Home Curiosità Metropolis: in versione integrale restaurata al cinema e in DVD

Metropolis: in versione integrale restaurata al cinema e in DVD

Aspettando la travolgente sinfonia del movimento della Cattedrale di modernità di Lang, con una recensione a 88 anni dalla prima proiezione, curiosità e approfondimenti

di cuttv
pubblicato 15 Marzo 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 18:00

Molti appassionati di fantascienza e cult del calibro di Blade RunnerStar Wars, Brazil di Terry Gilliam o Agente Lemmy Caution missione Alphaville di Jean-Luc Godard, quanto di Terminator, Il quinto elemento, RoboCop, Matrix o Avatar, ignorano il contributo offerto a tutti dalla visionaria metropoli del futuro portata al cinema da Fritz Lang nella primavera del 1927.

La pesante eredità di una Metropolis del 2026, schiava di se stessa e delle macchine costruite per asservire la sua forza lavoro, in una distropica visione retro-futuristica dell’eterno divario tra casta dominante e proletariato, l’uomo e il suo doppio dis-umano, uomini annichiliti dalla macchina e macchine umane sfuggite al controllo.

La controversa visione di una società totalitaria nata nella Repubblica di Weimar, edificando Moloch che si nutrono di carne umana, mitizzate torri di Babele, robot rivoluzionari scatenati da scienziati follemente vendicativi, consapevolezze allucinate e identità ambigue, con Maria, vergine e androide, alla testa di una folla disumana.

L’imponente e costoso capolavoro del cinema espressionista che ha anticipato e nutrito quello di fantascienza, resistito all’amore di Hitler e l’avvento del sonoro, le intricate dinamiche distributive e del copyright, tagli, ritrovamenti e restauri.

Un valore capace di superare la semplificazione di concetti universali come lo sfruttamento capitalistico dell’uomo attraverso l’evoluzione industriale e tecnologica, di trascendere il controvaerso messaggio sociale scisso tra rivoluzione e riconciliazione che arriva dal cuore, l’unico mediatore tra mente e braccia, di reggere il confronto con la sperimentazione tecnica, attraverso effetti speciali inediti e tecniche di ripresa all’avanguardia, come l’uso degli specchi che inaugura lo Schüfftan Proces, per portare attori e una vera folla di comparse su set che non sono altro che miniature elaborate di paesaggi.

Metropolis di Fritz Lang

L’impatto visivo capacissimo di cavalcare le ossessioni del tempo e, a quasi un secolo di quello anticipato nel 1927, travolgere con la sinfonia del movimento di una Cattedrale di modernità, ampiamente avvertita oggi come nel 1927, da critici del film come Luis Buñuel

“… che travolgente sinfonia del movimento! Come cantano le macchine in mezzo a incredibili trasparenze, arcotrionfate dalle scariche elettriche! Tutte le cristallerie del mondo romanticamente dissolte in riflessi riuscirono ad annidarsi nel canone moderno dello schermo. Ogni acerrimo guizzo degli acciai, la ritmica successione di ruote, di pistoni, di forme meccaniche increate, sono un’ode mirabile, una poesia nuovissima per i nostri occhi.”

Una Metropolis divisa tra grattacieli del potere, fabbriche sotterranee e catacombe rivoltose, quanto la trama, frutto della collaborazione tra Lang e Thea von Harbou, lo è nel lungo “Prologo”, un breve “Intermezzo” e un “Furioso” finale (che allego tra gli approfondimenti per chi ne sente il bisogno, prima o dopo la visione del film), della quale esistono diverse versioni di lunghezza e tagli variabili.

Metropolis di Fritz Lang

Quella che sta tornando al cinema in prima visione con Il Cinema Ritrovato e in DVD, risulta al momento il restauro più completo, realizzato da Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung e Deutsche Kinemathek, con la colonna sonora originale di Gottfried Huppertz, ricostruita ed eseguita da Frank Strobel, alla guida della Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin.

