The Words – Recensione in anteprima
Il dramma noir con Bradley Cooper e Jeremy Irons non è destinato a lasciare il segno, ma merita ugualmente di essere visto
Esordio registico della coppia di sceneggiatori Brian Klugman e Lee Sternthal, The Words è costruito su tre differenti livelli di narrazione, come in un gioco di scatole cinesi. Scelta intrigante e parzialmente riuscita che ci regala un prodotto ambizioso, forse non proprio memorabile o particolarmente originale, ma esteticamente impeccabile, assolutamente gradevole e ben confezionato.
Peccato che la trama non offra qualche colpo di scena in più, che non riesca a coinvolgere maggiormente lo spettatore calcando maggiormente la mano sulla questione etica al centro del plot, esplicitando – anziché limitarsi a suggerire. Dopo la prima metà del film già si intuisce la direzione che prenderà la storia e, a grandi linee, anche dove andrà a parare.
Quasi ogni singola parola scritta da Ernest Hemingway negli anni immediatamente precedenti al 1922, andò perduta quando la sua prima moglie, Elizabeth Hadley Richardson, ripose le pagine in una valigia e la smarrì alla Gare de Lyon di Parigi. Da questo evento reale prende spunto la sceneggiatura di The Words, pur restando nel territorio della pura fiction e senza scomodare il celeberrimo autore statunitense.
Abbiamo un acclamato romanziere, Clay Hammond, impegnato nella lettura del suo ultimo libro in un auditorium gremito da un pubblico estasiato. Il suo romanzo racconta di Rory Jansen, un giovane scrittore che fatica ad affermarsi e di come l’uomo sia casualmente entrato in possesso di un breve ma incandescente manoscritto ambientato nella Parigi del dopoguerra. Quasi inconsciamente, Rory trascrive il manoscritto e pubblica il libro a proprio nome. Il successo è immediato e travolgente. Gli amici lo consigliano con fervore, i critici si sperticano in lodi, Rory diventa subito una star letteraria.
Carismatico, talentuoso, intelligente, questo giovane autore sembra avere tutto: una vita bellissima, una moglie devota, il mondo ai suoi piedi – e tutto ciò grazie alle sue parole. Ma di chi sono queste parole? E di chi parla la storia, in realtà? All’apice del successo, Rory viene rintracciato da un misterioso Vecchio che gli rivela di essere il vero autore del romanzo. Il Vecchio rievoca i bellissimi ma tragici ricordi della sua giovinezza nella Parigi del secondo dopoguerra, ricordi che hanno portato alla creazione del libro. Rory, costretto ad affrontare le conseguenze del plagio compiuto, viene assalito da dubbi etici e morali e sensi di colpa. Cosa farà? La stessa domanda viene posta da una bella ed intelligente laureanda a Clay Hammond, al termine della lettura…
Il personaggio di Bradley Cooper è ben scritto e molto ben caratterizzato. E’ assolutamente credibile e compie scelte realistiche (anche se non sempre giuste o condivisibili). L’attore offre una buona performance sullo schermo, così come tutti i principali membri del cast (credo sia superfluo sottolineare come nessuno riesca ad eguagliare l’interpretazione di Jeremy Irons, in grado di brillare anche quando costretto – come in questo caso – in un ruolo marginale).
Buona la messa in scena, soprattutto la ricostruzione storica della Parigi post-bellica; interessante la scelta cromatica fatta per distinguere i tre livelli della narrazione. I colori caldi e saturi della parte riguardante la storia di Rory, quelli seppiati scelti per i flash-back e quelli scuri e freddi che caratterizzano la realtà moderna ed asettica di Clay Hammond.
Nei cinema da venerdì 21 settembre
Voto di Simona: 6/7
The Words (id. – drammatico/thriller, USA 2012) Regia di Brian Klugman e Lee Sternthal, con Bradley Cooper, Zoe Saldana, Olivia Wilde, Dennis Quaid, Jeremy Irons, J.K. Simmons, Ben Barnes, John Hannah, Michael McKean, Zeljko Ivanek, Ron Rifkin, Nora Arnezeder, Liz Stauber. Qui il trailer italiano.