American Sniper di Clint Eastwood: Recensione in Anteprima
Bradley Cooper è Chris Kyle, cecchino più letale d’America.
Prima affidato e poi rifiutato da Steven Spielberg, lo script di American Sniper è finito quasi per caso sulla scrivania dell’84enne 5 volte Premio Oscar Clint Eastwood. Tratto dal libro autobiografico “American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in U.S. Military History“, il film rende omaggio al Navy SEAL Chris Kyle, morto nel 2013 dopo esser passato alla storia come il più letale cecchino d’America. 160 uccisioni da lunga distanza, a suo dire ricalcolate e diventate addirittura 255, che lo resero un’autentica leggenda in Iraq, con tanto di taglia da 200.000 dollari sulla sua testa. Ad ucciderlo, paradosso dei paradossi, fu un veterano, in un poligono di tiro a stelle e strisce. Sopravvissuto a quasi 1000 giorni di guerra per poi morire a pochi chilometri da casa.
Un progetto tanto affascinante quanto rischioso, dinanzi ad un’Industria hollywoodiana che in questi anni ha più volte tratteggiato i lineamenti di una devastante guerra al terrorismo, qui vista con gli occhi di un’America ideologicamente schierata. Da sempre repubblicano, Eastwood è incredibilmente inciampato su una sceneggiatura che trasuda patriottismo. Pura e semplice propaganda bellica in cui dividere ‘Bene e Male’ con scioccante e discutibile certezza. Da una parte il Paese più bello del mondo, quello dei sogni, l’America. Dall’altra i terroristi, i cattivi, guidati dal diavolo Al-Qaida e per questo motivo da eliminare. Tutti, ad ogni costo e sul loro territorio, per proteggere gli statunitensi rimasti a casa dopo l’11 settembre.
Pronti, via e la pellicola prende subito una strada senza uscita. Quella del reclutamento di Chris, texano che sogna di diventare cowboy per poi decidere di difendere il proprio Paese dinanzi al servizio di un telegiornale che mostra le immagini di un attentato terroristico sul territorio americano. Neanche fosse ipnotizzato da quelle scene di morte, Kyle si arruola. Da sempre straordinario tiratore riesce a diventare un cecchino, si innamora, si sposa e diventa padre. Fino a quando l’11 settembre si materializza nelle case di mezzo mondo, in diretta tv. Le Twin Towers, gli aerei, lo schianto, il crollo. Eastwood è schematico nel mostrarci il codice d’onore di questo ‘eroe’ d’America che, in quel preciso momento poi passato alla Storia, abbracciato alla moglie in lacrime e in piedi davanti alla tv, capisce di dover andare in guerra. In Iraq. Per sterminare il nemico. Non una, non due, non tre bensì per 4 volte e ormai non più giovanissimo, avendo oltre 30 anni. Kyle preferisce il campo nemico alla propria famiglia. Quando è a casa pensa costantemente alla Guerra e a quei compagni che non è riuscito a salvare. La famiglia è perennemente in secondo piano, perché Kyle, Occhio di Falco in carne ed ossa, deve compiere il proprio dovere. Ovvero difendere il proprio Paese.
Retorica e propaganda, mistificazione storica e verità accuratamente dimenticate. Clint e Jason Hall, responsabile numero uno di cotanto ‘fastidio cinematografico’ in quanto autore dell’orribile script, hanno delineato i tratti di una guerra nata tra le menzogne, proseguita nel sangue e di fatto mai realmente finita. Provando a raccontarci anche il Kyle uomo, privato e non solo soldato, Eastwood imbocca la porta della soap opera. La storia d’amore con una scialba Sienna Miller ha il peso di scrittura di una telenovela sudamericana. Dialoghi da libro cuore, sfoghi ripetuti sulla lontananza di coppia, surreali telefonate direttamente dal campo di battaglia. Nulla è credibile, tutto è forzato, neanche fossimo in una propagandistica opera finanziata da George W. Bush in persona.
Se Bradley Cooper, qui anche produttore, si è letteralmente trasformato per entrare nei muscoli del vero Kyle, con 30 kg presi nel giro di 3 mesi appena, è l’anima del suo personaggio a stridere. Cresciuto da un padre che in fase adolescenziale lo orientò verso una vita da ‘protettore’, il Chris di Cooper è un cingolato che non conosce altre verità se non quella di un’America bella, buona e da salvare, a rischio di veder implodere persino i propri affetti. Dio, patria e famiglia style. Ripercorrendo l’intero suo percorso, da matricola a eroe nazionale nel giro di pochi anni, Eastwood inciampa pesantemente e ripetutamente nell’ideologia dura e pura. American Sniper è così diventato un film politicamente schierato, ma anche se non soprattutto terribilmente sceneggiato. I confronti tra Kyle e il resto del mondo, che siano la moglie Miller, i figli, i superiori o i compagni di battaglia, sono plastificati nella loro sconcertante banalità. Tutto questo tra scontri dall’impossibile distanza con un cecchino ‘rivale’ con un passato da olimpionico e nemici che continuano a cadere sotto i colpi perfetti di Chris, con quel mirino ‘videoludico’ e in soggettiva che a lungo andare prende il sopravvento.
Alcune scelte di regia, basti pensare al doloroso ritorno alla normalità una volta finita la 4° missione in Iraq, con quello schermo televisivo spento eppure ‘ipnotico’ per un Chris perso tra ricordi di Guerra per lui indimenticabili, parlano da sole, con un tema musicale inutilmente ‘tensivo’, perché talmente rimarcato da suscitare l’effetto contrario. Se Tom Stern, direttore della fotografia Premio Oscar con Million Dollar Baby, da’ risalto alla sabbiosa luce di quell’Inferno in Terra chiamato Iraq, Eastwood si concede un paio di scene di guerra di grande spessore tecnico, senza però riuscire a far emergere un titolo che malamente sbraccia in un oceano di discutibile qualità. Affogando miseramente al termine di una sfiancante e indifendibile mitizzazione bellica, che solo gli americani, non a caso, potranno serenamente digerire.
Voto di Federico: 4
Voto di Gabriele: 3
American Sniper (Usa, guerra) di Clint Eastwood; con Bradley Cooper, Sienna Miller, Jake McDorman, Luke Grimes, Navid Negahban, Keir O’Donnell, Kyle Gallner, Sam Jaeger, Brando Eaton, Brian Hallisay, Eric Close, Owain Yeoman, Max Charles, Billy Miller, Eric Ladin, Marnette Patterson, Greg Duke, Chance Kelly – uscita giovedì 1 gennaio 2015.