A questa recensione che arriva a 88 anni dalla prima uscita, aggiungo ulteriori approfondimenti e curiosità, tra foto, video, trailer, poster e riferimenti critici, necessari a restituire, almeno in parte, il valore di un’opera tanto complessa e controversa, ancora capace di ispirare e far riflettere.

Voto di Cut-tv’s: 10

Metropolis (Germania/1925-27, 150′) di Fritz Lang, con Brigitte Helm (Maria), Alfred Abel (Joh Fredersen), Gustav Fröhlich (Freder), Rudolf Klein-Rogge (Rotwang), Heinrich George (Grot), Fritz Rasp (lo smilzo), Theodor Loos (Josaphat), Erwin Biswanger (Georgy), Olaf Storm (Jan), Hans Leo Reich (Marinus), Heinrich Gotho (maestro di cerimonie). Di nuovo al cinema in prima visione nella versione integrale restaurata con Il Cinema Ritrovato, dal 16 marzo nelle sale italiane, dal 18 marzo in DVD nelle librerie, su Cinestore e in Cineteca.

19 metropolis - poster

Metropolis: il restauro

Dopo quasi novanta anni di versioni spurie e il pluridecennale lavoro di ricerca e ricostruzione condotto da Enno Patalas, la versione di Metropolis che sta arrivando al cinema e in DVD è il restauro più completo oggi esistente, realizzato nel 2010 da Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung e Deutsche Kinemathek in seguito al ritrovamento in Argentina di 25 minuti di pellicola ritenuti perduti, con la colonna sonora originale ricostruita di Gottfried Huppertz, eseguita da Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino e diretta da Frank Strobel.

Il documentario “Metropolis ricostruita” (Metrópolis refundada, 2010) di Evangelina Loguercio, Diego Panich, Laura Tusi e Sebastián Yablón, ripercorre la storia della copia argentina dal suo arrivo a Buenos Aires nel 1928 ?no alla scoperta nel 2008 del controtipo sopravvissuto, ed è tra i materiali di approfondimento del film inclusi nel DVD, insieme alla nota sul restauro di Martin Koerber che segue.

    Ricostruzione e restauro di Martin Koerber

    Sono in molti ad aver visto prima o poi sullo schermo una cosa intitolata Metropolis. Ma cosa possono aver visto? Certamente non il film scritto da Thea von Harbou nel 1924 e diretto da Fritz Lang tra il 1925 e il 1926, perché quello ha smesso di esistere nell’aprile del 1927. Quel che è stato messo in circolazione con il titolo di Metropolis da diversi distributori e archivi, che è stato venduto in videocassetta e DVD, che si è visto in televisione, sono tutte riduzioni più o meno lontane dal film di Lang.

    La notizia del ritrovamento dei nuovi materiali nell’estate del 2008 ha destato scalpore fra i cinefili e gli archivisti di tutto il mondo. Tuttavia tale entusiasmo si è attenuato significativamente quando i primi estratti sono stati resi pubblici. Non si trattava di una copia originale nitrato, ma di un controtipo negativo in 16mm stampato in formato sonoro. Dunque materiali di bassa qualità con con l’immagine tagliata in alto e a sinistra. Inoltre il grave danneggiamento e il deterioramento della copia originale sono stati stampati in quest’unico elemento sopravvissuto, dal momento che nessuna operazione di ripulitura della copia sorgente sembra essere stata messa in atto, né che la stampa sotto liquido fosse disponibile. Essendo stata la copia nitrato distrutta dopo la duplicazione, nessuna operazione di restauro fisico di questo materiale avrebbe mai potuto restituire la qualità perduta durante la stampa. Ragion per cui l’annuncio del progetto di una nuova ricostruzione della narrazione perduta del film di Lang fu accolto con un certo scetticismo.

