The Gunman: Recensione in Anteprima
Sean Penn, Idris Elba, Javier Bardem, Ray Winstone e la nostra Jasmine Trinca nell’action più deludente di stagione. The Gunman
Ci sono film che nascono con potenzialità straordinarie tra le mani per poi tramutarsi inspiegabilmente in prodotti indifendibili e follemente sbagliati. The Gunman di Pierre Morel, 40 milioni di dollari di budget e un due volte premio Oscar come Sean Penn nei panni di co-sceneggiatore, produttore e interprete, ne è la clamorosa prova. Tratto dal romanzo di Jean-Patrick Manchette Posizione di Tiro, uscito nel 1998 e da molti definito il suo ‘capolavoro’, The Gunman aveva a disposizione un regista francese abbonato all’action (suoi District B13, Taken e From Paris with Love), un altro divo premio Oscar come Javier Bardem, due ottimi ‘spalle’ come Idris Elba e Ray Winstone e la nostra Jasmine Trinca, 15 anni fa lanciata da Nanni Moretti con La Stanza del Figlio ed ora ritrovatasi in mezzo a due tra i divi più amati di Hollywood. Da una parte il signor Theron, dall’altra il signor Cruz.
Come detto, potenzialità enormi qui letteralmente gettate al vento da Morel e dalle sei mani che hanno lavorato allo script, ovvero Pete Travis, regista di Prospettive di un delitto e dell’ottimo reboot di Dredd, Don MacPherson e un Penn mai involontariamente comico nell’indossare gli abiti di un ‘Cecchino/Terminator’ dal muscolo perennemente in bella mostra. Ed è proprio su di lui, sul 54enne Sean fisicamente trasformato in un ‘expendable’ alla Stallone, che cadono buona parte delle responsabilità.
Colui che fu Harvey Milk è in questo caso Jim Terrier, uomo dal passato discutibile in quanto killer professionista che ha operato in diverse zone pericolose di guerra negli abiti di Agente Speciale Internazionale. Profondamente innamorato di Annie, volontaria in Congo per far del bene, Jim è costretto ad abbandonarla al suo destino dopo aver ucciso un Ministro del Paese, corrotto e da tempo sull’orlo della Guerra Civile. Passati 8 anni senza vederla, e con quel passato che ostinatamente lo ossessiona, Terrier ha provato a rifarsi una vita tornando in Congo, ma questa volta per scavare pozzi per conto di una ONG. Ma qui sfugge all’attentato di tre sicari. Jim deve quindi tornare in azione, per scoprire di chi sia la mano che lo vuole morto e per scrivere una volta per tutte la parola fine a quell’indicibile passato che ancora lo tormenta. E che ha ancora una volta i dolci lineamenti di Annie, ritrovata tra le braccia del suo amico/nemico di un tempo.
Irritante. Un film come The Gunman, mostruosamente forzato nella propria evoluzione e gratuitamente schierato nel puntare il dito contro quelle multinazionali che realmente sfruttano i paesi africani per i propri tornaconto personali, non si può che definire irritante. Anche perché tanto la regia di Morel, caotica e scorbutica con il montaggio nelle scene d’azione, quanto le interpretazioni dei suoi protagonisti, Penn e Bardem mai così ridicoli, hanno finito per zavorrare un titolo incapace di sfiorare anche solo lontanamente uno straccio di credibilità. Esagerando nella caratterizzazione dei propri personaggi (stereotipi a profusione) Morel ha di fatto parodiato alcuni titoli da lui stesso girati, vedi Taken. Penn, qui monoespressivo, con perenne sguardo da truce cane arrabbiato e scatti d’ira al limite del demenziale, oscilla tra la presa in giro di Liam Neeson e le demenziali Magnum di Ben Stiller in Zoolander. Formato action.
Più volte semi-nudo e inutilmente teso per mostrare al pubblico il braccio monster gonfiato a suon di steroidi, Sean si trascina dietro un volto dall’introspezione nulla. Jim ha ucciso, Jim era innamorato, Jim è pentito, Jim è fisicamente malato, Jim ha bisogno di redimersi e perché no anche vendicarsi. Per riuscirci dovrà sconfiggere i suoi vecchi ‘compagni di battaglia’, tra i quali un surreale Bardem, autentica macchietta dei tanti villain prececendemente interpretati nel corso degli anni. Ubriaco e sfatto, Javier barcolla sui caratteri di una sceneggiatura che ha dato davvero il peggio di se’ con il suo personaggio, ampliando poi la propria pochezza al contorno. Perché tra buchi clamorosi, verità taciute e dimenticate (che fine fa il figlio adottivo della coppia Trinca/Javier?), location in giro per il mondo (Barcellona, Gibilterra, Londra, Congo, 40 milioni di dollari buttati) e una corrida finale che grida vendetta nella sua banalità narrativa, The Gunman sembrerebbe non voler risparmiare nessuno, se non un accettabile Ray Winstone. Rimandata anche Jasmine Trinca, qui al suo debutto in lingua inglese e nel giro di pochi mesi passata dallo Scamarcio di Nessuno si salva da solo al Penn di questo inimmaginabile incidente di percorso. A sgambettare la 34enne attrice romana, neanche a dirlo, un ruolo privo di mordente e perennemente in balia degli eventi. Più che una donna con le palle una marionetta, sempre pronta a seguire il salvatore di turno.
Raschiato il fondo del barile con il doppio insostenibile finale, che vede l’assurdo giudiziario diventare realtà dopo un evitabile ‘pilotto’ politico sul ruolo delle multinazionali nel turbolento scenario africano, The Gunman potrebbe presto tramutarsi nel più sonoro flop commerciale (10 milioni di dollari appena incassati negli Usa) e di critica nella lunga carriera del pluri-premiato Penn, qui gonfiato come un dirigibile e lontanissimo parente dell’immenso attore che fu. E che vorremmo tornare ad ammirare.
Voto di Federico: 3
The Gunman (action, 2015) di Pierre Morel; con Sean Penn, Idris Elba, Javier Bardem, Ray Winstone, Mark Rylance, Jasmine Trinca, Melina Matthews, Blanca Star Olivera, Deborah Rosan, Daniel Westwood, Jorge Leon Martinez, Peter Franzén, Prasanna Puwanarajah, Elia Diaz, Ángela Fuente, David Olawale Ayinde, Jd Roth-round, Sarah Moyle – uscita giovedì 7 maggio 2015.