Big Significant Things: recensione in anteprima del film in concorso a Torino 2014
Torino Film Festival 2014: un road trip in solitaria molto più profondo e angosciato di quello che potrebbe sembrare. Big Significant Things, l’esordio di Bryan Reisberg, convince in concorso.
Craig ha ventisei anni ed è in viaggio verso il Sud degli Stati Uniti alla ricerca delle “cose più grosse al mondo”. Il secchio per cedro più grande, la sedia a dondolo più alta di una casa, la padella più grande… Quando Craig si imbatte in una attrattiva da guinness dei primati la fotografa e si ferma a chiacchierare con la gente del posto.
La sua vita, inoltre, sembra tutta in discesa: di lì a una settimana si trasferirà a San Francisco con la fidanzata e insieme i due compreranno casa. Ma al telefono con lei Craig finge di essere al lavoro. Con una foto che ritrae lui da piccolo assieme al fratello maggiore Joel, sta invece viaggiando in direzione della “stella artificiale” più grande del mondo.
Oxford e Gulfont, in Mississippi; e poi Alabama, North Carolina, Virginia. Sono le tappe del road trip di Craig, che alla ricerca delle “grandi cose che contano” si ritrova man mano a trovare quello che in fondo è l’America vera e di periferia, quella dei motel, dei diner, dei bar notturni e dei paesini praticamente senza popolazione.
In fondo è quello che ci suggerisce il giovane regista Bryan Reisberg nei titoli di testa: subito dopo il titolone, non a caso, sposta la macchina da presa su una prateria. Come a dire che il giovane protagonista partirà alla ricerca di qualche risposta fondamentale per la sua vita in stallo, ma dovrebbe pur sapere quello a cui va incontro…
“Dovrei andare in giro in macchina più spesso”, dice a un certo punto una delle persone che Craig incontra lungo il suo percorso. Perché il protagonista, in fondo, incontra sempre solo persone abituate a vivere dentro i confini dei loro paesi. O che magari sono arrivate dall’estero in America con l’aspettativa di trovare le big significant things promesse a destra e a manca.
Attenzione però a non scambiare il film né per l’ennesimo j’accuse all’America rurale né per un titolo che può inserirsi nel filone “giovanilista” dei quasi trentenni che non sanno cosa fare della loro esistenza. Fortunatamente, pur nel suo tono da commedia malinconica, Big Significant Things sa essere molto più profondo e angosciato di quel che potrebbe sembrare all’apparenza.
Ogni personaggio ha qualcosa da nascondere, oppure vuole sfuggire per qualche ora dalla monotonia e da un destino che lo imprigionerà per sempre. Però detta così pare un po’ la scoperta dell’acqua calda. Diventa invece interessante se ad accorgersi di queste piccole grandi verità è Craig stesso, ogni volta più disilluso di prima. Perché non basta certo il live di una canzone che parte strozzata per poi emozionare a salvare la situazione.
Si fa bene quindi a pensare che le giuste angosce esistenziali di una generazione siano tutte riportate da Reisberg sul suo protagonista (a cui Harry Lloyd regala dettagli, espressioni e sfumature uniche), senza troppe generalizzazioni. Dopotutto di road trip in solitaria si sta parlando, con tutte le conseguenze del caso (quanta fatica doversi inventare o dover improvvisare ogni volta un modo nuovo per approcciare gli sconosciuti!).
Accompagnato da una bellissima fotografia dell’italiano Luca Del Puppo e dalle musiche di Mark Orton (che ricordano a tratti un bel po’ quelle del suo lavoro per Nebraska di Payne), Big Significant Things lascerà l’amaro in bocca a chi dai road trip pretende grosse emozioni immediate e risposte. Risposte Reisberg non ne dà, forse perché non ce le ha nemmeno, vista la sua giovane età: ma anche in questo sta la singolare bellezza del suo prezioso esordio.
Voto di Gabriele: 7.5
Big Significant Things (USA 2014, commedia 85′) di Bryan Reisberg; con Harry Lloyd, Krista Kosonen, Sylvia Grace Crim, James Ricker, Travis Koop.