    Ciononostante la ferma determinazione della Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung di Wiesbaden insieme alla Deutsche Kinemathek di Berlino era quella di ricostruire la migliore copia di Metropolis dal 1927, per completare il lavoro che quattro generazioni di archivisti avevano portato 50 avanti a partire dagli anni Trenta. Vari tentativi di restauro di Metropolis (al 51 MoMA di New York, al Gosfilmofond di Mosca, al Staatliches Filmarchiv della DDR a Berlino e in particolare al Filmmuseum di Monaco di Baviera) erano confluiti nel restauro del 2001 della Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung, un nuovo internegativo del restauro digitale realizzato a partire dai migliori materiali sopravvissuti, il negativo camera Paramount conservato presso il Bundesarchiv-Filmarchiv di Berlino e varie copie nitrato di prima generazione in giro per il mondo. Come nella versione anni Ottanta del Filmmuseum di Monaco, anche nella versione 2001 le lacune erano state segnalate da brevi sequenze di nero o da didascalie esplicative.
    L’idea di una nuova e più completa versione di Metropolis era semplice: avremmo utilizzato l’intermediato digitale esistente integrandolo, nei punti in cui risultava lacunoso, con i materiali pur danneggiati del metraggio argentino. Una pietra miliare nella concezione di una versione finalmente ‘completa’ di Metropolis è stata la cosiddetta ‘versione studio’, preparata sulla base del restauro di Enno Patalas del 2001 e di Anna Bohn nel 2005. Si tratta di un DVD realizzato a partire dall’intermediato digitale 2K, con tutte le lacune a lunghezza segnalate da parti di pellicola nera, accompagnata dalla colonna sonora completa (ridotta a una versione eseguita da due soli pianoforti) e la possibilità di richiamare singole battute dell’accompagnamento musicale, immagini, brani della sceneggiatura originale e altre informazioni in luogo delle sequenze mancanti. Contrariamente alla versione commerciale realizzata nel 2001, in questa versione studio non ci sono compromessi di montaggio nelle sequenze problematiche del film di cui erano sopravvissuti solo pochi frammenti. L’intero montaggio e l’informazione di supporto ‘dove dovrebbe essere’ vengono proposti senza badare alla continuità di montaggio e ad altre considerazioni di cui si era tenuto conto per il restauro del 2001, rivolto al grande pubblico.

    Dopo che i materiali del Museo del Cine di Buenos Aires si sono resi disponibili, nell’estate del 2009 è stata indetta una gara d’appalto rivolta ai laboratori di restauro, e alla fine la scelta è caduta sullo stesso laboratorio che aveva lavorato al Metropolis del 2001, l’Alpha-Omega Digital GmbH di Monaco di Baviera. Il controtipo argentino è stato scansionato e duplicato in una copia analogica di sicurezza. Circa 24 minuti di scene sono stati identificati, estratti e ritoccati digitalmente nel modo migliore possibile, prima di essere reinseriti all’interno del film. Contemporaneamente Frank Strobel, direttore d’orchestra e specialista in musiche per film muti, ha lavorato con Anke Wilkening e con il sottoscritto alla ricostruzione narrativa e alla sincronizzazione della partitura musicale del Metropolis ‘completo’, sviluppando e portando avanti il montaggio su files in bassa risoluzione e leggeri aspettando di ricombinarli alla risoluzione reale del nuovo restauro. Dopo numerosi mesi di intenso lavoro il risultato dei nostri sforzi è stato proiettato per la prima volta nel febbraio del 2010 al Friedrichstadt-Palast di Berlino, con le musiche originali eseguite dalla Rundfunk-Sinfonierorchester di Berlino diretta dallo stesso Strobel.

    83 anni e una manciata di giorni dopo la prima originale, Metropolis è finalmente tornato a vivere sullo schermo così come Thea von Harbou e Fritz Lang l’avevano scritto e realizzato.

