Non c’è 2 senza Te: Recensione in Anteprima
Fabio Troiano e Dino Abbrescia coppia gay 5 anni dopo Cado dalle Nubi
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5 anni dopo Cado dalle nubi di Gennaro Nunziante, film che lanciò in sala Checco Zalone, Fabio Troiano e Dino Abbrescia tornano ad interpretare due personaggi omosessuali in Non c’è 2 senza Te, opera seconda di quel Massimo Cappelli che aveva già diretto l’ex presentatore di The Voice nel tutt’altro che indimenticabile Il giorno + bello. Un progetto, quello in uscita il 5 febbraio con distribuzione M2 Pictures, impreziosito dal ritorno al cinema di Belen Rodriguez, di nuovo attrice 4 anni dopo il flop targato Se sei così, ti dico sì.
‘Ho pensato fosse necessario proporre al grande pubblico una storia che raccontasse cosa può succedere nella vita di una normale coppia di omosessuali quando, all’improvviso, un bambino arriva a turbare il loro tran tran‘. Queste le parole con cui Cappelli ha ‘accompagnato’ il film, da subito facilmente criticabili anche se apparentemente banali. Perché di ‘normale‘, nella coppia di gay immaginata dal regista, non c’è niente, a meno che Cappelli non abbia un’idea clamorosamente distorta dell’omosessuale medio italiano.
E’ sinceramente complicato dare un giudizio qualitativo ad un titolo come Non c’è 2 senza Te, che si potrebbe definire non solo imbarazzante ma addirittura umiliante. Erano anni che il cinema italiano non produceva qualcosa di tanto macchiettistico, volgare, irritante e tutt’altro che velatamente omofobo nei confronti dell’Universo glbtq. Ma la cosa ancor più incredibile, e qui sta il reale choc, è che nessuno tra i protagonisti, vedi regista, attori, sceneggiatori e produttori, se ne sia reso conto. Nella stagione cinematografica più ‘queer’ degli ultimi anni, grazie a titoli internazionali come Pride, The Imitation Game e Love is Strange, il cinema italiano ha dato il via al 2015 con una commedia indifendibile nella sua ostentata stupidità, pennellando i lineamenti di una trama surreale.
Moreno e Alfonso stanno insieme da 13 anni e convivono. Sono una coppia così vistosamente ed esageratamente gay da far passare Renato Baldi e Albin Mougeotte de Il Vizietto in Bud Spencer e Terence Hill. Nella loro meravigliosa casa che sovrasta Torino tengono feste pazzesche condite da drag queen e musica dance a tutto spiano, infastidendo e non poco la bigotta sig.ra Capasso, vicina di casa acida e apparentemente omofoba. A sconvolgere la routine quotidiana dei due l’arrivo di Niccolò, nipote di Alfonso, ma soprattutto la bellissima Laura, insegnante che farà diventare ‘etero’ Moreno.
Ora, 5 anni fa il cinema nazionale provò a battere una strada ‘simile’ con il tanto chiacchierato Diverso da chi?, diretto da Umberto Carteni. In quel caso Luca Argentero, gay dichiarato all’interno dell’opera, perdeva la testa per Claudia Gerini. Per quale misterioso motivo autori e registi italiani continuino a credere che un gay possa ‘diventare etero’ dal giorno alla notte rimane un mistero che neanche Adam Kadmon riuscirebbe probabilmente a risolvere. Cappelli è però riuscito a rendere il tutto ancor più surreale. Perché la sua coppia di gay effeminati tutti mosse, urletti e battute imbecilli non è altro che l’apoteosi del cliché anni ’70 e ’80. Abbrescia indossa per 90 minuti t-shirt del tipo ‘stasera farò la brava’, ‘adoro mangiare le insalate con i finocchi’, ‘Gesù mi ama ma io amo Madonna’. Il suo look viene poi concluso da pantaloni leopardati e colori sgargianti. Troiano, solo in linea teorica la parte ‘maschile’ della coppia’, viene abbordato da una cieca Belen, se ne innamora nel giro di 10 giorni, diventa etero, abbandona il nido coniugale e cambia vita. Il personaggio della Rodriguez, invece, fa rizzare i capelli dallo sconforto, essendo una professoressa di spagnolo all’interno di una scuola elementare che convoca Abbrescia perché preoccupata dalla vicinanza del nipote ad uno zio omosessuale. Brividi lungo la schiena, tra omosessuali che parlano solo al femminile e quintalate di stereotipi vecchio stampo che credevamo andati in pensione con la conclusione di Drive In. Cercando di dare un colpo alla moglie ed uno alla botte, poi, Cappelli salta continuamente tra omofobia (in)volontaria e aperture di stampo glbtq, con tanto di scontato finale ‘riparatore’ e svolta musical alla Priscilla semplicemente inspiegabile, perché clamorosamente gratuito.
In questo delirio di scrittura e regia un guazzabuglio di pseudo sketch porta avanti la baracca, provando inutilmente a suscitare risate, strappate solo in minima parte da una Tosca D’Aquino che nella fase conclusiva cercherà di replicare la storica piazzata pieraccionesca de Il Ciclone. Senza però riuscire nell’impresa, qui resa impossibile da un’idea di fondo produttivamente folle. Perché è illogico dar vita ad un’operazione simile nel 2015. Non è ammissibile ne’ giustificabile accettare una visione tanto fasulla e offensiva di un mondo qui dall’inizio alla fine deriso, trincerandosi persino dietro un concetto di ‘normalità’ evidentemente plagiato da chissà quale conoscenza tarocca. Perché Non c’è 2 senza Te ha dato vita a quell’Universo parallelo per anni decantato e sbandierato dai conclamati omofobi nazionali, tra omosessuali da Bagaglino, sessualità facilmente convertibili, matrimoni farseschi e inadatte coppie omogenitoriali, nascondendo la testa sotto la sabbia della presunta commedia all’italiana chiamata a raccontare con le risate ‘i fatti salienti della crescita culturale del Paese‘. Parole nuovamente firmate Cappelli, probabilmente ancora oggi fermo all’Italia del dopoguerra.
Voto di Federico: 1
Non c’è 2 senza te (Italia, commedia, 2015) di Massimo Cappelli; con Fabio Troiano, Dino Abbrescia, Belen Rodriguez, Tosca D’Aquino, Samuel Troiano, Cristina Serafini – uscita giovedì 5 febbraio 2015.