Unfriended: Recensione in Anteprima
Negli anni ’80 ci fu la tv di Poltergeist, nei ’90 i telefoni di Scream e nel 2000 il vhs di The Ring. Ora, nel 2015, è tempo di web. E’ tempo di Unfriended
46 anni all’anagrafe, Jason Blum è colui che negli ultimi 8 anni che ha portato l’horror hollywoodiano verso lidi poco costosi ma assai remunerativi. Solo in America i film da lui prodotti hanno incassato qualcosa come 1 miliardo di dollari, con budget il più delle volte al di sotto dei 5 milioni. Tutto è nato nel 2007, con il ‘caso’ Paranormal Activity, stritolato poi con 3 sequel e uno spin-off, senza però dimenticare i boom di Sinister, Insidious, The Purge ed Ouija. Nominato agli Oscar grazie a Whiplash, Blum ha portato nelle sale d’America un film che ‘trasuda’ la sua idea di cinema, fondata su un buon soggetto e soprattutto sul massimo risparmio produttivo. Unfriended.
Presentato al Fantasia Festival del 2014 e successivamente al SXSW, il titolo sceneggiato da Nelson Greaves e Timur Bekmambetov, ma diretto da Levan Gabriadze, è un sottogenere del found footage, ritornato in auge nel genere horror grazie proprio a Paranormal Activity. Un mockumentary anomalo, perché unicamente ambientato sullo schermo di un MacBook Air appartenente a Blaire, la protagonista del film interpretata da Shelley Hennig. Durante il corso degli 88 minuti del film lo spettatore non vedrà altro se non lo schermo del computer della ragazza, intenta a video-chattare su Skype con alcuni amici. Tra i quali l’amato fidanzato. Tra i partecipanti al ‘gruppo’, però, c’è un misterioso personaggio, privo di foto e non invitato. Nessuno dei ragazzi riesce ad eliminarlo, mentre il soggetto, pian pianino, inizia a farsi conoscere. E a fare domande sulla morte di una ragazza, Laura Barns, suicidatasi esattamente un anno prima. E’ la sera dell’anniversario della morte e tutti quei ragazzi presenti in chat la conoscevano bene. Ognuno di loro ha qualcosa da nascondere, ma ora dovranno vuotare il sacco ed iniziare a giocare con l’utente del mistero. Chi si scollega muore. Chi perde muore. Perché la vendetta, solitamente servita fredda, scorre on line.
Reinventare un genere in quest’ultimo decennio stuprato e talmente cavalcato dall’averlo ridotto in cenere. Provare a sfruttare le innovazioni tecnologiche che coinvolgono le vite di tutti noi per renderle spaventose. Ma soprattutto prendere di petto la piaga del cyber-bullismo, purtroppo sempre più presente e pericolosa in ambito adolescenziale. Perché Unfriended da questo parte. Da uno scherzo on line, da un video diventato virale alla velocità della luce e delle conseguenze che questo ha provocato nei confronti della sfortunata protagonista. Suicidatasi. Lentamente, schermata dopo schermata, scopriamo sul computer di Blaire quel che è successo alla povera Laura. Ma anche il rapporto d’amore che la lega al fidanzato e le tristi bugie nascoste ai propri presunti amici. Perché nessuno è innocente e tutti sono colpevoli, quando le esperienze connesse si trasformano nelle nostre paure più mortali.
Di fatto ‘montato’ in presa diretta, perché noi assistiamo letteralmente alla videochattata di 88 minuti dei 6 ragazzi protagonisti, mentre uno per uno, come 12 piccoli indiani, inizieranno a cadere giù, il film diretto da Levan Gabriadze ha il pregio dell’originalità. Perché nulla di simile si era effettivamente mai visto fino ad oggi in sala. Il genere spiritico, dallo stesso Blum sfruttato a dovere nel corso di questi ultimi 8 anni, si evolve a tal punto da diventare ‘hacker’, sottolineando gli enormi contro che la tecnologia, e il particolar modo l’uragano social che quotidianamente si abbatte sulle nostre vite, può vomitarci addosso. Perennemente connessi, legati l’uno all’altro, facilmente ricattabili tramite video, foto, commenti e/o messaggi compromettenti, tutti noi potremmo andare incontro ad un incubo sotto forma di web. Se negli anni ’80 Poltergeist aveva fatto uscire l’orrore dalla televisione, nei ’90 Wes Craven sfruttò un cordless per dar vita al proprio terrore e nei primi anni ‘2000 fu un vhs a spargere morti, con Unfriended è proprio Internet a diventare ‘pericoloso’, tra troll, glinch, falsi profili e quel diritto all’oblio informatico che solo se richiesto può diventare realtà. E solo in alcuni casi.
Costato un milione di dollari (spesa persino esagerata rispetto alla sua messa in scena), Unfriended si è ovviamente tramutato nel solito moltiplicatore alla Blum, tanto dall’incassarne 43 in tutto il mondo. Mai noioso e solo a tratti stancante, anche perché come detto incredibilmente sempre e soltanto fisso sullo schermo di Blaire che si divide tra iMessage, Skype, Facebook, Youtube, Chrome, Chatroulette e Spotify, il film di Gabriadze ha il pregio di non mollare mai lo spettatore, ovviamente invaghito da questo gioco al gatto e al topo che vede 6 ragazzi doversi scontrare con un’anonima iconcina social. Che pretende vendetta senza mai permettere loro di fuggire. Se la tensione sale con il passare dei minuti, seminando anche non poche risate figlie del ‘linciaggio’ tra amici che inevitabilmente esploderà, l’ingarbugliato gomitolo di sangue si dipana rapidamente e con scarsa originalità nel finale, affidandosi banalmente a quell’enorme via d’uscita che tanto piace a sceneggiatori e produttori, perché replicabile all’infinito (vedi Paranormal Activity) e facilmente sfruttabile nel provare a ‘motivare’ quanto seminato. Giocando con l’indovinato titolo, che rimarca l’inconsistenza di quegli amici social che tutti noi abbiamo a centinaia sulle nostre pagine, Unfriended ha spammato due incontrovertibili verità sul genere, ovvero che è ancora possibile dar vita a qualcosa di originale persino all’interno del genere horror e soprattutto, ahinoi, che quel qualcosa verrà immancabilmente stritolato e replicato fino all’eccesso. Ergo, prepariamoci pure all’arrivo dell’inutile e ripetitivo Unfriended 2.
[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Antonio” value=”6″ layout=”left”]
Unfriended (Horror, 2015, Usa) di Levan Gabriadze; con Shelley Hennig, Renee Olstead, Will Peltz, Courtney Halverson, Jacob Wysocki, Matthew Bohrer, Heather Sossaman, Mickey River, Moses Jacob Storm, Cal Barnes, Christa Hartsock, Darell M. Davie – uscita giovedì 18 giugno 2015.