La travagliata storia del ?lm e della sua ricostruzione-restauro è protagonista anche del documentari “Viaggio a Metropolis” (Die Reise nach Metropolis, 2010) di Artem Demenok, presente anche questo nel DVD.

Metropolis di Fritz Lang

Metropolis: sinossi

Nella città di Metropolis la società è divisa in due classi: un’elite oziosa che vive nei gratta­cieli e gli operai schiavizzati che faticano nel sottosuolo. A capo della città Joh Fredersen (Alfred Abel), che dall’alto della grande torre di Babele controlla le attività produttive. Suo figlio Freder (Gustav Fröhlich) vede casualmente emergere dalle profondità di Metropolis un gruppo di bambini poveri accompagnati da una giovane donna, Maria (Brigitte Helm). Colpito dalla miseria dei ragazzi e dalla bel­lezza di Maria, Freder li segue nel sottosuolo. Qui scopre lo spazio della fabbrica e assiste a un’esplosione che uccide un gran numero di operai. Dopo un drammatico confronto con il padre, decide di scambiare la propria vita con quella di un operaio.

Intanto Joh Fredersen viene a sapere di misteriosi documenti trovati nelle tasche degli operai morti. Allarmato, fa visita al suo antico rivale, lo scienziato Rotwang ( Rudolf Klein-Rogge), che gli mostra un robot di sua produ­zione. Gli rivela che i documenti sono in realtà le mappe di antiche catacombe scavate nel livello più profondo della città. I due scendono nelle catacombe dove spiano Maria mentre predica agli operai annunciando il prossimo arrivo di un “Mediatore” in grado di unire le classi. Fra gli operai, camuffato, c’è Freder. Dopo il sermone rivela a Maria di essere lui il predestinato.

Fredersen chiede a Rotwang di dare al robot le sembianze di Maria in modo da seminare di­scordia fra lei e gli operai. Rotwang cattura Maria trasformando l’automa in un suo doppio. Ma Rotwang cova nei confronti del tiranno di Metropolis un’antica vendetta, da quando questi molti anni prima gli aveva sottratto l’amata.

Per vendicarsi, programma il robot per distruggere la città. Quest’ultimo aizza la rivolta operaia: i lavoratori distruggono il genera­tore energetico, provocando l’inondazione della città e rischiando di far affogare i loro stessi figli. Freder e la vera Maria, finalmente libera, salvano i bambini dall’inondazione. Resisi conto di quanto fatto, gli operai catturano il robot e lo bruciano sul rogo.

Rotwang insegue la vera Maria sul tetto della cattedrale, Freder viene in suo soccorso e Rotwang viene ucciso. Riconciliatosi con il padre, Freder riesce a pacificare le classi della città.

Metropolis di Fritz Lang

Metropolis: numeri e costi

Il 10 gennaio del 1927 la casa di produzione tedesca Universum Film AG, meglio conosciuta con l’acronimo di UFA dichiarò i numeri impressionanti della la realizzazione:

310 giorni e 60 notti di riprese, 8 attori di primo piano (secondo la pubblicità), 36.000 comparse, 25.000 uomini, 11.000 donne, 750 bambini, 1100 uomini calvi, 100 neri, 25 cinesi, 500 grattacieli di 70 piani, 1.300 metri di pellicola imressionata, 3500 paia di scaroe, 75 parrucche, 50 autimobili, 1.600.000 marchi di salari, 200.000 marchi per i costumi, 400.000 marchi per le scenografie e l’illuminazione.

L’investimento del film superò i 5 milioni di marchi tedeschi, non coperti dagli introiti della distribuzione, al punto da mandare la UFA in bancarotta, acquistata da Alfred Hugenberg, editore e membro del Partito Nazista e trasformata (in parte) nella macchina propagandistica del nazismo.

“Tra la mente che crea e le mani che costruiscono ci deve essere qualcosa. E’ il cuore che deve unire le due cose.”

