fare da cerniera alle due idee di partenza del pazzo soggetto, poi a fatica diventato sceneggiatura. Innegabilmente originale, questo è poco ma sicuro, ma con delle mancanze di contenuti e di consistenza visiva imperdonabili. Meraviglioso Mr. Tusk escluso, ovviamente.
Voto di Federico: 6
Tusk (Horror, 2014, Usa) di Kevin Smith; con Michael Parks, Justin Long, Genesis Rodriguez, Haley Joel Osment, Johnny Depp