Metropolis di Fritz Lang

Curiosità

L’ispirazione per film arriva dall’effetto impressionante che la vista notturna di New York e del suo skyline lasciano a Lang, negli Stati Uniti per la prima di I Nibelunghi.

La sceneggiatura scritta a quattro mani da Lang con sua moglie Thea von Harbou, si ispira al romanzo scritto appositamente dalla Harbou, rinunciando ai riferimenti a magia e occulto e riscritta più volte. Uno dei finali pronto a far volare Freder verso le stelle diverrà poi elemento narrativo del successivo “Woman in the Moon” di Lang.

Le riprese del film hanno coperto il periodo dal 22 Marzo 1925 al 30 Ottobre 1926, da Vienna a Berlino, in Austria e Germania (Filmwerke Staaken, Staaken, Spandau, Studio Babelsberg, Potsdam, Brandenburg).

Metropolis è stato proiettato per la prima volta il 10 gennaio 1927 all’Ufa-Palast am Zoo di Berlino.

L’accoglienza tiepida registrata in Europa, negli Stati Uniti contò più di 10.000 persone già alla prima nazionale tenuta al Rialto di New York.

Metropolis è il primo film inserito nel registro Memoria del mondo dell’UNESCO, nato nel 1992 per salvaguardare le opere documentarie più importanti dell’umanità.

Del film esistono diverse versioni di lunghezza e tagli variabili. La prima versione restaurata da Enno Patalas per la Cineteca di Monaco è di 147 minuti e risale al 1984, come la versione di 87 minuti di “Giorgio Moroder presents Metropolis” con il rock elettronico di Adam Ant, Pat Benatar, Bonnie Tyler, Freddie Mercury, e Loverboy.

Dagli archivi del museo di Buenos Aires, il 2 luglio del 2008 sono saltate fuori gran parte delle scene andate perse durante la seconda Guerra Mondiale, prese in custodia dalla Fondazione tedesca Friedrich Wilhelm Murnau e integrate nella versione restaurata proiettata il 12 febbraio 2010 alla Porta di Brandeburgo durante il 60° Festival di Berlino. Una versione di 148, quasi integrale che il 23 febbraio 2011 Medusa ha distribuito in DVD e Blu-Ray, con e la partitura originale di Gottfried Huppertz.

Più numerosi delle partitura di accompagnamento, sono poster e locandine, con costose eccezioni come il manifesto originale dipinto dell’artista tedesco Heinz Schulz-Neudamm, acquistato nel 2005 dal collezionista Kenneth Schacter, per 690.000$.

Metropolis -poster

Metropolis: 42 Poster

Metropolis Lang - poster

Metropolis secondo Luis Buñuel

Metropolis non è un film unico: sono due film uniti per il ventre, ma con necessità spirituali divergenti, assolutamente antagonistiche. Quelli che considerano il cinema in quanto valido narratore di storie, patiranno con Metropolis una profonda delusione. Ciò che lì ci viene narrato è triviale, ampolloso, pedantesco, di un vieto romanticismo. Ma se all’aneddoto preferiamo lo sfondo plastico-fotogenico del film, allora Metropolis colmerà tutte le misure, ci stupirà come il più meraviglioso libro d’immagini che sia mai sta­to composto. Presenta, dunque, due elementi antitetici, detentori dello stesso segno nelle zone della nostra sensibilità. Il primo, che potremmo chiamare lirico-puro, è eccellente; l’altro, l’aneddotico o umano, finisce per essere irritante. Entrambi, ora simultaneamente, ora in successione, com­pongono l’ultima creazione di Fritz Lang. Non è la prima volta che notiamo un dualismo così sconcertante nelle ope­re di Lang. Esempio: nell’ineffabile poema Destino erano state interpolate delle scene disastrose, di un raffinato cat­tivo gusto. Se a Fritz Lang tocca il ruolo di complice, è sua moglie, la sceneggiatrice Thea von Harbou, che denuncia­mo come presunta autrice di questi esperimenti eclettici, di un pericoloso sincretismo.
Il film, come la cattedrale, doveva essere anonimo. Gente di ogni ordine, artisti d’ogni grado sono intervenuti per in­nalzare questa formidabile cattedrale del cinema moderno. Tutte le industrie, tutti gli ingegneri, folle, attori, addetti alle scene; Karl Freund, l’asso degli operatori tedeschi, con una pleiade di colleghi; scultori; (…). Lo scenografo, ulti­mo vestigio che il cinema ha ereditato dal teatro, qui interviene appena. Lo si indovina nelle parti peggiori di Metropolis, in quelli che vengono enfaticamente chiamati “giardini eterni”, di un barocchismo delirante, di un catti­vo gusto senza precedenti. Ormai lo scenografo sarà sosti­tuito, per sempre, dall’architetto. Il cinema sarà l’interprete fedele dei più audaci sogni dell’Architettura.
L’orologio, in Metropolis, non ha che dieci ore: quelle del lavoro; e in questo ritmo a due tempi si muove la vita della città intera. Gli uomini liberi di Metropolis tiranneggiano i servi, Nibelunghi della città, che lavorano in un eterno gior­no elettrico, nelle profondità della terra. Nel semplice in­granaggio della Repubblica, manca soltanto il cuore, il sentimento capace di conciliare degli estremi così incom­patibili. E nel finale vedremo il figlio del direttore (cuore) unire in un abbraccio fraterno suo padre (cervello) con il capo-fabbrica (braccio). Si mescolino questi ingredienti sim­bolici con una buona dose di scene terrificanti, con una re­citazione smisurata e teatrale, si agiti bene il composto ed avremo ottenuto l’argomento di Metropolis.
Eppure… che travolgente sinfonia del movimento! Come cantano le macchine in mezzo a incredibili trasparenze, ar­cotrionfate dalle scariche elettriche! Tutte le cristallerie del mondo romanticamente dissolte in riflessi riuscirono ad an­nidarsi nel canone moderno dello schermo. Ogni acerrimo guizzo degli acciai, la ritmica successione di ruote, di pi­stoni, di forme meccaniche increate, sono un’ode mirabi­le, una poesia nuovissima per i nostri occhi. La Fisica e la Chimica si trasformano miracolosamente in Ritmica. Non un momento di stasi. Perfino le insegne, che salgono e scen­dono girovaghe, poi dissolte in luci o svanite in ombre, si uniscono al movimento generale: anch’esse si fanno im­magine.
A nostro giudizio, il difetto del film sta nel fatto che il re­gista non ha seguito l’idea realizzata da Ejzenstejn nel suo Potemkin: vale a dire che non ci ha presentato quell’attore unico, eppure pieno di novità, di possibilità, che è la folla. L’argomento di Metropolis vi si prestava. Ci siamo sorbi­ti, invece, una serie di personaggi devastati da passioni ar­bitrarie e volgari, carichi di un simbolismo a cui non corrispondevano neppur lontanamente. Con ciò non si vuol dire che in Metropolis non ci siano folle; ma sembra, però, che rispondano a una necessità decorativa, di balletto gi­gantesco; esse vogliono ammaliarci con le loro stupende ed equilibrate evoluzioni piuttosto che farci capire la loro ani­ma, la loro precisa ubbidienza a stimoli più umani, più oggettivi. Malgrado ciò ci sono dei momenti – Babele, rivoluzione operaia, inseguimento finale dell’androide – in cui si realizzano perfettamente le due opposte istanze. Otto Hunte ci annichilisce con la sua colossale visione del­la città del 2.000. Sarà magari sbagliata, e perfino arretra­ta rispetto alle ultime teorie sulla città del futuro, ma, da un punto di vista fotogenico, è innegabile la sua forza emo­tiva, la sua inedita e sorprendente bellezza, che si avvale di una tecnica così perfetta da potersi sottoporre ad un esa­me prolungato senza che neppure per un istante se ne rie­sca a scoprire il modello plastico.

(Luis Buñuel, in “La Gaceta Literaria”, n. 9 del 1 maggio 1927. Trad. italiana in “Scritti letterari e cinematografici”, Marsilio, Venezia 1984. Citato in “Fritz Lang”, di Autori Vari, Edizioni Carte Segrete, 1990)

Metropolis di Fritz Lang

Metropolis: Le fonti

Le fonti letterarie

Sia nel libro di Thea von Harbou, all’epoca moglie di Fritz Lang autrice del romanzo Metropolis e della sceneggiatura del film, sia nell’intera trama del film, si posso­no rilevare diversi tipi d’impronta, che collegano l’intrigo alla fantascienza ma anche, in maniera contraddittoria, a diversi racconti di tipo mitico o arcaizzante.
Sul piano delle nuove tecnologie e delle reazioni che esse suscitano, tra fascinazione e paura, particolarmente significativo è il modo in cui l’inventore Rotwang crea un robot androide al quale infonde la vita attribuendogli i tratti verginali di Maria.
Oltre ai “robot” del drammaturgo ceco Karel ?apek (che aveva da poco coniato il termine, nel 1921), come ascendente possibile dell’androide è stata spesso citata l’Eva futura (1886), in cui lo scrittore Villiers de L’Isle Adam immagina la creazione di un essere di questo tipo (che egli definisce un’Andréide) da parte dell’inven­tore americano Edison; da qui si può risalire alla creazione del mostro di Frankenstein (nel romanzo di Mary Shelley, 1818), così come ai racconti ispirati al magico o al miracoloso più che alla scienza, come quello della creazione del Golem, o alla metamorfosi di Galatea da statua di marmo a donna in carne e ossa.
Altra fonte spesso evocata, i romanzi d’anticipazione dell’inglese H.G. Wells, La macchina del tempo (1895) e Il risveglio del dormiente (1897), che tratteggiavano come Metropolis una società duale, rigidamente divisa in una classe dirigente inattiva e decadente, e un proletariato ridotto alla stregua di un animale e di una macchina.
Menzioniamo un’ultima fonte letteraria debitamente identificata dal critico tedesco Roland Schacht all’uscita del film, ma un po’ sbiadita dai tagli della versione americana: Notre-Dame de Paris di Victor Hugo. La cattedrale di Metropolis (la cui collocazione rimane tuttavia imprecisata), l’opposizione tra la sua architettura gotica e il modernismo della città, il personaggio di Rotwang e i suoi ambigui rapporti con le due Maria, la massa triangolare degli operai che avanzano verso la cattedrale: sono tutti elementi che richiamano l’opera di Hugo, la sua cattedrale medioevale, la massima dell’arcidiacono Frollo, il desiderio di Frollo per Esmeralda, i mendicanti di Clopin che, disposti ‘a triangolo romano’, danno l’assalto a Notre-Dame… Talune di queste immagini possono essere state suggerite a Thea von Harbou e Lang dall’allora recente adattamento del romanzo di Hugo firmato da Wallace Worsley per la Universal.
I riferimenti letterari più espliciti di Metropolis non hanno nulla a che vedere con la fantascienza, essendo piuttosto improntati alla Bibbia: il racconto, liberamente ispirato alla Genesi, della costruzione della torre di Babele e della confusione linguistica che ne deriva; quello della fine dei tempi, illustrato dalle citazioni dall’Apocalisse di San Giovanni; la falsa Maria che appare come l’incarnazione della meretrice di Babilonia seduta su una bestia dalle sette teste e dalle dieci corna.

Le fonti cinematografiche

Manifeste o discrete, le fonti propriamente cinematografiche non manca­no. La sorprendente visione della sala delle macchine che si trasforma agli oc­chi del giovane Freder in un Moloch bramoso di sacrifici umani, rimanda al mostruo­so idolo cartaginese del film storico di Giovanni Pastrone Cabiria (1914).
Ispirato dalle messe in scena teatrali di Max Reinhardt, l’uso delle ‘masse’, delle moltitudini di figuranti, è un tratto distintivo del cinema tedesco, come è possibile vedere per esempio negli sfarzosi film di Lubitsch come Madame DuBarry e La moglie del faraone, così come la straordinaria mobilità della macchina da presa che Karl Freund aveva già messo al servizio di L’ultima risata e Varieté.
L’architettura e le scenografie di Metropolis richiamano diverse tendenze dominanti nell’ambito del cinema espressionista: nella città alta la celebra­zione futurista della modernità meccanizzata, con l’architettura in vetro, i grattacieli, l’intreccio di autostrade, le automobili e gli aerei; nella città sot­terranea, l’arcaismo organico della cattedrale, delle catacombe, della casa di Rotwang, simile a quella del creatore del Golem nel film di Paul Wegener (1920).

Le fonti architettoniche: una metropoli americana

Accanto all’impalcatura biblica e alle reminiscenze letterarie, una fonte visiva diretta risale, secondo la testimonianza dello stesso Lang, a un’espe­rienza personale, la scoperta della skyline di New York osservato dal ponte del piroscafo Deutschland nell’ottobre del 1924, e poi quella dei grattacieli di New York e di Chicago che lui definisce “le più belle città del mondo”. L’Empire State Building e il Chrysler Building devono ancora essere costrui­ti, ma a New York c’è già il Woolworth Building, in quel momento l’edificio più alto del mondo (241 metri), soprannominato ‘la cattedrale del com­mercio’, e a Chicago c’è il Wringley Building, nuovo fiammante con il suo rivestimento di ceramica che risplende la notte alla luce dei fari.
Peraltro Metropolis riflette l’interesse dell’epoca per diversi tentativi avanguardisti di creare un’architettura di vetro, dalla trasparenza al con­tempo funzionale e simbolica: è così che nel 1914 Bruno Taut costruisce a Colonia un padiglione di vetro che, caricato di connotazioni democratiche e spirituali, doveva rappresentare la sintesi tra la modernità e la cattedrale medioevale.
In Metropolis l’architettura di vetro compare nella sua forma utopistica nella cupola che sovrasta i Giardini eterni dove si trastullano i giovani oziosi e, con tutt’altro simbolismo – quello dell’hýbris babelico e babilonese – nella grande vetrata dalla quale Joh Fredersen abbraccia con lo sguardo e domina il panorama di Metropolis e la nuova torre di Babele che ne rappresenta il cuore nevralgico (altra localizzazione ambigua, quella dell’ufficio di Fredersen, che sembra trovarsi all’interno della nuova Torre di Babele, ma dal quale è possibile vedere la torre stessa).
Queste visioni architettoniche si intrecciano a riferimenti grafici e pit­torici, particolarmente evidenti nei bozzetti degli scenografi e nelle locan­dine del film (più che nel film stesso), come le numerose rappresentazioni pittoriche della torre di Babele, in particolare quella di Bruegel il Vecchio che si trova oggi a Rotterdam, o la serie di fotomontaggi di Paul Citroen, giovane tedesco formatosi alla Bauhaus, che partecipa al movimento Dada prima di trasferirsi in Olanda. Realizzata tra il 1920 e il 1924, questo ci­clo intitolato Metropolis mostra agglomerati di grattacieli che hanno chia­ramente ispirato il grandioso profilo della Metropolis langiana, realizzata grazie alla tecnica dell’animazione a passo uno.

(Jean-Loup Bourget, dal booklet del cofanetto Dvd)

Metropolis: gallery fotografica

Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis di Fritz Lang
Metropolis - poster

Via | Il Cinema RitrovatoKinopoisk.ru – Wikipedia